Home Troy Bayliss: “La mia stagione più bella? Il 2006, col titolo WSBK e la vittoria di Valencia”

Troy Bayliss: “La mia stagione più bella? Il 2006, col titolo WSBK e la vittoria di Valencia”

Il leggendario pilota australiano ripercorre la sua splendida carriera: “Sono stato fortunato a correre per la Ducati”

E’ stato uno dei piloti rappresentativi del Mondiale Superbike, nonché uno dei rider più vincenti di tutta la storia delle derivate di serie. Troy Bayliss non è un simbolo solo per Ducati, la Casa con cui ha corso per (quasi) tutta la sua carriera iridata: è un’icona per tutti gli appassionati, un concentrato di “manico” e passione che ha lasciato un segno profondissimo nel Mondo del Motorsport a due ruote.

Tre titoli iridati, 52 gare vinte e 94 podi in WSBK sono un bottino eccezionale, ma fermarsi ai freddi numeri non renderebbe giustizia ad un pilota che incarna l’essenza stessa del Motociclismo da corsa: battagliero e spettacolare tra i cordoli, Troy ha saputo farsi amare anche per il suo carattere, per una sportività fuori dal comune che lo ha portato a guadagnarsi anche la stima dei tifosi avversari.

Intervistato da WorldSBK.com il funambolico Baylisstic ha ripercorso la sua straordinaria carriera, iniziata relativamente tardi nel Campionato australiano: “Penso che la mia passione per le corse sia nata quando ero davvero piccolo dato che ho iniziato a guidare a soli cinque anni e ho sempre avuto la moto nel cuore” ha raccontato “Ricordo di aver assistito alla mia prima gara in tv all’età di 11 o 12 anni e ho bene in mente Graeme Crosby e le sue impennate sulla linea del traguardo. È stata la prima persona che ho visto in televisione, era un tipo figo”.

E’ nel 2000, dopo qualche wild card iridata negli anni precedenti, che arriva l’occasione della vita: Ducati lo chiama nel Mondiale Superbike in sostituzione di Carl Fogarty, infortunatosi ad inizio stagione durante il round di Phillip Island. Rimpiazzare The King non è una missione facile e infatti a Sugo (Giappone) Bayliss colleziona due ritiri. Dopo aver “testato” anche Luca Cadalora Ducati dà a Troy una seconda possibilità, rimettendolo sulla 996 ufficiale per il round di Monza. E’ lì, con il super-sorpasso alla fine del rettilineo principale, che in Gara-2 l’australiano riesce a fare breccia nel cuore di tutti i ducatisti: è l’inizio di una leggenda.

“Il mio obiettivo era provare ad arrivare nel World Superbike: quando è successo non mi aspettavo di fare un passo del genere così presto” ha spiegato Troy “La prima volta che sono entrato a far parte della squadra ho avvertito molta pressione. Con il tempo ho iniziato a trovarmi a mio agio con i ragazzi, sono arrivate le prime soddisfazioni e le cose hanno iniziato ad andare per il verso giusto”.

Più che giusto, visto che già nel 2001 arriva il primo titolo con la Casa di Borgo Panigale, il marchio che a Bayliss regalerà altri due mondiali e una sfilza lunghissima di successi: “La maggior parte della mia carriera l’ho trascorsa in Ducati: un sacco di italiani e anche gli europei amano questa scuderia. Quando ho conquistato ottimi risultati con Ducati sono diventato abbastanza famoso. Penso di essere stato molto fortunato a poter correre con questa Casa, si tratta di un ottimo marchio: è stato davvero un bel connubio. Penso di essere un ambasciatore fedele. Quando (…) vado in Italia in molti si ricordano di me e tutti mi fanno sentire il loro calore”.

Nel 2003 Bayliss debutta in MotoGP portando all’esordio – assieme a Loris Capirossi – la neonata Desmosedici: la prima stagione è incoraggiante e Troy mette a segno numerosi buoni piazzamenti, ma il 2004 si rivela molto deludente anche a causa di una moto a dir poco complicata. A fine stagione il Canguro di Taree passa al team di Sito Pons, ma la stagione con la Honda prende una piega disastrosa. Ecco che Ducati gli propone di tornare in Superbike con il team ufficiale: Bayliss accetta e nel 2006 porta la 999R alla vittoria, guadagnandosi anche una wild card al Gran Premio di Valencia in sostituzione dell’infortunato Sete Gibernau.

Quella che doveva essere una “gara premio”, però, si trasforma in un assolo trionfale: nel giorno in cui Nicky Hayden vince il suo unico titolo iridato in Top Class Bayliss firma, da outsider, una vittoria semplicemente schiacciante, mettendosi dietro tutti i fuoriclasse della MotoGP: “Penso di poter dire che i miei ricordi migliori sono legati al 2006 che per me è stata una stagione davvero positiva: abbiamo vinto il Campionato del Mondo Superbike e a Valencia abbiamo portato a casa anche la gara della MotoGP” ha commentato l’australiano, rivivendo quei momenti. “È stata abbastanza particolare, come una sorta di mini GP, ed è arrivata al termine di un’annata pazza ma bellissima! Non ho mai pensato di vincere in MotoGP ma è successo. È stato speciale, una vera ciliegina sulla torta!”.

Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti: il terzo Mondiale con Ducati in Superbike nel 2008, il ritiro dalle corse dopo la fantastica doppietta di Portimao e la wild card nella “sua” Phillip Island (e a Buriram) nel 2015. A 50 anni Bayliss ha addirittura preso parte al Campionato Australiano Superbike siglando anche qualche vittoria, ma ora si dedica al suo team Ducati Desmosport e a suo figlio Oli, che proprio quest’anno ha debuttato in WSSP 600 nel corso del primo round stagionale.

E ovviamente tiene d’occhio il WSBK, un Campionato di cui è diventato un simbolo vivente: “Ora il Campionato è molto entusiasmante; la sicurezza è tanta e le moto hanno delle prestazioni sempre migliori. Ci troviamo in una situazione dove è molto difficile acquisire vantaggio per andare sempre più veloce anche se lo sviluppo è continuo”. Che dire: una vera e propria leggenda!

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