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Amarcord: Ducati 900 SS

Amarcord: Ducati 900 Super Sport


Verso la metà degli anni Settanta, Ducati individuò un tipo di moto che mancava nei listini della Casa bolognese. Dopo le bicilindriche a carter tondi come la 750 GT del 1971, la 750 Sport del 1972 e la 750 Super Sport Desmo del ’74, la prima con distribuzione desmodromica, il modello che appunto mancava era una moto super sportiva con cilindrata superiore a 750 cc che potesse battere la concorrenza giapponese.

A dire il vero, in un primo momento Ducati realizzò una moto più turistica, ribattezzata 860 GT e disegnata da Giugiaro, ma la sua estetica non riscosse molto successo e verrà poi rimpiazzata nel 1976 dalla GTS. Sulla base quindi della più sportiva 750 SS Desmo, la Casa bolognese decise di proporre una versione con cilindrata maggiorata, la 900 Super Sport.

Il motore di 864 cc (alesaggio di 86 mm per 74,4 mm di corsa) era quello montato sulla 860 GT, a sua volta evoluzione di quello che equipaggiava la 750 GT, ma adottava dei carter di forma squadrata, da cui il nome “carter quadri”, per differenziarsi dal “carter tondi”. Altre modifiche rispetto alla 860 GT erano la distribuzione desmodromica invece di quella a coppie coniche, ma anche la mancanza dell’avviamento elettrico e il rapporto di compressione che passava da 9 a 9,5:1, mentre l’alimentazione utilizzava due carburatori Dell’Orto PHM 40 in luogo di quelli da 32 mm e lo scarico era firmato Conti (sostituito da un Lafranconi per il mercato americano).

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Il cambio era a cinque rapporti con selettore sul lato destro e frizione multidisco in bagno d’olio, la potenza di 80 CV a 7000 giri per una velocità massima di 225 km/h e un’accelerazione sui 400 metri da fermo di 12,3 secondi.. La ciclistica era composta da un telaio tubolare doppia culla aperta, forcella Marzocchi da 38 mm e biammortizzatori dietro, due freni a disco Brembo da 280 mm davanti e uno dietro da 229 mm, cerchi a raggi Borrani da 18 pollici con pneumatici 3.50 e 4.60.

Il peso a vuoto era di 196 kg e il serbatoio conteneva 20 litri di carburante. Esteticamente molto simile alla 750 si differenziava anche per il serbatoio in metallo invece che in fibra; le prime versioni non avevano gli indicatori di direzione, introdotti negli anni successivi. Nel corso della sua storia, la 900 SS non subì molte modifiche sostanziali: nel 1976 il cambio venne spostato a sinistra, mentre nel 1977 entrò in produzione la seconda serie, che aveva un serbatoio differente.

Nel frattempo entrò in produzione la 900 SSD Darmah, frutto del restyling a opera di Leopoldo Tartarini, ex pilota Ducati che in seguito fonderà la Italjet: dotata di avviamento elettrico e con un’indole meno sportiva, la “tigre di Sandokan”, prodotta fino al 1984, non riscosse neppure lei un gran favore di pubblico. Nel 1978 fu la volta della terza serie che adottava i cerchi in lega, una seconda colorazione nero-oro oltre a quella blu-argento ed era disponibile anche in versione biposto, mentre il motore beneficiava di alcune innovazioni introdotte sulla Darmah, come la nuova accensione Bosch e un differente diagramma di distribuzione.

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Intanto nel 1979 Ducati presentò l’esclusiva 900 SS Mike Hailwood Replica per ricordare la vittoria del pilota britannico al Tourist Trophy, ottenuta con una 750 Super Sport con cilindrata portata a 900 cc. Nel 1980 arrivò la quarta serie con altre nuove colorazioni e cerchi Speedline in magnesio, altra eredità della Darmah. Nel 1982, dopo essere stata prodotta in oltre 6000 esemplari, terminò la carriera della 900 SS, sostituita dalla 900 S2.

La sigla 900 SS, così come la 750 SS, ricomparve poi alla fine degli anni Ottanta, con le SuperSport spinte dal motore Desmodue, e successivamente nel 1999, con le versioni ristilizzate a iniezione. La 900 SS è stata resa celebre anche dal fumetto Joe Bar, guidata da Guido Brasletti, detto Pepé, che sfidava gli amici del bar Edouard Bracame, detto Ed il polso, su Honda CB 750 Four, Jean-Raoul Ducable, detto Jeannot la rotella su Kawasaki 750 H2 e Jean Manchzeck, detto Joe ragazzata su Norton Commando 850.

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