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MotoGP: l’utilizzo dei motori nella stagione 2014

Pochi problemi di affidabilità per le squadre ufficiali di Honda e Yamaha mentre Ducati ha sfruttato tutti i propulsori a disposizione. Aoyama l’unico a completare tutti e 18 i GP stagionali.


L’inizio della stagione 2014 del Motomondiale era stata caratterizzata da una certa confusione, a livello regolamentare, per quanto riguarda i motori della MotoGP: con la fine della (corta) era delle moto CRT, gli organizzatori del Motomondiale avevano infatti provveduto a lanciare una nuova sub-categoria denominata ‘Open‘ per aumentare il livello di competitività dei team privati, con moto derivate dai prototipi factory e con una particolare serie di vantaggi.

A quel punto, piuttosto a sorpresa, il Ducati Team del nuovo boss Gigi Dall’Igna decideva di aderire a sua volta alla nuova categoria per portare avanti lo sviluppo della moto (vietato per le appartenenti alla categoria ‘factory’) e questo aveva generato una specie di ‘cortocircuito‘ regolamentare, a cui poi venne posto rimedio dando a Ducati alcune ‘concessioni’ simili alle ‘Open’ – fino al raggiungimento di determinati risultati sportivi – purchè rimanesse nel novero delle squadre factory.

I piloti che hanno corso nel 2014 sotto l’opzione ‘full-factory’ (quelli di Honda Repsol, Movistar Yamaha MotoGP, Yamaha Tech3, LCR Honda e Alvaro Bautista per il team Honda Gresini) potevano quindi utilizzare un massimo di 5 propulsori con sviluppo ‘congelato‘ a inizio anno, mentre gli aderenti della classe ‘Open’ e Ducati, incluso il team Pramac, potevano utilizzarne fino a 12. Ma come si è conclusa la stagione in termini di motori utilizzati dalle varie squadre? E’ quello che ci apprestiamo ad analizzare ora.

Per quanto riguarda lo squadrone Honda Repsol, il riconfermato Campione del Mondo Marc Marquez ed il suo compagno Dani Pedrosa non sembrano aver accusato grosse difficoltà a riguardo avendo utilizzato rispettivamente 4 e 5 unità che, a quanto sembra, non avrebbero comunque raggiunto neanche la metá del loro ciclo vitale. Lo stesso discorso vale per le due RC213V ‘satellite’, quelle di Stefan Bradl (LCR Honda) e Alvaro Bautista (GO & FUN Honda Gresini), che pur con qualche problema in più hanno comunque rispettato il limite delle 5 unità. Anche in casa Yamaha, l’affidabilità e la durata dei motori non hanno rappresentato un problema, con Rossi, Lorenzo, Smith e Pol Espargarò che non hanno avuto problemi nel rispettare il limite imposto dal regolamento.

Tenendo fede ai suoi propositi ‘sperimentali‘ per il 2014, Ducati ha lavorato molto sui suoi motori, che durante l’anno si sono avvicendati sulle varie versioni della Desmosedici (GP14, GP14.1 e GP14.2) arrivando a sfruttare la propria allocazione quasi fino in fondo: Andrea Dovizioso, ad esempio, ha sfruttato tutti e dodici i motori a sua disposizione, e lo stesso ha fatto il suo nuovo compagno di colori Andrea Iannone alle dipendenze del team Pramac. Cal Crutchlow invece, che dopo l’annuncio del suo passaggio a LCR honda nel 2015 non ha più ricevuto gli ultimi aggiornamenti, si è fermato a quota 9 propulsori.

Tra i piloti della classe ‘Openl’unico pilota ad utilizzare tutti e 12 i motori a sua disposizione è stato il giapponese Hiroshi Aoyama del team Honda Drive M7 Aspar, che però è stato anche l’unico rider del Mondiale MotoGP 2014 ad arrivare al traguardo in tutte e 18 le gare del calendario. Il suo compagno di colori Nicky Hayden ed il rookie inglese Scott Redding (GO & FUN Honda Gresini), anche loro con le Honda RCV1000R ‘Open‘ si sono invece limitati a 11. Il vincitore della classe ‘Open’, lo spagnolo Aleix Espargaró (NGM Forward Racing) è invece arrivato a quota 10 propulsori utilizzati, l’ultimo dei quali sfoderato per il l’ultimo GP della stagione a Valencia.

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