MotoGP, Valentino Rossi nella tenaglia delle “Rosse” fra Dovizioso e Iannone?
MotoGP 2015 – Valentino Rossi nella morsa delle Ducati ad Austin mantiene la leadership del Campionato tallonato da Marquez che ha sbancato in america
Chi vince, si diceva una volta, ha sempre ragione. E vale anche il detto: “Ride bene chi ride ultimo”. Ad Austin la MotoGP è tornata sotto la dittatura di Marc Marquez il cannibale, capace di fare il bello e cattivo tempo, giocando a gatto col topo. Il campione del mondo della sempre superba Honda e dalla guida da incorniciare si è limitato a controllare la situazione, spingendo il giusto, quanto bastava per tornare a salire sul gradino più alto del podio, portando a casa il bottino pieno, recuperando il mezzo passo falso della notturna di Losail in apertura stagionale.
Siamo solo al secondo round, ma l’aritmetica della classifica generale parla invece in lingua italiana, con Rossi e Dovizioso primo e secondo. Non un primo e secondo spuntato a caso, in un calcolo da ragioniere di banca, bensì un risultato frutto di una rivalità che viene da lontano covata per anni sotto la cenere per la disparità dei due contendenti (Valentino il pesarese di Tavullia, mattatore dal sorriso accattivante e dalla battuta tagliente, grande imbonitore capace di trasformare l’acqua in vino, star mondiale con nove corone iridate in testa; Andrea il romagnolo di Forlì, l’outsider dallo sguardo mesto, di poche parole, tessitore grigio in pista e fuori, coperto dall’ombra superba e devastante di uno come Rossi, emblema del motociclismo dell’era Dorna), oggi esplosa perché i due italiani hanno trasformato la pista in ring, “dandosele” come Sonny Liston e Cassius Clay nel 15esimo round mondiale di 40 anni fa.
In questa nuova situazione, chi sta peggio – ovvio – è Valentino Rossi: perché essere sverniciato dal quasi-comprimario Dovi in staccata come domenica ad Austin è roba da scendere di moto e … staccare la licenza. Per di più non un pilota qualsiasi (australiano, americano, inglese, spagnolo) ma tutto italiano quasi concittadino e in sella non a una moto qualsiasi, la solita giapponese, bensì alla nuova Rossa di Borgo Panigale, quella Ducati che il “dottore” non riuscì a curare neppure con il proprio staff imposto all’incauto amministratore delegato Del Torchio, Ducati data per spacciata e oggi risorta grazie al Dovi e all’altro Andrea, Iannone, il “sudista” abruzzese, un altro cliente scomodo di cui presto Valentino farà conoscenza.
Già, Rossi sa che in pista la vita si fa ancora più dura – non solo con Marquez la lepre marziana imprendibile, ma nel campionato dei terrestri, nella lotta dei “secondi”, nel campionato fra i tre italiani che vale più di un mondiale. Rossi sa e inizia, fuori pista, da grande stratega qual è, la sua “campagna” a danno dei due Andrea.
Il 9 volte iridato, infatti, manda giù il rospo meditando vendetta, non nomina né l’uno né l’altro, ma parla indistintamente dei corridori della Rossa rinata. Come dire, è la moto italiana – super competitiva – che oggi mi batte, non gli italiani piloti. Do you remember, Max Biaggi?
Lotta di nervi, oltre che battaglia in pista, dunque. Rossi è già nella tenaglia delle Rosse, fra Dovizioso ghiaccio bollente che stacca a babbo morto, e Iannone irriverente valanga, pronto nel ruolo di terzo incomodo e di prendersi presto – di prepotenza – il podio.
I due Andrea corrono adesso puntando al miracolo, una sonora e sonante vittoria Ducati, rinverdendo i fasti dell’australiano Casey Stoner, talentuoso quanto lunatico, e seppellendo i due anni della debacle firmata Valentino & band.
La risposta di Rossi non mancherà. Riuscirà Valentino a prendere due piccioni con una fava? L’affare si ingrossa e la MotoGP si infiamma. Intanto Marc Marquez sorride dei soliti italiani che se la cantano e se la suonano fra loro mentre lui fa il Giulio Cesare: “veni, vidi, vici”.