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Honda: Nakamoto punta il dito contro la Ducati

In un’intervista rilasciata a Sport Rider Magazine il vice presidente HRC Shuhei Nakamoto accusa la Ducati di manipolare la realtà sul divieto dell’uso delle alette aerodinamiche a partire dalla stagione 2017.

Quale verità si cela dietro la decisione di bandire, a partire dal 2017, le alette aerodinamiche che sembrano essere tanto in voga tra le case produttrici durante questa stagione della MotoGP? In un’intervista pubblicata sul sito Sport Rider Magazine, Shuhei Nakamoto, vice presidente HRC, punta il dito contro la Ducati, rea di manipolare la realtà accusando la Honda di opporsi fermamente all’uso di questo nuovo dispositivo aerodinamico.

Dopo il contatto tra Iannone e Marquez durante il GP di Argentina e la successiva denuncia del pilota spagnolo sul pericolo delle alette in caso di collisione, la FIM ha deciso di correre ai ripari. Insieme alla MSMA, la Moto Sport Manufacturers Association, la federazione ha proposto alle case produttrici di condurre dei test sull’uso delle alette e di condividerne i risultati con la commissione.

Honda, Yamaha e Suzuki hanno studiato forme meno aggressive, usato materiali diversi e più leggeri in grado di flettersi in caso di contatto, ma, a detta di Nakamoto, la Ducati si è opposta a tutto, o si fa come dicono loro o niente. Secondo Nakamoto la Ducati non è interessata ad una normativa che possa regolare l’uso di questo dispositivo aerodinamico, o si applicano le regole vigenti o niente, meglio bandire le alette per tutti e per sempre.

La decisione di vietare le alette aerodinamiche a partire dal 2017 è stata presa dalla Commissione GP perché tutti i soggetti coinvolti FIM, MSMA, IRTA, Dorna, lo stesso Carmelo Ezpeleta e tutte le case produttrici non hanno raggiunto un accordo. In commissione le normative, per diventare effettive, devono essere votate all’unanimità, cosa che non si è verificata e che di fatto ha favorito l’applicazione del divieto.

Questa decisione sembra aver inasprito lo scambio di accuse tra Honda e Ducati. Per Dall’Igna la Honda ha condotto una vera e propria campagna contro l’uso delle alette e il presunto vantaggio aerodinamico delle moto italiane accampando la scusa della sicurezza. Da parte sua la Honda si lamenta del fatto di come la casa motociclistica italiana abbia cambiato atteggiamento dopo l’arrivo di Dall’Igna. Per Livio Suppo, direttore della comunicazione di HRC, è tutta una questione di risorse, la Ducati è una piccola fabbrica con “mezzi” limitati rispetto ai grandi costruttori giapponesi ed è quindi normale che cerchi nuove strade per aumentare le performance delle proprie moto.

Del resto, ricorda Suppo, anche ai tempi dell’ex direttore del Reparto Corse Filippo Preziosi, la Ducati ha sempre esplorato strade alternative come, ad esempio, usare le Bridgestone quando tutti montavano le Michelin, oppure sviluppare un potente motore da 800 cc quasi impossibile da inserire nel telaio e con il quale poi Casey Stoner è riuscito a vincere il titolo. Ma ora con Dall’Igna è tutto diverso, sempre secondo Livio Suppo, sembra che al momento la loro strategia sia proprio quella di trovare delle falle nei regolamenti per trarne vantaggio.

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