Home MotoGP, la terza “sberla” di Jorge. Ma che Marquez! E che Ducati!

MotoGP, la terza “sberla” di Jorge. Ma che Marquez! E che Ducati!

Un match fra giganti, quello fra Lorenzo e Marquez, con Dovizioso “spettatore” interessato…

Fortuna che la giornata di corse allo Spielberg finisce qui, con una MotoGP da “fuoco e fiamme”, dopo che già a fine mattinata le coronarie erano state messe a dura prova dalla Moto3 e dalla Moto2. Il “toro” del Red Bull Ring vede rosso e ancora il Rosso Ducati fa la differenza e trionfa anche nel GP d’Austria dopo la “doppietta” di sette giorni addietro a Brno.

Corsa con tre protagonisti. Jorge, Marc, Andrea. Che finale! Un match fra giganti, quello fra Lorenzo e Marquez, con Dovizioso “spettatore” interessato, da paragonare a un incontro di boxe d’alto rango, come l’indimenticabile Benvenuti-Griffith del tempo che fu. I bla-bla sulle gomme, sull’elettronica, sulla percorrenza, persino sul consumo del carburante e su ogni diavoleria tecnica e tecnologica, tutto il rumoroso inutile contorno della fuffa, qui va a farsi benedire di fronte alla maestà di una corsa avvincente sotto ogni profilo firmata da due giganti del motociclismo quali Lorenzo e Marquez.

Il trionfo del primo – per Jorge è la terza grande vittoria 2018! – non mette in ombra la seconda piazza in volata conquistata da Marquez che addirittura esce dal GP d’Austria rafforzando la propria leadership in classifica generale (201 punti contro i 142 del secondo Rossi). L’aritmetica non consente di definire il risultato di Marquez una ipoteca sul titolo iridato 2018 ma perché non sia così serve un miracolo, anzi servono miracoli che forse solo Lorenzo può fare nei prossimi round.

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Senza girarci tanto attorno, su un circuito così, Ducati conferma quella superiorità già dimostrata lo scorso anno soprattutto in accelerazione e in velocità massima, superiorità tradotta nel massimo risultato grazie al potenziale del maiorchino, l’unico pilota oggi in grado di battere un Marquez anche in stato di grazia, come quello visto oggi nel Red Bull Ring. Nel box Ducati l’euforia per questo grande risultato (un primo e un terzo posto!) resta nel gozzo pensando non solo alle occasioni perdute quest’anno (pur con cinque gare vinte!) ma soprattutto sapendo di non poter disporre nel 2019 di un “manico” qual è Jorge Lorenzo (già col contratto Honda-HRC in mano), “liquidato” con colpevole superficialità di analisi, per non dire con inqualificabile leggerezza al limite dell’incompetenza.

Nel 2019, con un binomio quale MarquezLorenzo, Honda sa già di avere nei piloti un valore aggiunto capace di fare la differenza. Oggi, comunque, Jorge e Marc, mettendo in campo tutta la loro classe e accendendo la fiamma dell’orgoglio, hanno scritto una pagina che a pieno titolo entra nella storia del grande motociclismo. Dovizioso incappa in una sbavatura e ne esce sconfitto, pur se con l’onore delle armi per averci provato. Andrea deve reagire perché altrimenti rischia di tornare nell’angolo quale Davide della classe regina. L’asso forlivese della Rossa intanto perde la terza posizione in classifica generale, scavalcato dal suo compagno Lorenzo, pur se solo per un punticino (130 punti gap di 71 punti da Marc).

E Rossi? Al di là del vittimismo e del pessimismo imperante e dell’ammissione di colpa del capo progettista Yamaha Kouji Tsuya (un harakiri?), Rossi resiste e di più, una gara in rimonta con sesto posto finale, mantenendo, come scritto sopra, il secondo posto nella generale. Poco? Si vedrà presto quanto di reale c’è in questa manfrina sulla non competitività della M1 e quanto c’è di tatticismo per spingere la Casa di Iwata a fare di iù e più in fretta. Il resto in cronaca.

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