Liberty Media ridisegna il Motomondiale: MotoGP al centro, Moto2 e Moto3 ai margini
Liberty Media rivoluziona il MotoGP: Moto2 e Moto3 verso un ridimensionamento. Più spazio alla categoria regina, meno visibilità e sponsor per le classi minori.
Una rivoluzione silenziosa sta prendendo forma tra i box e le hospitality: l’arrivo di Liberty Media alla guida del Motomondiale promette di ridisegnare le gerarchie e cambiare il volto delle corse su due ruote. L’acquisizione di Dorna da parte del colosso americano non è solo una semplice operazione finanziaria, ma il preludio a una trasformazione che potrebbe ridefinire la centralità della MotoGP, marginalizzando le categorie minori come Moto2 e Moto3 in modo mai visto prima. Un piano di riorganizzazione che ricorda, nei suoi tratti più decisi, la rivoluzione già avvenuta nel mondo della Formula 1.
Secondo quanto riportato dal giornalista Simon Patterson di The Race, le intenzioni di Liberty Media sono chiare: creare una vera e propria “F1 su due ruote”, puntando tutte le risorse e la visibilità sulla MotoGP e relegando le altre classi a un ruolo secondario. Per decenni, sotto la gestione Dorna, pur con una naturale attenzione verso la classe regina, era stato mantenuto un certo equilibrio tra le diverse categorie. Ora, invece, si prospetta una rottura netta con il passato, dove il business e l’immagine globale sembrano prevalere su tradizione e sviluppo dei giovani talenti.
I primi cambiamenti, quelli più immediati e tangibili, toccheranno la logistica del paddock. Le squadre di Moto2 e Moto3 rischiano di essere spostate in aree periferiche, perdendo il privilegio dei box tradizionali per dover fare affidamento su strutture temporanee, come tende o i propri camion attrezzati per l’ospitalità. Questa separazione fisica, già realtà consolidata nel circus della Formula 1, rappresenta molto più di una semplice riorganizzazione degli spazi: è un segnale forte, una netta distinzione tra chi è al centro della scena e chi deve accontentarsi dei riflettori spenti.
Non è solo una questione di spazi, ma anche di tempi e visibilità. Il nuovo format dei weekend di gara, infatti, sarebbe pensato per dare ancora più spazio mediatico alla MotoGP, a scapito delle categorie minori. Tra le ipotesi più discusse, quella di limitare la presenza di Moto2 e Moto3 alle sole tappe europee: una decisione che, se confermata, ridurrebbe drasticamente la portata internazionale di queste classi e la loro capacità di attrarre nuovi appassionati in tutto il mondo.
Le reazioni nel paddock non si sono fatte attendere. La mancanza di un vero confronto con i team ha generato preoccupazione e malcontento. Il timore più grande riguarda la sostenibilità economica: una minore esposizione mediatica potrebbe tradursi in una drastica riduzione degli sponsor interessati a investire nelle classi inferiori. Questo scenario rischia di innescare una spirale pericolosa, dove le squadre, pur di sopravvivere, sarebbero costrette a puntare su piloti dotati di budget personale piuttosto che sul talento puro, abbassando così la qualità complessiva del campionato e compromettendo il ruolo di fucina di nuovi campioni che ha sempre caratterizzato il Motomondiale.
Questa nuova visione, fortemente orientata al business e all’intrattenimento globale, solleva interrogativi profondi all’interno della comunità motociclistica. È davvero possibile applicare il modello della Formula 1 alle due ruote senza snaturarne l’identità? L’essenza delle corse motociclistiche si è sempre basata sulla crescita dei giovani talenti, sulla meritocrazia e sulla possibilità per chiunque, indipendentemente dal budget, di emergere grazie al proprio valore in pista. L’accentramento delle risorse sulla MotoGP rischia di rompere questo equilibrio, lasciando le categorie minori in una posizione marginale e meno attrattiva sia per i sponsor sia per i futuri piloti.
La sfida che attende Liberty Media è quindi duplice: da un lato, rilanciare la MotoGP come spettacolo globale capace di competere con la Formula 1 in termini di audience e appeal commerciale; dall’altro, preservare il tessuto unico e insostituibile di un sistema che, da sempre, rappresenta la culla del motociclismo mondiale. La vera rivoluzione, forse, sarà trovare il giusto equilibrio tra innovazione e rispetto per una tradizione che ha fatto grande questo sport.