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La Honda, i portatarga, Biaggi e il potere

Alla fine è venuto fuori un pandemonio intorno ai portatarga a inclinazione regolabili, offerti come optional omaggio dalla Honda. Proprio quest’ultima definizione espressa dalla casa dell’ala dorata attraverso il suo sito italiano, solleva la Honda da ogni eventuale bega amministrativo/giuridica, ma non toglie il più grande costruttore di motocicli al Mondo dalla bufera mediatica. Un

Alla fine è venuto fuori un pandemonio intorno ai portatarga a inclinazione regolabili, offerti come optional omaggio dalla Honda.
Proprio quest’ultima definizione espressa dalla casa dell’ala dorata attraverso il suo sito italiano, solleva la Honda da ogni eventuale bega amministrativo/giuridica, ma non toglie il più grande costruttore di motocicli al Mondo dalla bufera mediatica.
Un pò perché cerano altri modi per risolvere la questione, per esempio cogliendo l’occasione per schierarsi contro le assurdità del Codice della Strada italiano e prendere una posizione da vero leader di mercato.
Honda ha invece preferito definire i suoi portatarga incriminati come un accessorio racing, regalato al momento dell’acquisto di una Hornet, o di una CBR 600R.
Ma i venti di tempesta intorno alla casa di Tokyo restano vigorosi, non certo per questo curioso incidente, quanto piuttosto per il ruolo di cattivo che Honda si è beccata (o si è ritagliata addosso) nella vicenda Biaggi.

Tutto può essere, quindi anche quello che si è letto negli oltre 2.000 commenti fioccati ai nostri post sul tema Biaggi e MotoGP, che in buona parte puntano l’indice su di una Honda cattiva ed egemone che ha fatto terreno bruciato intorno al pilota italiano, in modo che rimanesse senza moto per il 2006.
Può essere certo, io non conosco bene la vicenda per poter espimere un’opinione in merito perciò, benché mi appaia per lo meno strano che la Honda comprometta la sua immagine per fare la guerra a un singolo pilota, accetto che ciò possa essere vero.
Quello che non accetto, è che la Honda –tutta-, non solo il suo reparto corse, diventi il capro espiatorio per ogni nefandezza motociclistica, sino al punto che un Senatore della Repubblica Italiana pretenda che il Parlamento si preoccupi di indagare sui rapporti privati tra la casa giapponese e un cittadino italiano (per giunta residente all’estero), in nome dell’immagine nazionale.
Sembra proprio che in Italia, laddove coesistono problemi seri di reale interesse comune (vedi Legge 168/2005, per esempio) e problemi seri di carattere privato, ma di interesse mediatico (caso Honda/Biaggi), la politica non abbia timori nell’infilarsi (ingustamente e senza alcuna ragionevole possibilità di successo) in questi ultimi, dimenticandosi dei problemi di tutti, per affronatre i quali i politici sono eletti e pagati.
La cosa che più mi infastidisce e mi fa percepire l’impotenza del comune cittadino contro l’arroganza della politica è che è bastato l’interessamento nella vicenda Biaggi del Senatore Scalera, per generare un’esplosione mediatica tutta contro la Honda, divenuta in un amen il nemico pubblico da combattere.
Che vergogna signori, che vergogna Senatore Scalera, con la sua facile demagogia è riuscito nell’unico intento preseguibile dalla sua azione e cioè di gettare fango sull’immagine di un marchio che non tutti devono amare, ma che merita il rispetto di chiunque conosca un minimo di storia dei motori, delle corse e da queste conoscenze sappia trarne prospettive future.
Per farla semplice e per chiudere questo che sarà il mio ultimo post della settimana, caro Senatore e cari tutti gli anti-hondisti, vi invito a un pensierino: se anche fosse vero che la Honda ha bruciato Biaggi facendo valere il suo peso politico, cosa ne pensereste se per esempio in Inghilterra, un politico locale proponesse azioni politiche contro la Ferrari, che è per la F1 esattamente quello che la Honda è per la MotoGP: la Scuderia intorno alla quale ruota tutto.
Perché se ci si indigna per le angherie della Honda contro un pilota, bisogna avere il coraggio di fare altrettanto quando la Ferrari piega al suo volere i destini (vedi la recente buffonata di Indianapolis) della F1, ma soprattutto, quando la Ferrari si sforza di mantenere il privilegio agli sponsor del tabacco di fare pubblicità, laddove è contro ogni ordinamento nazionale e sovra-nazionale (questi si, di interesse politico e parlamentare).

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