CIV 2018, il via a Misano. Tricolore di qualità ma in “mezzo al guado”
Il 7 e 8 aprile all’autodromo di Misano inizia il CIV 2018, cioè il massimo campionato italiano di velocità .
Il 7 e 8 aprile all’autodromo di Misano inizia il CIV 2018, cioè il massimo campionato italiano di velocità diviso in cinque categorie: Moto3, SBK, Supersport 600, Premoto3 con 125 2T e 250 4 T, Supersport 300. Al via più di 150 piloti nei 6 round come nel 2017, con doppie gare sabato e domenica. Dopo Misano sono in programma Mugello (5 e 6 maggio), Imola (23 e 24 giugno), Misano bis (28 e 29 luglio), Mugello bis (22 e 23 settembre), Vallelunga (6 e 7 ottobre).
Torneremo sui motivi tecnico-agonistici della Gara di questo fine settimana al Marco Simoncelli e del CIV in generale. Show, adrenalina, bagarre sono assicurate. Ma diciamo subito che quella di Misano è una partenza non con il piede giusto, almeno rispetto alla data non felicissima, dato che in questo we si disputa il GP d’Argentina, secondo round del Motomondiale, evento che catalizza l’interesse dei media e degli appassionati. Non solo. Il “tricolore” parte in sordina sul piano mediatico, quindi nel quasi totale disinteresse del grande pubblico. Peccato. Perché il Civ, grazie soprattutto all’impegno della FMI e della dedizione e dei “sacrifici” dei piloti-ragazzi-baby e delle loro famiglie (spremute economicamente come limoni), di Team, sponsor, autodromi, personale e servizi di vario tipo ecc. è cresciuto tecnicamente e agonisticamente sul piano quantitativo e qualitativo, e meriterebbe riscontri assai più sostanziosi da parte dei grandi media e del grande pubblico – nelle passate edizioni praticamente assente dai circuiti con l’eccezione di Vallelunga 2017 – fuori dall’interesse del ristretto giro degli addetti ai lavori.
Il CIV (promoter FMI) non catalizza l’interesse di piloti, team, Case a livello internazionale come il CEV (promoter Dorna) e non ha la sua “spinta” tecnico-agonistica, mediatica, di sponsor e di pubblico. Pesa meno, diciamo così, assai meno. Cresce ma fatica a trovare quella identità che lo pone ai vertici, esempio in Europa e oltre.
Cosa manca ancora per quel salto di qualità senza il quale resta un campionato “minore”? Altre volte abbiamo analizzato la situazione anche indicando proposte, ovviamente inascoltate. Tant’è. Resta il fatto che il CIV naviga ma gira attorno a se stesso, sempre in mezzo al guado. I numeri forniti dalla FMI rispetto al CIV 2017 (12 round in 6 gare a Imola, Misano doppio, Mugello doppio, Vallelunga) sono tutt’altro che disprezzabili anche se trasudano eccessivo ottimismo: contatti totali (tv, stampa, siti news) 35.508.000; lettori online 26.326.000; audience tv 1.737.000; media value E.11.146.996.
Nessun paragone con i dati del CEV, tanto meno con quelli del Motomondiale: meglio così. Nessun cenno sui biglietti venduti nei vari circuiti, dove si sono sempre visti (idem nelle edizioni degli ultimi anni) i soliti quattro gatti, parenti e amici dei piloti.
L’eccezione, ripetiamo, è stato l’ultimo round all’autodromo capitolino di Vallelunga nella assolata ed… estiva domenica 8 ottobre 2017. Una giornata non solo di grandi corse (quelle c’erano state anche nei round sugli altri circuiti), ma davvero grande festa, grande pubblico – magari non “preparato” – quel pubblico per la prima volta in circuito composto da giovani, da famiglie intere con al seguito ragazzi e bambini, mai visti – appunto – da nessun’altra parte nel CIV. Per l’occasione veniva anche smontata la scusa dei biglietti ingresso dai costi eccessivi perché erano gli stessi (contenuti) degli altri autodromi.
La stessa presenza dei tre piloti extra CIV quali Haga, West e Fabrizio, pur positiva e apprezzata specie dagli appassionati di lungo corso, non è stata certo la molla di richiamo per il grande pubblico che – come già detto – non fa parte della categoria dei “fan” o dei “tecnici” come ad esempio avviene nel Motomondiale, in primis per la MotoGP. Idem per l’appeal della finalissima: altre volte i campionati di diverse categorie del Civ si decidevano nell’ultimo round ma il pubblico non c’era.
Scrivevamo su Motoblog il giorno dopo Vallelunga:
“C’è, evidentemente, un’onda lunga positiva che viene dalla MotoGP, dalle gare del motomondiale in tv, dai rimbalzi sui social ecc. Quella di Vallelunga era l’ultima occasione del 2017 per andare a vedere da vicino “quelli come Valentino”, i Rossi o i Biaggi di domani. Le stesse dirette tv delle precedenti gare del CIV hanno allargato l’area dei potenziali interessati. La gente è venuta alle corse di moto viste come momento di festa, una giornata di sport all’aperto fatta vivere soprattutto ai tantissimi bambini davvero entusiasti del “colore” e del “casino” del nostro ambiente elettrizzante, di forte emotività, carico di tensione, che – dopo volate al cardiopalma – sfocia nella premiazione sul palco, con l’inno d’Italia che mette tutti in piedi e la bandiera tricolore che sventola cui va da tutti un deferente cenno di rispetto. Non è retorica stantia. Caso mai un salto in avanti dal lacerante campanilismo calcistico al ritrovarsi in un sentimento collettivo che crea una identità in cui tutti possono riconoscersi e che invece di dividere, come accade in altri sport, qui unisce. Tanti trattenevano il respiro vedendo la bagarre in pista, le gesta “acrobatiche” dei piloti-ragazzi al curvone, alla Trincea, alla Roma, comprendendo “de visu” il significato della parola “rischio”, di quanto le corse siano uno show-batticuore”.
Ecco. Quello è stato un esempio di motociclismo “vero” e “aperto”, non virtuale e non chiuso ai fan. Il motociclismo ha bisogno di aprirsi. Il motociclismo non è di “proprietà” dei super specialisti (o presunti tali) o dei “motociclisti puri” perché cavalcano una moto o perché sanno tutto di piloti e di tecnica. Il motociclismo o è di “tutti” o perisce.
C’è bisogno di aria nuova, di gente – soprattutto ragazzi e ragazze – che magari ancora non distingue oggi una Moto3 da una SBK, ma che resta attratta e ammaliata da questo mondo apparentemente di “svitati” ma poi – visti e conosciuti da vicino – paragonati a ragazzi “normali”, impegnati in un “gioco” complesso e rischioso, dove serve talento-dedizione-disciplina e capacità di fare squadra, un possibile esempio per i propri figli e i propri nipoti, nella scuola, nel lavoro, nella vita.
Ci siamo dilungati su questa giornata di Vallelunga di 6 mesi fa perché quella poteva e doveva essere una “lezione” per il CIV 2018, a cominciare dalla promozione (immagine e comunicazione) ben fatta per l’occasione in una grande non facile realtà come quella di Roma). In questi sei mesi come è stata utilizzata quella spinta e come è stato sviluppato quel potenziale che il motociclismo nazionale, spesso autoreferenziale ai suoi vertici, non sa neppure di avere ma che invece ha? A Misano, il prossimo week-end, ci sarà la prima verifica. Vorremmo essere smentiti ma l’aria che tira non è delle migliori.