Home Jorge Lorenzo: “E’ più facile per noi motociclisti andare forte in auto, che il contrario”

Jorge Lorenzo: “E’ più facile per noi motociclisti andare forte in auto, che il contrario”

E’ più difficile passare dalle moto alle auto o fare il percorso inverso? A sentire i diretti interessati sembra che i motociclisti abbiano qualche leggero vantaggio…

Ad oggi, ce l’ha fatta solamente il leggendario John Surtees: nonostante sia un sogno ricorrente tra i piloti di due e quattro ruote nessuno, eccetto il mitico pilota britannico, è mai riuscito a diventare Campione del Mondo sia con le auto che con le moto. Ora, inoltre, appare un traguardo ancora più difficile da conquistare che in passato: la specializzazione e il livello di complessità raggiunto nel Motorsport rendono estremamente arduo per un pilota, per quanto abile e capace di adattarsi, cambiare totalmente mezzo e andare così forte da permettergli di vincere un titolo iridato.

Un obbiettivo talmente tosto che nessuno, negli ultimi anni, ha osato provarci davvero: nemmeno Valentino Rossi, che qualche anno fa qualcuno dava molto, molto vicino al grande salto in F1 con la Scuderia Ferrari. Sono in tanti, però, i Campioni delle due ruote che quando gli si è presentata l’occasione hanno preso al volo la possibilità di divertirsi ai comandi di una monoposto della massima categoria: oltre al Dottore, infatti, anche altri assi del motociclismo non hanno disdegnato affatto qualche giro con… due ruote in più.

Troy Corser, John Hopkins, Jorge Lorenzo, Marc Marquez, Daniel Pedrosa, Tony Cairoli: sono solo alcuni dei “riders” che in passato si sono concessi, ben volentieri, qualche sessione cronometrata da “drivers”.

Non mancano nemmeno gli esempi contrari: il caso più eclatante è sicuramente quello di Michael Schumacher, ma possiamo citare anche Nick Heidfeld e Lewis Hamilton, il Campione del Mondo F1 2018 che di recente ha provato una Yamaha da WSBK (e c’è anche chi vorrebbe ma non può, come Max Verstappen…).

A sentire i diretti interessati, tuttavia, sembrerebbe essere più facile per un motociclista cimentarsi ai comandi di un’auto da corsa che non il contrario: a confermare quanto dichiarato da Lewis Hamilton sono arrivate anche le parole di Jorge Lorenzo, che nel 2016 ebbe la possibilità di mettersi alla prova con una Mercedes da Formula 1.

Il maiorchino, a una serata di gala organizzata da Servus TV – emittente di cui è proprietaria Red Bull, il suo prossimo sponsor al posto di Monster Energy – non ha nascosto la convinzione che i piloti di moto, quando siedono al volante, abbiano qualche piccolo vantaggio rispetto ai loro colleghi automobilisti quando questi provano il percorso inverso.

“E’ sempre stato un sogno per me pilotare una Formula 1. Pilotare una moto è come andare a piedi, per me… però un’auto da corsa è qualcosa di molto diverso. Ero curioso: curioso di scoprire cosa avrei dovuto aspettarmi, curioso di sapere cosa sarei riuscito a fare nel poco tempo a disposizione… ma allo stesso tempo volevo anche divertirmi. Non era questione di record sul giro: lo sapevo bene che non sarei mai diventato Campione di F1. Volevo sfruttare bene quell’occasione!”

“Mi stupì il downforce della vettura, la velocità con cui potevi entrare in curva: fare in quinta piena curve che a Silverstone, con la MotoGP, si fanno in terza con il 30% del gas… Per noi motociclisti è più facile salire su una F1 che per per un pilota di auto andare forte con una moto: con una moto devi lavorare tanto con il corpo, fare si che la moto ‘giri’ in curva… e se cadi non sei protetto da una scocca, sei sopra una sella!”

Helmut Marko, uomo Red Bull e consulente della sezione Motorsport del marchio del beverone, sembra essere d’accordo con Jorge: “Dani Pedrosa e Marc Marquez hanno fatto tempi competitivi praticamente da subito, nel corso dei test con la Formula 1 che abbiamo organizzato al Red Bull Ring. La questione è se un pilota riesce a trovare la motivazione per gettarsi in avventura così diversa, dopo una lunga carriera in un’altra categoria…”.

“Ma credo che i grandi della MotoGP” ha concluso l’ex pilota austriaco, vittorioso a Le Mans nel 1971 con la Porsche “con la loro abilità sarebbero perfettamente in grado di stare davanti con una F1”.

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