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Amarcord: gli “Elefantini” Cagiva

Dopo una breve pausa invernale torna la rubrica Amarcord dedicata alle moto del passato che hanno lasciato un segno nel vostro e nei nostri cuori. Vi ricordiamo ancora una volta che se avete una moto o anche un ciclomotore di cui volete raccontarci la storia, mandate una mail a [email protected] allegando se possibile qualche vostra immagine d’epoca.


Chi ha più di una trentina d’anni, forse qualcosina di più, sa sicuramente che l’elefante che comprare nel marchio Cagiva ormai fin dalla sua fondazione nel 1978, e che ha subito alcuni mutamenti nel corso degli anni, è stato anche un modello di una moto, anzi di diverse moto, di grande successo. Prima però un piccolo passo indietro fino al 1983, quando fu presentata la Cagiva Aletta Rossa 125, contrassegnata dall’impronunciabile sigla WSXT.

Una moto che divenne presto di gran moda, soprattutto nella colorazione rossa con sella nera (e nelle ultime versioni la scritta stilizzata AR sul fianco della sella), che si affiancava a quella bianca, sempre con sella nera, e nera con sella rossa, grazie anche a un prezzo non proibitivo, che alla data del suo debutto venne fissato in 2.550.000 lire. Il motore era derivato da quello dell’antenata SXT ma dotato di raffreddamento a liquido, da cui il motivo per la sigla W(water)SXT.

Storia di uno dei 125 da enduro di maggior successo della casa varesina: Cagiva Elefant
Storia di uno dei 125 da enduro di maggior successo della casa varesina: Cagiva Elefant
Storia di uno dei 125 da enduro di maggior successo della casa varesina: Cagiva Elefant
Storia di uno dei 125 da enduro di maggior successo della casa varesina: Cagiva Elefant

Il cambio era a sei rapporti, l’alimentazione era affidata a un carburatore Dell’Orto PHBL 24, il serbatoio da 11 litri scarsi, la potenza massima dichiarata di 15,2 CV a 7.000 giri, il peso di 118 kg, per una velocità massima di poco inferiore ai 115 km/h. Prestazioni discrete che potevano essere sensibilmente migliorate grazie ai kit in commercio all’epoca (ovviamente illegali, ma a quel tempo…), come quello Polini abbinato al carburatore da 32 o 34 mm, che consentivano alle “Alette” di arrivare allegramente ai 140 orari.

A livello ciclistico, l’Aletta Rossa disponeva di un telaio in tubi tondi d’acciaio rotondi, forcella Llobe da 35 mm con escursione di 175 mm e monoammortizzatore posteriore con sistema Soft Damp ed escursione di 190 mm. I freni erano a disco da 240 mm l’anteriore e a tamburo da 125 mm il posteriore. Le ruote in acciaio da 21 e 17 pollici montavano pneumatici Pirelli MT30 da 2.75 davanti e 4.60 dietro.

Sulla scia del successo di questo modello, che tra l’altro adottava un equipaggiamento piuttosto completo, nacque l’anno seguente la prima Elefant, venduta a 3.300.000 lire, che tecnicamente non differiva dalla AR (la quale non uscì di produzione fino al 1987), ma adottava un “dakariano” serbatoio da 15,5 litri, oltre a differenti pezzi come mascherina, serbatoio, fianchetti e sella. Era proposta nella colorazione bianco/rossa e in una più “ufficiale” blu/bianco, con scritta Dakar sul serbatoio.

Storia di uno dei 125 da enduro di maggior successo della casa varesina: Cagiva Elefant
Storia di uno dei 125 da enduro di maggior successo della casa varesina: Cagiva Elefant
Storia di uno dei 125 da enduro di maggior successo della casa varesina: Cagiva Elefant
Storia di uno dei 125 da enduro di maggior successo della casa varesina: Cagiva Elefant

Della Elefant vennero prodotti negli anni anche diverse cilindrate, tra cui le prime furono la 200, sempre con motore a due tempi, e la 350 con motore 4T; queste ultime due motorizzazioni vennero sviluppate anche per la Aletta Rossa. Negli anni seguenti arrivarono anche la 650, la 750 e infine la 900 a iniezione.

Tornando alle 125, già nel 1985 venne presentata la Elefant 2, per molti la più riuscita dal punto di vista estetico, oltre che migliorata dal punto di vista meccanico e ciclistico. Il propulsore, lo stesso della Aletta Oro S1, guadagnò diversi cavalli, superando quota 20, per una velocità massima che sfiorava i 130 orari.

Cambiarono ancora mascherina, serbatoio e fianchetti, mentre la ciclistica venne aggiornata con forcella e ammortizzatore Marzocchi e cerchi in alluminio. Alle due colorazioni su base rosso o azzurro si affiancò anche la livrea “Lucky Explorer”, mentre il prezzo salì a 3.700.000 lire.

Storia di uno dei 125 da enduro di maggior successo della casa varesina: Cagiva Elefant
Storia di uno dei 125 da enduro di maggior successo della casa varesina: Cagiva Elefant
Storia di uno dei 125 da enduro di maggior successo della casa varesina: Cagiva Elefant
Storia di uno dei 125 da enduro di maggior successo della casa varesina: Cagiva Elefant

L’ultimo capitolo della saga degli Elefanti arrivò nel 1986 e si chiamava Elefant 3, anche se era più conosciuta con il nome di Elefantre, che campeggiava anche sul serbatoio. Su questa versione comparve per la prima volta l’avviamento elettrico, ma diverse furono le novità, tra cui una mascherina con plexiglass e un paramotore, ma anche nuovi comandi e strumentazione.

La ciclistica divenne più fuoristradistica con sospensioni a escursione maggiorata (da 180 mm davanti e 170 dietro della Elefant 2 a 190/220 mm per la “Tre”) e forcella con perno avanzato. Rivisto anche il propulsore, derivato da quello della Aletta Oro S2, sebbene le prestazioni non mutarono più di tanto rispetto alla Elefant 2.

Il prezzo della Elefantre, disponibile nelle tre livree bianco, blu/giallo e nero/rosso, era di 3.900.000 lire. Venne prodotta fino al 1988, quando venne sostituita dai modelli Cruiser e Tamanaco prima, che montavano i motori delle Freccia C9 e C10, a cui seguirono poi la N90, la K7 e la W8, con il motore C12R.

Storia di uno dei 125 da enduro di maggior successo della casa varesina: Cagiva Elefant
Storia di uno dei 125 da enduro di maggior successo della casa varesina: Cagiva Elefant
Storia di uno dei 125 da enduro di maggior successo della casa varesina: Cagiva Elefant
Storia di uno dei 125 da enduro di maggior successo della casa varesina: Cagiva Elefant

Nonostante le prestazioni nettamente superiori e il successo commerciale di alcuni di questi modelli più recenti, la Elefant e la Aletta Rossa rimangono dei miti degli anni Ottanta che i loro successori non sono mai riusciti a eguagliare.

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