SBK: Bautista-Ducati, accoppiata trionfale. Merito del pilota o della moto?
Bautista rappresenta oggi il “valore aggiunto” di Ducati in Sbk. E’ questo binomio, inscindibile, ad superiore e imbattibile. A meno che Dorna…
Sin dai primordi, dai tempi di Nuvolari, nel motociclismo la domanda è sempre la stessa: vince il pilota o vince la moto? E giù polemiche. Come oggi in Sbk dove, rompendo l’egemonia delle ultime quattro stagioni del binomio Rea-Kawasaki, il “rookie” ex MotoGP Alvaro Bautista sulla inedita V4 Ducati ha fatto letteralmente “cappotto”.
Il 35enne spagnolo di Talavera de la Reina, già campione del Mondo della 125 nel 2006, ha infatti dominato i primi quattro round2019 vincendo tutte le 11 gare disputate (ad Assen, per le note vicende meteo, la “sveltina” della domenica mattina è stata assorbita da una gara a giri pieni). Non si può dire che Bautista ha vinto con una “mano sola”perché ha frantumato record ovunque anche quando, come al GP d’Olanda in Gara 2, su una pista più guidata e con meno “dritti” di quelle precedenti, ha lasciato un po’ sfogare Rea per i primi sette giri, dando l’impressione di giocare a gatto col topo.
Insomma, non c’è stata storia, anche con i 250 giri tolti al motore della Rossa per l’intervento d’ufficio della Dorna con i suoi regolamenti farlocchi su cui qui, per carità di patria, non torniamo. Diciamo subito che la V4 Ducati è superiore a tutte le altre moto in pista, Kawasaki compresa, per potenza, velocità di punta, accelerazione. Altrettanto chiaramente diciamo che, sulla base di questi regolamenti, la Rossa non è “fuori legge”, così come non è la “gemella” delle MotoGP di Dovizioso e Petrucci, pur viaggiando – come ad Assen – su tempi delle moto della classe regina (è accaduto anche precedentemente con Rea-Kawasaki). Telai, motori, elettronica, sospensioni, freni, pneumatici, assetti sono assai diversi fra le Rosse Sbk e le Rosse MotoGP.
La Panigale V4 Sbk è, ripetiamo, superiore alla concorrenza perché sviluppa un progetto di base (la moto di serie) tecnicamente più avanzato ma questa moto Sbk senza la “guida” di Bautista, non avrebbe vinto nessuna gara e non sarebbe abbondantemente in testa in classifica generale. Perché la V4 di Borgo Panigale con Bautista domina e con gli altri piloti non tira (ancora) fuori un ragno dal buco? E’ questo l’interrogativo cui va data risposta sapendo che, comunque, solo la Rossa di Chaz Davies è “ufficiale”, alla pari di quella di Alvaro. Viste prove, qualifiche, tempi sul giro e risultati delle gare non è difficile dire che Bautista rappresenta il “valore aggiunto” di Ducati in Sbk.
Tanto di cappello ad Alvaro che ha saputo subito adattarsi alla Sbk con un gran feeling sulla inedita V4 bolognese. Semplice a dirsi – l’acquisizione del feeling – ma difficile a farsi, come dimostrano le difficoltà incontrate da Davies – non un signor nessuno – sia (inizialmente) per problemi fisici, poi per l’impostazione di guida e anche per un utilizzo ancora “acerbo” del nuovo propulsore. Ad Assen Davies sembra essere uscito dal tunnel ma sarà il prossimo round di Imola(pista sconosciuta a Bautista) la vera cartina del tornasole. Sia Rinaldi, sia Laverty– piloti di diversa esperienza e caratura – proprio nel misto-veloce di Assen sono “affogati”,procedendo rispetto ai non eccellenti primi tre round stagionali, col passo del gambero.
In conclusione, qui l’analisi corretta non può essere fatta specificatamente solo sul pilota (Bautista) o solo sulla moto (Ducati V4) bensì sul binomio, inscindibile: Bautista-Ducati è il “duo” oggi superiore e imbattibile, con un forte vento in poppa. O sul saliscendi “tecnico” di Imola Rea&C sono in grado di fermare la cavalcata trionfale di Bautista-Ducati o il discorso, per quest’anno, è chiuso. A meno che Dorna, giocando con gli algoritmi, rimescoli i bussolotti tornando al gioco dell’oca.