Home Rossi, il Rally di Monza senza il Doc non “tira”. Segnale per la MotoGP?

Rossi, il Rally di Monza senza il Doc non “tira”. Segnale per la MotoGP?

Il “Monza Rally” senza Valentino va ma non tira. Presagio per la MotoGP post 2020?

E’ successo quel che doveva succedere e che si sapeva. Il “Monza Rally show”, scritto rigorosamente così nel manifesto ufficiale, si fa anche senza Valentino Rossi, star delle ultime fortunate edizioni ma non gode dello stesso successo di pubblico e mediatico. Anzi, senza infingimenti e giri di parole, c’è chi parla di flop mettendo addirittura in dubbio il proseguo dell’evento. Speriamo di no. Anzi, avanti più decisi di prima: va dato merito agli organizzatori di Monza di aver voluto proseguire la sfida, se pur su un terreno diverso. Resta il fatto che lo sport show-business ha le sue regole che ruotano sul campione-star che calamita pubblico sugli spalti e davanti alla tv, moltiplicatore di audience e di contatti sulle piattaforme internet e dintorni. Mancando l’elemento che attizza il fuoco ed è volano dell’evento, cioè il campione-carismatico-show, la manifestazione perde appeal e si sgonfia. Non è vietato farla lo stesso. E’ che, così, raccoglie “meno” e raccogliendo meno rischia di consumarsi, diventando un appuntamento di nicchia, per “puristi” che, beati che le cose vadano così, godono non sapendo che quella è la strada per chiudere bottega. A quante manifestazioni, nel Motorsport e fuori, è già successo? Chi si illudeva che, così, la manifestazione vivesse di luce propria e potesse camminare – anzi correre – da sola, deve ricredersi. Gli stessi organizzatori che scrivevano: “Lo spettacolo su strada delle vetture da rally è arricchito di eventi e iniziative nel paddock che portano in autodromo più di 58.000 spettatori. Un pubblico appassionato che continua a crescere grazie alla partecipazione nelle gare non solo di piloti da rally ma anche di biker e driver di altre categorie…” non possono non prendere atto della realtà e riflettere sull’identità e sul posizionamento di un Rally “diverso” da quelli classici. Una manifestazione che comunque ha una sua validità e una sua ragion d’essere, specie in un impianto e in un contesto straordinari. L’interesse dei duelli tipo quelli del 2018 Rossi-Cairoli è un ricordo anche se non vanno dimenticate le polemiche sulle differenti competitività delle auto in pista (pro Rossi…) e sul “circo” di contorno con gli amici e gli amici degli amici che per una logica che niente aveva a che fare con lo sport toglieva credibilità tecnico-agonistica alla manifestazione. Ora siamo al gioco dell’oca. Si torna al punto di partenza, facendo tesoro, si spera, di quel che è successo fin qui, in positivo e in negativo.

Fatto sta che questo è un segnale che va oltre il Rally monzese proiettandosi sulla MotoGP, cioè su un Motomondiale senza Rossi, verosimilmente sin dal 2021. Si dirà: la MotoGP è un’altra cosa, non ha solo Valentino. Vero. Anzi, già nel 2019 e anche nel 2018 e prima, non è stato più l’asso pesarese 9 volte campione del Mondo, il “number one”. Domina Marquez e i “giovani leoni” ruggiscono forte e graffiano forte, facendo risultato senza timori reverenziali. Comunque, Rossi resta Rossi: più della metà di gente acquista biglietti salati e s’accalca in tribuna (non solo in Italia) perché c’è lui, ancora di più sono quelli che stanno eccitati davanti alla tv allo start di ogni GP: mamme, nonne, zie comprese. Che non sanno neppure chi era Agostini, figurarsi Mc Intyre! Ma fanno audience. Cioè tirano sponsor. Cioè soldi. Cioè business. Senza il quale il Circus non regge: addio ombrelline sculettanti, addio Motorhome da F1 e Hospitality da Hollywood, addio Team con 100 persone nel box, addio moto che costano e che volano come un caccia bombardiere, addio torta dorata spartita fino all’ultima briciola, addio giro d’affari milionario in euro a Misano e al Mugello e ovunque che al territorio porta moneta sonante e immagine che poi moneta diventa. Money is money! La controprova? Andate a Misano e al Mugello per il CIV o per altre gare fuori dal Motomondiale e vedete cos’è la desolazione del “vuoto” in tribuna e sugli spalti, il nulla o il “quasi nulla” mediatico!

Che succederà dopo? Chissenefrega? Chissenefrega! Si correva prima senza Rossi, si correrà dopo senza Rossi. Già. Ma sarà un motociclismo “altro”. Al di là dei risultati, delle classifiche in gara e in campionato. Basta saperlo. Tutto qui. Gli organizzatori del Rally monzese hanno annunciato “più di 42 mila presenze in tre giorni” non specificando se a tale numero corrispondono realmente 42 mila biglietti venduti. Comunque, un terzo di presenze in meno rispetto al 2018 e forse più: bastava confrontare le tribune di quest’anno con quelle del 2018 per capire l’aria che tirava. Il calo di partecipazione e di interesse (soprattutto mediatico) è stato evidente. Ciò può portare il … disinteresse dei grandi sponsor innescando una spirale negativa con conseguenze facilmente individuabili. Chi, ancorato nella fragile zattera degli inossidabili nostalgici puristi del Motorsport, si crogiola perché sugli autodromi “finalmente restano solo gli intenditori e i veri appassionati”, oltre che godere per avere più spazio in tribuna non può poi lamentarsi se – come nei bei tempi andati – le corse – specie il motociclismo – restano una questione da addetti ai lavori, poco più: lo “zoccolo duro”. Sì, mezzo secolo fa i circuiti della Mototemporada romagnola straboccavano di gente con bandiere, piadine e Sangiovese, idem sul circuito del Santerno, con la Tosa e la Collina del batticuore della Rivazza, strapiene. Ma era un altro motociclismo, un altro mondo: reale non reality, vero non virtuale. E senza il “Filter Bubble”, il processo di tracciamento delle nostre azioni su internet che vengono recepite e inglobate dal sistema, pro business. Comunque, cambiando il contenitore è cambiato il contenuto. Indietro non si torna. Si può migliorare questo motociclismo, né peggiore e né migliore di quello passato, ma diverso? Tutto qui.

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