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CIV, la “lezione” di Vallelunga

Perché l’invasione di famiglie e giovani all’autodromo capitolino?

Grandi corse, grande festa, grande pubblico: questo il leitmotiv dell’ultimo appuntamento del CIV “tricolore” 2017 di domenica 8 ottobre a Vallelunga. Rispetto ai precedenti round di Imola (23 aprile), Misano (21 maggio), Mugello (2 luglio), Misano (30 luglio), Mugello (24 settembre) la novità all’autodromo capitolino è stata la presenza di un folto pubblico, mai visto nelle altre gare del Civ.

Non si tratta di numeri da capogiro, forse realisticamente un 10% del pubblico presente in occasione del Motomondiale al Mugello o a Misano. Un numero pur sempre considerevole, specie considerando che al Civ, negli altri appuntamenti precedenti del 2017 ma anche degli ultimi anni, sugli spalti c’erano davvero solo i famigliari e gli amici stretti dei piloti. Va ricordato che fino agli anni ’70 sui circuiti del “tricolore” si assiepavano folle anche superiori a quelle del Motomondiale. Ma indietro non si torna.

A Vallelunga, comunque, c’è stata una partecipazione significativa non solo numericamente ma anche qualitativamente. La maggioranza dei presenti sugli spalti e nel paddock era infatti composta da giovani e soprattutto da intere famiglie con al seguito ragazzi e bambini. Un pubblico, evidentemente, non di fan “incalliti” e di appassionati “preparati”, ma di uomini e donne (davvero tante) che forse per la prima volta entravano in un autodromo per assistere dal vero a una corsa di moto e toccare con mano il mondo delle corse, in primis quello dei “giovani leoni” tricolori.

Dal comportamento dei presenti – applausi per i piloti, vivo interesse per le moto e per l’ambiente del paddock – è stato facile capire che il primo contatto è stato assai positivo e la “malattia” può essere contagiosa.

La splendida giornata estiva ha certo favorito l’afflusso all’autodromo nella bella cornice di Campagnano in un autodromo-salotto rinnovato (pur se ancora non completamente fruibile per i lavori in corso), ma altre volte il sole ha baciato il Civ portando però solo i soliti “4 gatti” negli autodromi di Imola, Misano, Mugello e nella stessa Vallelunga che – è vero – può contare sulla popolazione dell’Urbe, popolazione che però c’era anche … prima. Viene pure smontata la “scusa” dei biglietti con costi eccessivi perché a Vallelunga erano gli stessi (modesti) degli altri autodromi. La stessa presenza dei tre piloti extra Civ quali Haga, West e Fabrizio, pur positiva e apprezzata specie dagli appassionati di lungo corso, non è stata certo la molla di richiamo per il grande pubblico che – come già detto – non fa parte della categoria dei “fan” o dei “tecnici” come ad esempio avviene nel Motomondiale, in primis per la MotoGP. Idem per l’appeal della finalissima: altre volte i campionati di diverse categorie del Civ si decidevano nell’ultimo round ma il pubblico non c’era.

C’è anche da dire che il Civ è cresciuto tecnicamente e agonisticamente (giovanissimi piloti di livello, moto e team del mondiale e anche di grandi nomi quali Biaggi, Gresini ecc. ma già presenti dall’inizio di stagione) e – ripetiamo – quel pubblico non conosceva esattamente l’andamento delle classifiche delle varie categorie e tanto meno i piloti, per lo più bravissimi ma ancora … illustri sconosciuti, o quasi.

Allora? C’è, evidentemente, un’onda lunga positiva che viene dalla MotoGP, dalle gare del motomondiale in tv, dai rimbalzi sui social ecc. Quella di Vallelunga era l’ultima occasione del 2017 per andare a vedere da vicino “quelli come Valentino”, i Rossi o i Biaggi di domani. Le stesse dirette tv delle precedenti gare del Civ hanno allargato l’area dei potenziali interessati.

Non solo. La gente è venuta alle corse di moto viste come momento di festa, una giornata di sport all’aperto fatta vivere soprattutto ai tantissimi bambini davvero entusiasti del “colore” e del “casino” del nostro ambiente elettrizzante, di forte emotività, carico di tensione, che – dopo volate al cardiopalma – sfocia nella premiazione sul palco, con l’inno d’Italia che mette tutti in piedi e la bandiera tricolore che sventola cui va da tutti un deferente cenno di rispetto.

Non è retorica stantia. Caso mai un salto in avanti dal lacerante campanilismo calcistico al ritrovarsi in un sentimento collettivo che crea una identità in cui tutti possono riconoscersi e che invece di dividere, come accade in altri sport, qui unisce. Tanti trattenevano il respiro vedendo la bagarre in pista, le gesta “acrobatiche” dei piloti-ragazzi al curvone, alla Trincea, alla Roma, comprendendo “de visu” il significato della parola “rischio”, di quanto le corse siano uno show-batticuore.

Il motociclismo ha bisogno di aprirsi. Il motociclismo non è di “proprietà” dei super specialisti (o presunti tali) o dei “motociclisti puri” perché cavalcano una moto o perché sanno tutto di piloti e di tecnica. Il motociclismo o è di “tutti” o perisce. C’è bisogno di aria nuova, di gente – soprattutto ragazzi e ragazze – che magari ancora non distingue oggi una Moto3 da una Sbk, ma che resta attratta e ammaliata da questo mondo apparentemente di “svitati” ma poi – visti e conosciuti da vicino – paragonati a ragazzi “normali”, impegnati in un “gioco” complesso e rischioso, dove serve talento-dedizione-disciplina e capacità di fare squadra, un possibile esempio per i propri figli e i propri nipoti.

Insomma, quella di Vallelunga è stata una pagina positiva, da valorizzare, dicendo “bravo!” alla Fmi (Federazione motociclistica italiana), a tutti quelli – tanti! – che hanno prodotto, gestito, promosso l’evento. Nessun incensamento, per carità. Ma va dato a Cesare quel che è di Cesare. Sapendo che quella di domenica è stata una tappa, una (ri)partenza, non l’arrivo. Una spinta che può e deve utilizzare un potenziale che il motociclismo forse non sa o non sapeva neppure di avere.

E’ su questo potenziale, su questi “nuovi” appassionati che bisogna lavorare, puntando soprattutto sull’immagine e sulla comunicazione, approfondendo, estendendo, migliorando, quanto già fatto fin qui. Torneremo presto, oltre che sull’analisi tecnico-agonistica del Civ 2017, anche con proposte operative da inserire nel confronto per un 2018 “tipo” Vallelunga.

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