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MotoGP, Le Mans: chi sale e chi scende

GP di Le Mans 2018: chi sale e chi scende.

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Chi sale: Petrucci. Terzo tempo in qualifica spinto da una Q1 da favola, anteprima di un secondo posto in gara da canto del gallo (primo podio 2018, tre podi nel 2017 e 8° in campionato), dietro a Marquez e davanti a Rossi. Le Mans spinge il 28enne asso ternano – un funambolo che muove i primi passi da baby nel trial e nel cross – a candidarsi per sostituire nel 2019 Jorge Lorenzo sulla Rossa ufficiale con possibilità di dare finalmente una svolta decisiva ad una carriera iniziata in MotoGP nel 2012.

Da tappabuchi a outsider di lusso pronto a battersi alla pari con i big che per troppo tempo il corridore ternano ha visto solo da dietro per mancanza di competitività delle moto (Ioda, Suter-Bmw, Art) e per infortuni. Danilo è forte nel giro secco e tiene il ritmo, un passista capace di ogni exploit, d’assalto sul bagnato e al contempo saggio e freddo nel caos del corpo a corpo, corridore di squadra che a Le Mans salva le Rosse ma non fa notizia.

L’umiltà, in questa MotoGP show-business, è merce rara e non paga. Petrux non ha né il pedigree né il carisma di un Jorge, tanto meno di un Vale. Ha però, oltre a consolidate qualità tecniche e agonistiche, l’umiltà e la scorza di chi sa costruire con gran lena e acume certosino, assieme alla squadra, il percorso che conduce al risultato. Petrux è pilota da “pressione”, più ce n’è, più lui tira. Al Mugello, dove Danilo ha fatto il solco e già nel 2017 è salito sul podio, il pentolone è già in ebollizione. Colpaccio sul circuito di casa?

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Chi scende: Dovizioso L’annuncio di Dovizioso alla vigilia di Le Mans appena firmato il nuovo contratto biennale con la Ducati: “E ora vinciamo il mondiale” non ha portato bene. Non è vero che trattative mal condotte in zona Cesarini non lasciano strascichi negativi. Caduto al quinto giro per uno svarione, Andrea ha bruciato la possibilità di battersi per la vittoria con Marquez dando un duro colpo alla sua corsa verso il titolo mondiale.

Dopo quel “pasticciaccio” di Jerez, (una carambola innescata dal “lungo” del Dovi nel tentativo di superare l’infido Jorge, cartina del tornasole della tensione interna) il nuovo ko al Bugatti è peggio di un peccato mortale. Dovi ha definito “stupido e inaccettabile” l’errore commesso (perché ad inizio gara e perchè stava guidando – dice lui – “non impiccato”), ma questo acuisce e non riduce le responsabilità di un pilota di punta, con ambizioni iridate.

Con un Marquez che incassa le ultime tre vittorie consecutive, di fronte al doppio zero del forlivese non ci si può meravigliare di una classifica che vede adesso l’italiano al nono posto con un gap di 49 punti, profondo come la delusione: come dire, due gare di svantaggio su cinque effettuate. La doppia sberla di Jerez e di Le Mans non cancella le qualità di un pilota notoriamente freddo, lucido, costante e solido, ma suonano come un campanello d’allarme. Spetta al Dovi, subito al Mugello, rimettere ogni cosa al suo posto tornando con una corsa magistrale in corsa per il mondiale.

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