Home MotoGP, nel 2019 di questi tempi si correva. Quando si riparte?

MotoGP, nel 2019 di questi tempi si correva. Quando si riparte?

Incubo coronavirus, a meno di un miracolo, pare proprio difficile se non impossibile che la stagione MotoGP 2020 possa partire a Jerez il 3 maggio

Ci stiamo avvicinando a fine marzo e, sotto l’urto del coronavirus che avanza e colpisce ovunque, saltate le prime due gare del Qatar e dell’Argentina, la MotoGP è costretta a rimanere ferma non lasciando spazio all’ottimismo per una pronta ripresa.
Così ogni week end, invece di seguire in Tv e sulle piattaforme web le corse, ci ritroviamo tutti i giorni alle 18 davanti al televisore, o collegati via internet, per ascoltare i nuovi dati relativi ai contagi emessi dalla Protezione civile. Come un bollettino d guerra, perché guerra è. Un mese è lungo ma, a meno di un miracolo, pare proprio difficile se non impossibile che la stagione MotoGP 2020 possa partire a Jerez il 3 maggio. E se ciò accadesse per il perdurare delle conseguenze dell’emergenza sanitaria che sta mettendo ko anche la Spagna, la stessa sorte potrebbe accomunare i successivi appuntamenti europei di Le Mans del 17 maggio e del Mugello del 31 maggio. Fra i tanti grandi eventi rinviati c’è il Giro d’Italia di ciclismo (9 maggio-31 maggio) e addirittura sono state “posticipate” ufficiosamente (manca il comunicato ufficiale) le Olimpiadi di fine luglio/primi di agosto in Giappone e anche le gare di Formula 1 e del Motomondiale di luglio e agosto a Silverstone potrebbero essere rinviate. In un quadro di tale stravolgimento generale mondiale è attualmente impossibile prevedere quel che succederà a breve e medio termine e anche dopo per l’ondata di una pesante recessione economica con danni incalcolabili.

Anche il motociclismo e la stessa MotoGP, perno e volano del Motomondiale, ne subiranno le conseguenze negative, con lo stravolgimento del calendario senza escludere nulla, neppure la cancellazione della stagione 2020. L’anno scorso, di questi tempi, la MotoGP aveva già effettuato il primo round stagionale in Qatar (10 marzo) ed era già pronta per la seconda tappa del 31 marzo in Argentina a Termas del Rio Hondo. Nell’apertura rovente del Qatar ci fu l’exploit di Dovizioso che sul missile Rosso bruciò in un volatone da incorniciare Marquez (+0.023), Crutchlow (+0.320) e Rins (+0.457) davanti a un più che convincente Rossi (+0.600). La musica cambiò, e di molto, in Argentina, con un assolo di Marquez “spaziale” e con Rossi (+9.816) che vinse il match “tricolore” con Dovizioso (+10.530). Così scrivemmo allora su Motoblog: “Pronti via e Marquez saluta tutti con un martellamento dei tempi sul giro sotto l’1 e 40” che non lascia spazio alle illusioni degli avversari che, infatti, non tentano neppure il contrattacco subendo la valanga di un gap travolgente. Altro che MotoGP-trenino! Qui, con distacchi di 10 secondi al secondo, torniamo ai tempi di… Agostini! Quello del “marziano” è un assolo al limite della … “sfrontatezza” per il livello di superiorità dimostrato”. Sin dalle prove si era capito l’aria che tirava con Marquez col dente avvelenato e con il box Honda-HRC con il rospo nel gozzo per la nota questione del “cucchiaio” Ducati. Sugli altari, dunque, il binomio campione del mondo in carica Marquez-Honda e, se non nella polvere, comunque ridimensionate le Ducati factory, con Dovizioso terzo, bruciato da un motivatissimo, caparbio, stratosferico Rossi capace di un rush finale da leggenda e con Petrucci sesto. Così, non solo ironicamente, commentammo nel dopo gara: “Non è stata “voce dal sen sfuggita” quella rivolta alle Case avversarie – Honda in primis – dopo la sentenza FIM sul “cucchiaio” dell’Ad Ducati Domenicali: “Ora facciano silenzio e ci battano in pista”? 
Battuti in pista. Detto e fatto. Non solo dall’“alieno” Marquez ma anche da “nonno” Rossi che qui resuscita, proprio facendo pagare dazio (e che dazio!) al Dovi e alla Rossa. Comunque bei tempi, quelli, con le moto e i piloti in pista, con il campionato subito polemico e infuocato. Quando si ricomincia? Adesso l’interrogativo è un altro. Quando finisce l’incubo coronavirus?

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