Honda introduce DURABIO: plastica bio sulle sue motociclette
Honda introduce DURABIO, plastica bio a base di isosorbide, su CRF1100L Africa Twin e altri modelli: meno verniciatura, risparmio di risorse e minori emissioni, con attenzione a filiere e riciclo.
Riduzione delle emissioni produttive, eliminazione della verniciatura su componenti specifici e utilizzo di isosorbide estratto da scarti agricoli. Questi rappresentano gli obiettivi ambiziosi che Honda persegue attraverso l’adozione del DURABIO, una plastica bio di origine biologica già integrata nella Africa Twin CRF1100L e in espansione verso ulteriori modelli della gamma. L’iniziativa si inserisce perfettamente nella strategia aziendale “tripla azione verso zero”, un programma strutturato che mira al raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050, segnando un cambio di paradigma nella produzione motociclistica contemporanea.
Il materiale innovativo sfrutta l’isosorbide, un monomero sviluppato da Mitsubishi Chemical Group a partire da colture vegetali non destinate al consumo alimentare, quali mais e frumento. Questa scelta risulta particolarmente significativa perché evita la competizione con le risorse alimentari globali, rappresentando una soluzione eticamente consapevole e ambientalmente responsabile. Le proprietà chimiche del DURABIO – chiarezza ottica, resistenza meccanica e stabilità superficiale – permettono di ottenere finiture cromatiche intense e trasparenti senza necessità di verniciatura. Tale caratteristica abbatte tempi di lavorazione, riduce i costi di produzione e diminuisce significativamente l’impatto ambientale della filiera manifatturiera.
La prima applicazione mondiale su un parabrezza motociclistico risale a marzo 2024, rappresentando un milestone storico nel settore. Da allora, il materiale bio-based si è esteso a componenti quali coperture manubrio e carenature su modelli quali X-ADV, Forza 750, NT1100, NC750X e CB1000GT. Tale scelta rappresenta un approccio complementare ad altre iniziative di Honda per diminuire la plastica vergine: l’impiego di paraurti automobilistici riciclati per parti non strutturali e il riciclo polipropilene pre-consumo in vari componenti. Questa strategia multiforme dimostra come l’azienda giapponese intenda affrontare la sfida della sostenibilità da molteplici angolazioni contemporaneamente.
Tuttavia, esperti del settore segnalano criticità significative che non possono essere ignorate. La tracciabilità delle materie prime vegetali rimane un nodo cruciale, così come la disponibilità su larga scala del materiale. Gli effetti potenziali sull’uso del suolo e la necessità di studi LCA (Life Cycle Assessment) esaustivi rimangono punti aperti di dibattito scientifico. Analogamente, la riciclabilità dei materiali bio-based e la loro compatibilità con le infrastrutture di recupero esistenti richiedono ulteriori approfondimenti e validazione pratica nel tempo.
Il mercato accoglie la soluzione con giudizi profondamente contrastanti. Risultano entusiasti coloro che vi ravvisano un avanzamento concreto verso prodotti sostenibili con processi semplificati e più efficienti. Rimangono scettici, invece, coloro che richiedono un’analisi equilibrata comprendente costi reali, prestazioni durature nel tempo e impatti ambientali globali effettivi. Nel settore motociclistico, dove estetica, peso e durabilità sono parametri essenziali e non negoziabili, l’esperimento di Honda potrebbe rappresentare un modello replicabile dalle altre case costruttrici. Il successo dipenderà tuttavia dall’efficienza della filiera di approvvigionamento, dalla validazione scientifica dei benefici ambientali dichiarati e dall’accoglienza autentica della clientela nel medio-lungo termine.