Ogni curva è un rischio: perché Motegi è il circuito più duro per i freni [VIDEO]
Al Mobility Resort Motegi i freni sono messi a dura prova: alte temperature, frenate estreme e l'introduzione dei dischi ventilati Brembo mentre Ducati punta al record di podi.
Il Mobility Resort Motegi si conferma uno dei palcoscenici più esigenti dell’intero calendario MotoGP, un vero e proprio banco di prova dove la tecnologia e la capacità di gestione dei freni vengono spinte ai limiti estremi. Non è un caso che il tracciato nipponico, con i suoi 4,801 km di sviluppo e una sequenza serrata di staccate, abbia conquistato il massimo punteggio nella scala di difficoltà elaborata da Brembo. Qui, l’arte della frenata si trasforma in una sfida che mette in gioco potenza, resistenza e una precisione millimetrica, fattori che spesso fanno la differenza tra una prestazione da podio e una gara compromessa.
Il layout del circuito giapponese impone agli impianti frenanti una pressione costante: sei frenate hard, otto azionamenti dei freni per ogni giro, per un totale di 31,5 secondi in cui i piloti sono costretti a modulare la forza sulla leva, spesso in condizioni di grip variabile. Le temperature dischi possono raggiungere e superare i 700°C, una soglia che richiede materiali all’avanguardia e soluzioni tecniche dedicate per garantire sicurezza e performance costante dal primo all’ultimo giro.
Uno degli aspetti più critici del Mobility Resort Motegi è rappresentato dalla distribuzione delle staccate, molte delle quali sono ravvicinate e di intensità elevata. Questa configurazione non consente ai freni di raffreddarsi adeguatamente tra una curva e l’altra, generando un accumulo termico che può compromettere sia la durata dei componenti sia la confidenza del pilota in fase di ingresso curva. Il fenomeno si traduce in un vero e proprio effetto domino, che coinvolge la scelta dei materiali, le strategie di gara e le regolazioni del setup della moto.
Emblematica in questo senso è la curva 11, un punto nevralgico del tracciato dove si misura la tenuta degli impianti e la prontezza dei piloti. Qui, la velocità scende bruscamente da 310 a 85 km/h in appena 4,9 secondi, su una distanza di 239 metri. In questa frazione di tempo, i piloti devono applicare ben 5,6 kg di forza sulla leva del freno, mentre la temperatura dei dischi supera facilmente i 650°C. È proprio in queste condizioni estreme che la tecnologia dei dischi ventilati da 355 mm, sviluppata da Brembo, mostra tutta la sua efficacia. Grazie alle alette interne, questi dischi sono in grado di dissipare il calore in modo più efficiente rispetto alle versioni tradizionali, mantenendo la stabilità delle prestazioni anche nelle fasi più concitate della gara.
Le normative vigenti impongono l’utilizzo esclusivo dei dischi ventilati da 340 mm o 355 mm in condizioni di asciutto sul circuito di Motegi, vietando i dischi da 320 mm. Questa scelta obbligata rappresenta un delicato compromesso: il disco maggiorato garantisce una migliore dispersione termica, ma può influenzare la maneggevolezza della moto in ingresso curva, richiedendo un attento bilanciamento tra setup meccanico e stile di guida del pilota.
Non meno interessante è la dimensione sportiva che accompagna il weekend giapponese. Ducati si presenta a Motegi con la concreta possibilità di eguagliare uno dei record più iconici della MotoGP: gli 83 podi consecutivi ottenuti da Honda tra il 1993 e il 1999. La casa di Borgo Panigale, infatti, ha già collezionato 82 Gran Premi consecutivi con almeno un pilota sul podio, sempre equipaggiata con componenti Brembo. Un risultato che testimonia non solo la competitività della moto italiana, ma anche l’affidabilità e l’eccellenza dei sistemi frenanti utilizzati.
Il Gran Premio di Motegi si annuncia quindi come una sfida a tutto tondo, dove la velocità pura si intreccia con la necessità di gestire uno degli aspetti più delicati e complessi della guida in MotoGP: la frenata al limite. In un contesto dove ogni grado di temperatura può trasformarsi in un vantaggio o in un rischio, la differenza tra vittoria e sconfitta si gioca spesso nei dettagli, nell’abilità di interpretare il tracciato e nel coraggio di spingere oltre i limiti della tecnologia e delle proprie capacità.
Alla luce di tutto ciò, il Mobility Resort Motegi si conferma come uno degli appuntamenti più attesi e impegnativi della stagione, un laboratorio a cielo aperto dove ingegneri e piloti lavorano in simbiosi per raggiungere la perfezione. La sfida ai freni non è mai stata così accesa: ogni staccata è una prova di forza, ogni curva una scommessa sul filo dell’equilibrio, ogni giro un passo in più verso la leggenda.