MotoGP: che farà Valentino Rossi “da grande”?
Alla vigilia del primo test di Sepang a tenere banco, almeno sul piano mediatico, è sempre Valentino Rossi
Prosegue il programma delle presentazioni dei principali Team della MotoGP e si è oramai alla vigilia del primo atteso test ufficiale di Sepang dal 7 al 9 febbraio preceduto dalle prove dei collaudatori e dei “debuttanti” scesi in pista dal 2 al 4 febbraio con due ciliegine sulla torta: il ritorno di Lorenzo in Yamaha come tester e il debutto di Alex Marquez sulla Honda ufficiale. Non torniamo qui sulle presentazioni dei Team e sui Test, già ampiamente trattati da Motoblog. C’è ancora un mese tondo tondo per l’apertura stagionale dell’8 marzo in Qatar, quindi c’è tutto il tempo per gli approfondimenti tecnici e agonistici di una stagione che s’annuncia di grande interesse. Resta il fatto che a tenere banco, almeno sul piano mediatico, è sempre Valentino Rossi. Dopo l’annuncio-bomba di Yamaha di confermare dal 2021 Vinales e di sostituire Rossi con Quartararo pur promettendo all’asso di Tavullia una M1 Casa gestita però non si sa come e non si sa da chi, tocca adesso a Valentino decidere che fare “da grande”. Niente è da escludersi. “Se non gli secca fare secondo, Valentino può continuare a correre in MotoGP” ha chiosato Giacomo Agostini, uno che se ne intende. Come dire, se gli va di passare dal ruolo di grande protagonista a quello di comprimario seppur di lusso (perché poi sono tanti ad ambire a “fare secondo”…), può restare nella classe regina. Mino ha poi ricordato che quando toccò a lui di scendere il gradino, appese non senza difficoltà ma deciso, il casco al chiodo. Insomma, qui – è così in tutte le discipline del grande sport – non si vive di ricordi. Nessuno lascia spazio a nessuno, anche se di diamantino blasone.
Ora, al di là delle frasi di circostanza della stessa Yamaha e dello stesso Rossi (lasciamo stare per carità di patria le difese mediatiche d’ufficio e quelle del suo clan e dintorni…) sul rispetto reciproco, sull’”abbiamo concordato tutto di comune accordo” e così via, la botta c’è stata e le conseguenze restano. Come un cazzotto nella bocca dello stomaco. A Valentino l’essere stato scaricato dalla Yamaha rimane sul gozzo. Perché il Dottore sa bene che quello della Casa dei tre diapason non è stato uno “sgarbo” ma una scelta per poter essere competitivi e tentare di contrastare validamente il binomio Marquez-Honda, passando dalla difesa all’attacco. Evidentemente, con Rossi, questa possibilità di essere competitivi e di poter battere il “cannibale” non c’era più. Tradotto, Yamaha non credeva più nella competitività di Rossi. Da qui, al di là della bella forma, il “benservito” al pesarese 9 volte campione del mondo, una scelta che pesa e spiazza per primo il diretto interessato. Che farà adesso Valentino, fin qui comunque emblema della MotoGP e campione-star della stessa Yamaha? Chi lo sa! In un attimo di scoramento Rossi pare non avere escluso neppure di chiuderla qui e adesso. Cioè un addio alle armi addirittura prima dell’inizio della stagione 2020 o a fine maggio in occasione del Mugello o ai primi di settembre in occasione del round di Misano. Sarebbe l’evento dell’anno da oscurare soprattutto la MotoGP stessa con il popolo giallo a gridare il gran ritorno del proprio beniamino su una moto ufficiale di una Casa ufficiale. Ma, in tal caso, c’è anche una questione contrattuale. Chi decide di abbandonare a campionato in corso, sic et simpliciter, paga pegno e Dorna, uno come Rossi non pensa certo di lasciarselo scappare così. Quindi se rompi, paghi anche i cocci. In questo caso una mora milionaria. Quindi, per adesso, avanti. Come? Nel Team satellite Petronas? Cambiare moto entrando nei 42 anni? O, a fine stagione 2020, chiudere davvero baracca e burattini impegnandosi su altri fronti? Contano, come sempre, i risultati, i primi che saranno sanciti dal cronometro di Sepang il 9 febbraio, poi dalle qualifiche e dalla classifica di Losail l’8 marzo, fino a quelli del 31 maggio del Mugello. Sarà dura, per Rossi. Mai dire mai. Anche se questi non sono più i tempi dei miracoli.