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Mauro Noccioli: da Rossi e Biaggi… al CIV

Il guru fiorentino parla della sua esperienza al box del Campionato Italiano Moto3 con il Max Racing Team e i giovanissimi Delbianco e Baldini.

Per chi “mastica” motociclismo da anni, Mauro Noccioli è un nome che non ha bisogno di grosse introduzioni. Toscano, classe ’56, Noccioli è stato capo-meccanico di fuoriclasse della velocità e futuri iridati come Valentino Rossi (che con lui vinse il primo Mondiale in 125 cc), Max Biaggi e Loris Capirossi, oltre ad altri talenti ‘nostrani’ come Locatelli, Pasini e Corsi e campioni affermati come Hayden, Luthi, Torres ed Espargarò, Hayden e molti altri.

E non è finita qui in quanto Noccioli, prima di arrivare alla pista, ha messo in bacheca, sempre da meccanico, 11 titoli italiani Motocross e una Parigi-Dakar vinta con Eddi Orioli. e scusate se è poco. Nonostante sia un uomo schivo, il fiorentino non può certo passare inosservato nel paddock del CIV, dove in questa stagione è al lavoro nel box del neonato Max Racing Team di Max Biaggi e due Mahindra affidate a due giovani piloti italiani, Alessandro Delbianco e Davide Baldini, nella classe Moto3.

In un’interessante e recentissima intervista rilasciata al sito ufficiale del CIV, Noccioli ha parlato di passato, presente e futuro ricordando diversi momenti significativi della sua carriera. A cominciare dai suoi inizi ‘nel fango’ culminati nel cruciale approdo in Aprilia:

“Negli anni ‘70 nel fiorentino c’erano realtà come Ancillotti, Gori, piccole aziende artigianali che facevano moto da cross. Io smisi con la scuola e iniziai a lavorare con Guidotti. La passione per la moto penso sia stata tutto nella mia vita. Grazie all’esperienza in fuoristrada ho incontrato Corrado Maddii, con il quale ho instaurato un rapporto di amicizia e anche di più. Lì nacque la passione per la tecnica.”

“Nel ’79, grazie a Maddii, ebbi la fortuna di entrare in Aprilia e a Noale trovai gente capace di dare una svolta alla tecnica dell’epoca: la prima moto da cross 250 raffreddata ad aria nacque in Aprilia. Tutte competenze che l’azienda ha portato poi nel Mondiale.”

“Arrivai alla velocità nell’88 facendo esperienza, sempre con Aprilia, nella SP, categoria che grazie ai costi ridotti dava la possibilità a tutti i giovani di esprimere le loro potenzialità. Nel corso del tempo poi lavorai con Gilera, Cagiva e con Witteveen, che mi trasferì un metodo di lavoro, un’inquadratura che all’epoca non esisteva.”

E poi è stata la volta di Biaggi, Rossi e Capirossi, da lui incontrati in questa sequenza agli albori delle rispettive, gloriose carriere:

“Ho avuto esperienze con tutti e 3 anche se in momenti diversi, ad esempio con Capirossi ho lavorato quando voleva smettere, contribuendo alla sua rinascita. Forse la cosa che li univa è la grande voglia di competizione. La sfida di Biaggi, come quelle di Rossi e Loris, era la stessa: cercare di ottenere sempre il massimo.”

“Tutti e 3 erano molto talentuosi, forse quello con più chances è stato Valentino, che ha avuto grande continuità e il tempo di crescere. Oggi probabilmente non diamo il tempo ai giovani di maturare. Ero a Misano per il Mondiale, c’erano tanti italiani forti, ma nessuno come loro.”

Il proverbiale “cerchio” si è in qualche modo “chiuso” quest’anno con il nuovo ingaggio nel Max Racing Team, nuova squadra di proprietà di Max Biaggi. Anche se il 2017 è stato fin qui poco fortunato per il team, Noccioli resta comunque fiducioso nel potenziale di questa nuova avventura:

“Iniziai dopo la gara di Imola. Max mi chiese di dargli una mano e di capire quali potevano essere le difficoltà della squadra. Stiamo facendo un buon lavoro ma subentrare in corsa non è mai facile. Non si possono fare colpi di mano.”

“Con i giovani è importate il linguaggio. Ci sono dei momenti in cui devi parlare delicatamente, Baldini ad esempio non puoi affrontarlo come un ragazzo più grande. Se vuoi comunicare con una persona devi trovare un modo per farlo in base al suo carattere, con alcuni devi essere più duro con altri meno. Devi modularti a seconda di chi hai davanti e soprattutto perseverare sempre.”

Infine, interrogato sul livello dei giovani piloti italiani, Noccioli ha avanzato un paio di osservazioni che – dette da un esperto della materia come lui – andrebbero prese decisamente sul serio:

“In questo momento stiamo avendo una grossa quantità di giovani piloti, grandi numeri, sicuramente un dato positivo. A Misano ad esempio ho visto bene anche una wild card come Zannoni. Quello che forse un po’ manca, e che io ho sempre sostenuto, è che a volte li facciamo stare troppo bene questi giovani, non gli facciamo fare esperienze dure che comunque servono.”

“Qualcosa da cambiare poi anche nel nostro Campionato c’è, per renderlo ancora più competitivo a livello di qualità sportiva e non dover far si che alcuni talenti, come Foggia o Vietti Ramus, vadano al Mondiale Junior. Anche se non mancano esperienze come quella di Di Giannantonio.

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