MotoGP e SBK, due classi per lo "stesso" motociclismo show-business
La stagione 2017 sta per iniziare con il mondiale delle derivate dalla serie. Cosa accomuna e divide il mondiale prototipi con quello riservato alle derivate dalla serie?
Cosa si vuol dire? Che serve una diversa “cultura” della narrazione delle corse, un maggiore equilibrio fra l’esigenza di esaltare (ed esaltarsi) il pubblico per la “star” di turno e quella di valorizzare al contempo anche gli avversari di quella star (pro tempore), fino all’ultimo pilota in pista. Il motociclismo – MotoGP e SBK sono in questo la stessa cosa – vive perché in pista c’è la lotta per il primo posto e anche la battaglia per non finire… ultimi. Anche l’ultimo (rischia) parte per… vincere, altrimenti non prenderebbe il via. Già. Nel motociclismo de: “I giorni del coraggio” il veloce e coriaceo campione pesarese Paolo Campanelli (tutt’ora arzillo a ridosso dei 90 anni), di solito lontano dalla lotta dei primi, si rivolgeva alla star Giacomo Agostini: “Chi saresti tu se non ci fossi io?”. Serve il tempo di chi arriva dietro per capire il valore di un giro veloce del vincitore. Già, quella di Campanelli resta una grande lezione di verità, attualissima. Una lezione di umiltà che riporta il motociclismo alla sua essenza.