Picasso OMT450c: prestazioni estreme con telaio variabile

La Picasso OMT450c introduce un quadro in fibra di carbonio con rigidezza progressiva e modularità, piattaforma per gare che dialoga con la versione OMT450c Factory e il motore Honda.

Picasso OMT450c: prestazioni estreme con telaio variabile
M V
Massimiliano Vetrone
Pubblicato il 16 nov 2025

La ricerca dell’eccellenza tecnica e dell’innovazione radicale ha sempre spinto il settore delle due ruote verso soluzioni all’avanguardia, ma raramente si è assistito a una trasformazione tanto profonda come quella portata dalla Picasso OMT450c. In un contesto dominato da tradizione e approcci consolidati, questa piattaforma si propone come vero e proprio laboratorio su due ruote, ridefinendo il concetto di moto da competizione e aprendo la strada a una nuova era di sperimentazione e personalizzazione tecnica.

Il cuore di questa rivoluzione è rappresentato dal quadro in fibra di carbonio dotato di rigidezza progressiva. Non si tratta semplicemente di una soluzione leggera ed esteticamente accattivante, ma di un sistema che consente una risposta strutturale dinamica, adattabile alle diverse esigenze di pista. La possibilità di intervenire sulla rigidità del telaio in tempo reale, tra una sessione e l’altra, rappresenta un salto concettuale notevole rispetto al passato, dove la messa a punto si limitava a sospensioni e regolazioni elettroniche.

Al centro del progetto si trovano due longheroni principali, realizzati in carbonio e collegati tramite nodi in ergal 7075-T6. Questa soluzione, apparentemente semplice, cela in realtà una complessa architettura di modularità che consente di sostituire rapidamente i longheroni con profili dal layup differenziato. Il risultato è una moto capace di adattarsi a ogni scenario: dalle piste ad alta velocità ai circuiti tecnici, fino alle superfici a grip variabile. In questo modo, l’accesso a configurazioni avanzate, tipico delle categorie di vertice come la Formula 1 o l’aeronautica, viene reso disponibile anche a team con risorse più limitate.

La chiave di volta di questa evoluzione è il brevetto strutturale DAST, una soluzione ingegneristica che permette una taratura estremamente precisa della piattaforma. È importante sottolineare la distinzione tra la OMT450c Factory, frutto della collaborazione con Honda RedMoto e già pensata per il Flat Track, e la Picasso OMT450c in sé, che rimane una piattaforma sperimentale e non ancora un modello di serie definitivo. Questo doppio binario consente di esplorare sia la ricerca pura che l’applicazione concreta in gara.

Sul piano tecnico, la moto si affida a un motore 450 cc monocilindrico raffreddato a liquido, equipaggiato con sistema PGM-FI e corpo farfallato da 44 mm. L’elettronica, anch’essa all’avanguardia, prevede tre mappe motore selezionabili e un controllo di trazione avanzato, strumenti essenziali per armonizzare la potenza con la flessibilità strutturale del telaio. La geometria della moto punta tutto sulla centralizzazione delle masse, con un interasse di 1.438 mm, sterzo regolabile e sella posta a 873 mm. Degno di nota è l’impiego di layup differenziati e configurazioni asimmetriche, che permettono di spostare l’asse neutro di flessione e garantire una risposta più comunicativa e precisa nelle situazioni limite.

L’adozione di questa architettura porta con sé vantaggi operativi significativi. La possibilità di testare molteplici configurazioni senza dover sostituire l’intero telaio consente ai team di risparmiare tempo prezioso e di incrementare la propria flessibilità tattica durante le competizioni. Tuttavia, la strada verso una diffusione capillare non è priva di ostacoli: i costi di acquisto restano elevati, la logistica si complica e, soprattutto, i regolamenti sportivi spesso vietano modifiche strutturali di tale portata, limitando l’applicabilità di queste soluzioni nei campionati ufficiali.

Non mancano, infine, le perplessità da parte degli addetti ai lavori. In particolare, alcuni esperti sollevano dubbi sulla durabilità dei giunti modulari nel tempo e sugli effetti che ripetute sostituzioni dei longheroni potrebbero avere sulla sicurezza complessiva della struttura. Sono interrogativi cruciali che il progetto dovrà affrontare per consolidare la propria posizione nel panorama competitivo e per essere adottato non solo dai team ufficiali, ma anche dai privati e dai costruttori desiderosi di innovare.

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