Amarcord: Kawasaki 750 H2 Mach IV

Derivata dall’altrettanto esuberante Kawasaki 500 H1 Mach III, la 750 H2 Mach IV vide la luce all’inizio degli anni Settanta, come modello di transizione verso la futura quadricilindrica Z1 900. Il suo motore a due tempi era potentissimo, ma la ciclistica e la frenata lasciavano un po’ a desiderare.

Di Lorenzo Rinaldi
Pubblicato il 18 set 2013
Amarcord: Kawasaki 750 H2 Mach IV


All’inizio degli anni Settanta la Casa di Akashi stava progettando una moto in grado di battere, sul mercato americano, la concorrenza delle maxi moto inglesi come Norton, BSA e Triumph, ma anche della giapponese CB750 Four. Il progetto della futura Z1 900 però fu più lungo del previsto e tenne impiegati gli ingegneri jap a lungo. Venne quindi deciso di produrre in poco tempo un modello di cilindrata 750 che non costasse troppo in termini di sviluppo. La scelta come modello di partenza cadde quindi sulla 500 H1 Mach III con motore a due tempi, presentata nel 1969.

Ben presto quindi fu realizzata la nuova 750 H2, conosciuta anche come Mach IV, che fu progettata appunto sulla base della Mach III, seguendone la medesima filosofia costruttiva, utilizzandone molti componenti e portando in eredità le super prestazioni, ma anche i difetti ciclistici, che ben presto valsero anche a questo modello il soprannome di “bara volante”.

La 750 H2 venne messa in produzione negli Stati Uniti nella primavera del 1971 e nel settembre dello stesso anno anche in Europa. La prima serie venne denominata semplicemente H2 e rimase in produzione fino al 1972.

Con il suo motore a due tempi da 74 CV, la Kawasaki 750 H2 Mach IV era una delle moto piu esuberanti negli anni Settanta
Con il suo motore a due tempi da 74 CV, la Kawasaki 750 H2 Mach IV era una delle moto piu esuberanti negli anni Settanta
Con il suo motore a due tempi da 74 CV, la Kawasaki 750 H2 Mach IV era una delle moto piu esuberanti negli anni Settanta

Era dotata di un propulsore tricilindrico in linea frontemarcia a due tempi da 748 cc (alesaggio e corsa di 71 x 63 mm) alimentato da 3 carburatori Mikuni VM da 30 mm, con ben 74 CV a 6.800 giri, 14 in più della sorella 500, e 79 Nm a 6.500 giri di coppia. La ciclistica contava su una forcella da 36 mm e due ammortizzatori al retrotreno. L’impianto frenante era composto da un solo disco anteriore da 296 mm e un tamburo posteriore da 200 mm. Gli pneumatici misuravano 3.25×19 davanti e 4.00×18 dietro, su ruote a raggi.

Le misure vitali erano: Lunghezza 2.080 mm, larghezza 850 mm, interasse 1.400 mm, altezza sella 810 mm, luce a terra 170 mm, peso 192 kg, capacità serbatoio benzina 17 litri, capacità serbatoio olio 2 litri. L’avviamento era a pedale, sul lato destro, e per accendere la Mach IV era necessario sollevare la pedana destra, per evitare che si incastrasse con quella dell’avviamento.

Tra le “doti” ereditate dalla 500 c’era anche la facile tendenza a impennare, oltre a una frenata piuttosto latitante e a una tenuta di strada non proprio eccezionale. Le prestazioni per l’epoca erano sbalorditive: 220 km/h di velocità massima dichiarata (piuttosto ottimistica, quella reale era intorno ai 200 orari) e meno di 12 secondi per coprire i 400 metri (anche in questo caso piuttosto ottimistica, a fronte di un tempo reale di 12,7 secondi, comunque eccellente). Il consumo era piuttosto elevato, con circa 10 km per un litro di miscela.

Con il suo motore a due tempi da 74 CV, la Kawasaki 750 H2 Mach IV era una delle moto piu esuberanti negli anni Settanta
Con il suo motore a due tempi da 74 CV, la Kawasaki 750 H2 Mach IV era una delle moto piu esuberanti negli anni Settanta
Con il suo motore a due tempi da 74 CV, la Kawasaki 750 H2 Mach IV era una delle moto piu esuberanti negli anni Settanta

Grazie alle indicazioni del sito kawasakitriple.it riusciamo a distinguere le differenze tra una serie e l’altra. La prima serie era contraddistinta dalle colorazioni blu (con filetti ricurvi nero/bianco/azzurro) e oro (con filetti marrone/bianco/rosso). Il parafango anteriore era in tinta con il serbatoio e i fianchetti presentavano la scritta 750 non a rilievo.

Alla fine del 1972 venne presentata la seconda serie, denominata, 750 H2A, la cui commercializzazione iniziò nel 1973. La H2A aveva il parafango anteriore cromato, la sella e il tappo serbatoio con la serratura ed era proposta nelle colorazioni bronzo e uno sgargiante viola (quest’ultima disponibile solo in USA). I filetti erano per entrambe le colorazioni rossi e gialli ma avevano un andamento lineare, mentre le scritte 750 erano a rilievo.

Nel 1974 venne presentata la terza serie 750 H2B, che subì alcune modifiche volte a migliorarne il comportamento su strada come l’irrobustimento del telaio, l’aumento dell’interasse, l’aggiunta dell’ammortizzatore di sterzo e un motore leggermente ridimensionato con 71 CV e montato su supporti elastici, più o meno gli stessi accorgimenti utilizzati sulla quinta serie 500 H1D del ’73. Le colorazioni di quella serie erano verde scuro con fascia verde lime e filetto bianco e marrone con fascia gialla e filetto bianco. Altre modifiche di quella serie erano il codino dalla forma più arrotondata, la forcella meno inclinata, le spie posizionate al centro della strumentazione, mentre sui fianchetti compariva la scritta 750 Mach IV e non più solo 750.

Con il suo motore a due tempi da 74 CV, la Kawasaki 750 H2 Mach IV era una delle moto piu esuberanti negli anni Settanta
Con il suo motore a due tempi da 74 CV, la Kawasaki 750 H2 Mach IV era una delle moto piu esuberanti negli anni Settanta
Con il suo motore a due tempi da 74 CV, la Kawasaki 750 H2 Mach IV era una delle moto piu esuberanti negli anni Settanta
Con il suo motore a due tempi da 74 CV, la Kawasaki 750 H2 Mach IV era una delle moto piu esuberanti negli anni Settanta

L’ultima serie, la H2C del 1975 non venne mai importata in Italia. Era proposta nelle due colorazioni rosso scuro (con fascia rosso chiaro e filetto bianco) e viola (con fascia lilla e filetto bianco) e non presentava modifiche tecniche di rilievo.

Ormai la Z1 900 era sbarcata sul mercato (fu presentata a Colonia nel 1972), inoltre le norme antinquinamento in USA mettevano al bando moto come la “puzzolente” Mach IV e questi due fattori contribuirono non poco alla sua uscita dal mercato, ma non dal cuore di tanti appassionati del mitico motore due tempi.

In totale ne furono prodotti 47.596 esemplari. Di questi 23.458 della serie H2, 9.623 H2A, 9.581 H2B e 4.934 H2C. Nonostante siano i più numerosi, gli esemplari della prima serie sono anch’essi molto ricercati. La Collezione Motociclistica Milanese ne possiede uno in tinta blu perfettamente restaurato, operazione oggi non così semplice visto che i ricambi iniziano a scarseggiare anche nei mercatini e trovare un esemplare originale o non “stampato” contro qualche muretto è impresa assai ardua.

Con il suo motore a due tempi da 74 CV, la Kawasaki 750 H2 Mach IV era una delle moto piu esuberanti negli anni Settanta
Con il suo motore a due tempi da 74 CV, la Kawasaki 750 H2 Mach IV era una delle moto piu esuberanti negli anni Settanta
Con il suo motore a due tempi da 74 CV, la Kawasaki 750 H2 Mach IV era una delle moto piu esuberanti negli anni Settanta
Con il suo motore a due tempi da 74 CV, la Kawasaki 750 H2 Mach IV era una delle moto piu esuberanti negli anni Settanta
Con il suo motore a due tempi da 74 CV, la Kawasaki 750 H2 Mach IV era una delle moto piu esuberanti negli anni Settanta
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