Home MotoGP Valencia 2015: TAS, Dorna, direzione gara, piloti e tifosi. La sconfitta del sistema

MotoGP Valencia 2015: TAS, Dorna, direzione gara, piloti e tifosi. La sconfitta del sistema

Scorrettezze vere o presunte, dichiarazioni, ritrattazioni, censure, cambi di programma, annullamenti di conferenze stampa, ricorsi. Sta succedendo di tutto, nella MotoGP a Valencia e siamo solo a venerdì.

Si è partiti con “Rossi ha dato un calcio a Marquez“. Dopo si è scoperto che calcio non c’è stato. La penalità inflitta al pilota italiano è cosa nota, come lo è il ricorso al TAS. In mezzo, le accuse della Honda: “…la telemetria mostra il calcio di Vale.”, parola di Nakamoto-san.

Poi è finalmente arrivato il pronunciamento dell’arbitrato sportivo che, di fatto, non ha accolto le richieste del pilota italiano di sospendere la sanzione comminatagli dalla direzione gara a Sepang, cosa che, in pratica, non significa più di tanto, dal momento che il tutto potrebbe ancora essere sub-judice, anche dopo la gara di Valencia (questi gli orari tv).

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Di certo c’è che il pesarese, in Spagna, partirà ultimo, come il round numero 18 della stagione in cui il mondiale MotoGP che forse si trascinerà fino all’inizio del prossimo, ma su cui, almeno gli appassionati veri, vorrebbero mettersi alle spalle il più velocemente possibile, pur nell’incertezza di quanto accadrà nel futuro.

Oltre alla gara di domenica prossima però, di carne al fuoco, a volerne vedere, ce n’è parecchia, così come di fumo, che confonde forse un po’ le idee, a cominciare dall’esito del ricorso. La domanda però, al netto delle responsabilità di direzione gara, Dorna e, perché o, anche di FIM per il lascivismo passato e presente, è: qualcuno si attendeva davvero che venisse sovvertita la decisione presa nel post-gara di Sepang?

Se questo mai fosse avvenuto, avrebbe rappresentato una totale delegittimazione di tutta la struttura, così come dell’organizzazione, cosa che c’è stata comunque, per come è stata gestita l’intera faccenda, ma questa è un’altra storia.

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Cassa dritta e pedalare, dunque, con la Honda HRC che inscena il teatrino del rinvio della divulgazione dei famosi dati di telemetria per “…non gettare altra benzina sul fuoco” (Livio Suppo). “…abbiamo solo cercato di stemperare gli animi e di non influenzare la decisione…”, ha chiosato Marquez.

Peccato però che:

  • il vice presidente dell’azienda che paga lo stipendio a questi due signori abbia si sia espresso diversamente, in precedenza (vedi frase iniziale) e lo abbia fatto in veste istituzionale.
  • l’annuncio riguardante la telemetria sia arrivato due ore dopo il pronunciamento del TAS, quando cioè la decisione, era già stata presa (e potenzialmente influenzata).

A voler poi pensare male, anche se Honda certamente non ha in mente nulla di quanto segue, che è pura speculazione, qualcuno potrebbe ipotizzare che più i giorni passano e più ci sia modo di “addomesticare” i dati della telemetria, per avvalorare una certa tesi. Vietato però gridare allo scandalo ed al complottismo, per favore.

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Questo perché ci sono in ballo milioni di € come se fossero per noi comuni mortali delle noccioline o, se preferite, pistacchi (e nemmeno di Bronte). L’interesse economico ha dimostrato più volte di essere superiore anche all’immagine stessa, con comportamenti, parlando in generale, che hanno visto la negazione dell’evidenza.

Non occorre una scienza per sapere che un qualsiasi dato elaborato, può essere alterato. Indipendentemente da quella che è la verità, tecnicamente è fattibile. Certo, il dubbio sul perché, diversamente, partire lancia in resta, per poi ritrattare, rimandando la divulgazione delle informazioni, rimane e ci si chiede, improvviso buonismo? Di certo non è quella la ragione, perché per il buonismo, a quei livelli non c’è posto. Ed allora? Mistero, che lunedì sarà svelato, ha fatto sapere la casa dell’ala dorata.

Rossi e Marquez

Di certo però c’è che, indipendentemente dall’alterazione o meno dei dati della telemetria di Marquez, di errori (non solo di HRC), ce ne sono stati a bizzeffe, compreso quello di Rossi. Nell’economia generale però, quello del Dottore è stato il più piccolo ed il più veniale: l’essere stato, per una volta umano ed aver abbassato la guardia per una manciata di secondi, che gli sono stati fatali, molto più per il titolo che non per l’immagine del numero 46 agli occhi di chi, da subito, si è scagliato contro di lui, salvo poi non tornare sui propri passi all’evidenza dei fatti.

Questa di una tifoseria che, forse, non sarebbe stata nemmeno degna di assistere ad una partita della più infima serie esistente, dagli spalti dello stadio più malfamato di Johannesburg ai tempi dell’apartheid, è solo una delle molte fotografie della sconfitta di un sistema che resterà comunque in piedi e che in queste ultime settimane ha prodotto film interi, ogni volta, quasi a farlo apposta, peggiorando la situazione. Facciamoci delle domande.

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