Home Troppo inquinamento e traffico: passi chiusi in Trentino

Troppo inquinamento e traffico: passi chiusi in Trentino

Niente mezzi a motori sui passi dolomitici, motociclette comprese, nonostante la bella stagione o forse proprio per quello. Trento e Bolzano riprovano a chiudere i passi, presi d’assalto con la bella stagione con conseguente aumento dell’inquinamento atmosferico e acustico.

Lo 10 febbraio scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legislativo che riconosce al Trentino-Alto Adige la possibilità di adottare apposite misure di limitazione al traffico nel territorio di competenza, quindi le regioni autonome hanno ora la possibilità di attuare i loro progetti.

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“È indubitabile che sia il caso di limitare l’afflusso sui passi dolomitici, come in tutte le zone ipersfruttate“, spiega il meteorologo e personaggio televisivo Luca Mercalli ad un quotidiano locale, “Gli esempi, a livello internazionale, non mancano, basti pensare al Grossglockner, in Austria. Si è imposto un pedaggio, tutt’altro che minimale. Si percorre una strada d’alta quota, panoramica. Ci sono musei incentrati sulla sensibilizzazione ambientale e paesaggistica. La tariffa è elevata. Nonostante questo, i transiti restano innumerevoli. Però, almeno, si incassano denari, da reinvestire poi in progetti ambientali“.

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Una proposta quella di Mercalli che prova ad arginare la chiusura totale, una direzione verso cui, seppur in modo diverso, si è speso anche il celebre alpinista Reinhold Messner: “bisogna chiudere i passi dolomitici almeno 5-6 ore al giorno. È vero che se ne parla da anni, ma adesso è arrivato il momento di fare. Per me la soluzione ideale è chiudere i passi a macchine e moto in una determinata fascia oraria: un’idea potrebbe essere dalle 10 di mattina alle prime ore del pomeriggio. Questo consentirebbe a chi vuole comunque salire in macchina o in moto di farlo ma fino ad una determinata ora, poi stop ai motori e largo a chi va in bici o a piedi. Ad eccezione ovviamente di chi gestisce i rifugi e delle guide”.

Limitazioni in vista quindi, per uno degli itinerari più amati dai motociclisti, la speranza è che vinca in dialogo e che si possa trovare una soluzione per salvaguardare l’ambiente e consentire l’accesso, anche a pagamento.

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