Home Rossi: “Se Stoner salisse domani sulla Ducati di Dovizioso arriverebbe sesto”

Rossi: “Se Stoner salisse domani sulla Ducati di Dovizioso arriverebbe sesto”

In una intervista rilasciata a Rolling Stone in uscita domani, il fuoriclasse di Tavullia come al solito non le manda a dire. Eccone alcune anticipazioni.


Come noto, Valentino Rossi non è solito sfruttare granchè le arti della diplomazia, e in un’intervista rilasciata a Rolling Stone – che sarà pubblicata integralmente sul numero in uscita domani 29 Novembre – sembra aver dato dimostrazione ancora una volta di avere pochi peli sulla lingua. Il pluri-titolato campione pesarese, intervistato presso il suo Ranch di Tavullia, sarà infatti protagonista di un ampio servizio sul magazine musicale, e dalle prime anticipazioni è probabile che le sue parole, ancora una volta, lasceranno il segno. Ne riportiamo alcune succulenti anticipazioni.

Sulla sua scuola per giovani piloti di recente apertura:

“L’abbiamo aperta quest’anno e abbiamo già sette piloti: vogliamo lavorare solo con gli italiani. Li aiutiamo a diventare piloti: lavorano in palestra con un preparatore atletico, Carlo, e si allenano sul circuito del Ranch. Li assistiamo anche con i contratti e con il management, per cercare di fargli avere la moto migliore. Ma non andiamo a proporli direttamente. Non sappiamo quale sia il loro potenziale, finché non iniziano a lavorare con noi, ma finora i ragazzi sono migliorati tantissimo”.

Nella stagione 2013, anno del suo ritorno in Yamaha dopo il tormentato biennio in Ducati, Rossi è riuscito a centrare una sola vittoria, a Giugno, nel Gran Premio d’Olanda. Probabilmente il ‘Dottore’ si aspettava di più nell’anno del ritorno sulla mai dimenticata Yamaha YZR-M1 del team ufficiale, ma forse proprio per questo il successo di Assen sembra avergli dato più soddisfazione rispetto ad altre della sua luminossissima carriera:

“È stata una delle vittorie più importanti della mia carriera, ma non la più importante. Quelle che contano davvero sono quelle che ti fanno vincere il titolo. Però posso dire che è una di quelle che ho desiderato più a lungo. Quanto è passato dall’ultima, due anni e mezzo? Cazzo, è troppo tempo. Sono state delle domeniche molto brutte. Frustranti. Specialmente quando ero in Ducati”.

Sul suo discusso rapporto con la Ducati Desmosedici e la casa di Borgo Panigale, Rossi ha svelato dei retroscena tutt’altro che scontati, confermando che il suo rapporto con lo scorbutico prototipo MotoGP bolognese è stato molto difficile sin dall’inizio:

“La prima volta che ho guidato la Ducati è stato uno shock. Dopo tre giri ho pensato: “Siamo nella merda”. Mi sono bastati per capire che avevo fatto un errore. Non avevo potuto mai provare la moto prima di firmare, ma ho firmato lo stesso. I problemi erano chiarissimi fin dall’inizio. Ho detto: “Ok, proviamo a migliorare questa moto”. Abbiamo lavorato per tutta la prima parte della stagione, ma dopo 10 gare ho cominciato a capire che non avrei mai vinto con quella moto.”

“Le voci secondo cui volevo rescindere il contratto erano vere, ma non potevo farlo, non c’era modo. Ed è stato un bene. Sarebbe stata una scelta sbagliata, troppo facile dire: “Me ne sto a casa” quando le cose vanno male. Non bisogna arrendersi. Si dice che quando attraversi un periodo difficile diventi più forte, secondo me non è vero. Sicuramente diventi più vecchio”.

Il Dottore non si tira indietro nemmeno quando c’è da rispondere in meito ad alcuni suoi rivali storici, in particolare l’acerrimo rivale Casey Stoner (con cui ha polemizzato in abbondanza prima del ritiro di quest’ultimo dalle corse) e l’abulico Dani Pedrosa, che anche quest’anno ha mancato l’appuntamento con il più ambito titolo mondiale del motociclismo:

“Casey ha fatto un lavoro incredibile con la Ducati e se riguardo la sua telemetria non capisco come abbia fatto. La gente pensa che Stoner fosse molto veloce, ma non molto intelligente, e per questo alla fine ha fatto il botto. Ma la realtà è che con la Ducati ha dovuto guidare sempre oltre il limite, andare più forte possibile. E se guidi così, alla fine ti schianti. Abbiamo due storie diverse. Lui aveva guidato una sola moto, la Honda di Luca Cecchinello e per un solo anno, quando è passato in Ducati. Credo abbia pensato: “Fanculo, questa moto è buona, devo vincere”. Io invece venivo da anni con la Honda e la Yamaha e ho capito subito che la moto non era buona. Sono sicuro che se Stoner domani salisse sulla Ducati di Dovizioso arriverebbe sesto. Comunque guidava in un modo incredibile. È unico. Se mi manca? In pista sì. Era un grande talento, difficile da battere. Fuori dalla pista no. Senza di lui, tra noi piloti va molto meglio. Ci sono i rivali e i nemici, ma la situazione è normale: quando finisce la gara non siamo amici, ma l’atmosfera è ok.”

“E’un peccato che Pedrosa non sia mai stato campione del mondo. Se lo merita, mi piace molto. Adesso mi sembra che gli sia entrata un po’ di paura, ha il talento per vincere il titolo, ma si è rotto le ossa 18 volte. Sono tante. Forse potrei fare quattro chiacchiere con Lorenzo e Márquez e dirgli: “Ragazzi per favore, lasciatene uno a Dani”».

Infine, a riguardo del suo eventuale ritiro dalle corse (indubbiamente uno degli ‘argomenti caldi’ delle ultime settimane), ha specificato:

“Ho un contratto fino al 2014, se sarò abbastanza forte, in grado di fare un passo avanti e stare al livello dei primi tre, allora voglio continuare per altre due stagioni con la Yamaha, nel 2015 e nel 2016. Non ho ancora deciso. Quello che mi interessa è essere competitivo”.

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