Phillip Island, Marquez “prenota” gara e titolo. Rossi e Dovizioso, serve un miracolo!
Il “furetto” spagnolo deciso a chiudere la partita iridata con Dovizioso
Sono “solo” qualifiche ma gira e rigira il protagonista resta Marc Marquez, fra show e svarioni con cadute nel we, ma sempre capace del tempone finale: un 1’28.386 che stende tutti, premonitore di una gara da dominatore e da ipoteca per il titolo.
Meteo permettendo, dato che stavolta Giove Pluvio si è distratto concedendo alla MotoGP la pista addirittura baciata da sprazzi di sole beneauguranti. La sintesi? Eccola!
Dominio di super-Marquez (72esima pole in carriera e la quarta di seguito a Phillip Island!) che detta la legge del più forte e mette… paura persino alla sua Honda, Casa che senza il manico dell’asso spagnolo sarebbe tutt’altro che davanti a tutti sulla griglia di partenza, con accanto – oggi, di lato – due Yamaha.
Quindi Zampata di Vinales (+0.333) che ridà fiato alle speranze Yamaha e che, almeno sul giro secco, dimostra di essere assai competitiva. Conferma del rookie d’assalto Zarco capace con la sua Yamaha no Factory di conquistare una infuocata prima fila, un bronzo che vale argento, forse di più in ottica di gara.
Ancora bene, dopo il recupero di Motegi, Iannone, primo della seconda fila (+0.551), un tempo da non sottovalutare anche se guadagnato in scia alla Honda di Marquez.Andrea non deve esagerare.
Deludente Rossi, uscito in testa dalla Q1 (1’29.346), – ma alla fine dietro a Pol Espargarò (+0.644) sulla crescente Ktm e a Miller +0.578 – solo in terza fila, settimo tempo (+0.817), un gap che pesa come un macigno. Peggio di lui Dovizioso, 11esimo tempo (+1.110), evidentemente con i postumi della caduta subita precedentemente nelle FP4, davanti a Pedrosa con un gap-capogiro (+1.160).
Tornata nei ranghi l’Aprilia dopo l’exploit del miglior tempo di venerdì, solamente ottava (+0.885) con Aleix Espargarò però a un filo da Rossi e davanti a gente del calibro di Smith, Crutchlow (caduto) e soprattutto di Dovizioso e Pedrosa. Peggio di tutti, fra i big, Jorge Lorenzo, sperduto, sedicesimo in griglia, con la compagnia di Danilo Petrucci, diciottesima piazza. Se piove, più di rimonta sarà per i due una via crucis.
Corsa forse decisiva in ottica mondiale. Il fuoriclasse della Honda leader della classifica iridata si trova in mano la carta per far sua la partita e bruciare definitivamente i sogni iridati di Dovizioso e della Ducati. Serve una grande prova di carattere di Dovizioso, la dimostrazione che il binomio italiano non ha perso né smalto rispetto al recentissimo passato. né speranze per il titolo. Forse, più realisticamente, serve un miracolo. A meno che Marquez non ci metta (troppo) del suo ed … esageri! Gara da non perdere.