Phillip Island, Lorenzo record “brucia” Marquez e … Stoner. Rossi terzo incomodo?
Ha un bel dire Marc Marquez che Phillip Island è una gara come tutte le altre, ma qui la tensione è più alta del sole che illumina il cielo terso di questo bellissimo lembo d’Australia.
Il terzultimo round iridato 2013 – restano solo Motegi fra una settimana e Valencia l’8 novembre – può chiudere la partita per il titolo della MotoGP, consegnando alla storia il rookie Marquez, il fenomeno spagnolo della Honda capace di aprire una nuova era del motociclismo, indubbiamente in crisi ma sempre avvincente, con lampi straordinari sia sul piano tecnico che su quello agonistico.
Nelle interminabili giornate fra prove libere e qualifiche, il piolo è dato da quell’1’28.665 fatto segnare nel 2008 da Casey Stoner (Ducati), un muro che fino agli ultimi minuti delle qualifiche pare insormontabile, appena scalfito nelle FP4 da Pedrosa (1’28.959) dopo l’1’28.961 di Lorenzo nelle FP2 di venerdì.
Ma prima Marquez spara due giri mangiacronometro (1’28.384 e poi 1’28.120), quindi Lorenzo fa esplodere la sua bomba atomica con l’1’27. 899 che abbatte il muro dell’1 e 28 cancellando così il record storico di Casey Stoner che ride a denti stretti.
La morale è una sola: il maiorchino non intende passare al rookie della Honda la propria corona iridata e domani saranno scintille in pista, in una corsa che si annuncia ricca di colpi di scena, aperta a qualsiasi risultato.
Anche perché potrebbe esserci il terzo incomodo, quel Valentino Rossi tornato in prima fila, pronto a dare manforte al compagno di squadra. Il nove volte campione del mondo è apparso deciso, buon passo e setting orientato alla corsa, anche se il suo terzo tempo sconta un gap pesante: mezzo secondo da Marquez e sette decimi e mezzo da Lorenzo (+0.748), come dire, un abisso in una pista dove si gira sotto l’uno e trenta. Fatto sta, ritrovando l’orgoglio delle giornate migliori, il pesarese potrebbe davvero dire la sua nel gioco arroventato fra i due spagnoli.
E Pedrosa? Oggi solo quinto (+0.849), quindi costretto a rincorrere dalla metà della seconda fila: pretattica o difficoltà reali da superare assolutamente in corsa? Vedremo.
Sette piloti dentro il fazzoletto rovente di un secondo. Nota negativa, le Ducati, in fila indiana ottavo, nono, decimo posto con Hayden, Dovizioso, Iannone, con gap abissali. Ma non è una novità. Domani, corsa… storica.