Home Crutchlow a Blogo: “Non ci sono eroi in MotoGP”

Crutchlow a Blogo: “Non ci sono eroi in MotoGP”

L’inglese del team LCR punta alla Top 3 del Mondiale: “La nostra Honda è “molto vicina” alle moto ufficiali, per questo può vincere ovunque!”

Nel corso di un’evento GIVI tenutosi un paio di giorni fa in quel di Brescia, non ci siamo fatti scappare l’occasione di scambiare due chiacchiere con il sempre affabile Cal Crutchlow, 32enne pilota britannico del team LCR Honda che negli ultimi anni ha raccolto risultati davvero importanti in MotoGP con la Honda di Lucio Cecchinello.

Iridato Supersport nel 2009, Crutchlow passa in Superbike l’anno successivo e dal 2011 si trasferisce in pianta stabile in MotoGP, chiamato dal team Yamaha Tech3. Dopo tre anni con la compagine di Herve Poncharal diventa pilota ufficiale Ducati, posto abbandonato dopo un solo anno (anche lui per scarsa affinità con la Desmosedici) per approdare alla corte di LCR.

Con il team italiano, Crutchlow conquista la sua prima vittoria a Brno nel 2016, pochi mesi dopo la vittoria ad Assen di Jack Miller che aveva interrotto il monopolio delle case ufficiali sul primo gradino del podio della MotoGP che durava da un decennio, bissando poi il risultato a Phillip Island.

In questo 2018, Crutchlow ha già conquistato una vittoria in Argentina – assaporando per la prima volta il primato solitario in classifica in MotoGP – ma nell’ultimo round di Le Mans è incappato in uno spettacolare high-side che lo ha costretto a rimanere una notte in ospedale prima di riprendere la via della pista, la mattina successiva. La nostra prima domanda è stata quindi la più banale:

Ciao Cal, come stai?

“Sto bene. Ho ancora qualche dolore e, come avrai visto, sono ancora un po’ claudicante quando cammino, ma tutto sommato sto bene. E poi sono riuscito a correre e finire la gara a Le Mans, non l’avrei fatto se non ne fossi stato in grado, anche se i medici erano un po’ perplessi.”

Hai comunque iniziato bene la stagione, dopo la vittoria in Argentina ti sei addirittura ritrovato leader solitario del Mondiale MotoGP. Come hai vissuto quelle due settimane da capoclassifica?

“Le cose in Argentina sono andate molto bene e, dopo la gara, sia io che il team eravamo ovviamente euforici, anche perché avevamo raccolto un risultato fantastico partendo da una situazione difficile.”

“La leadership in classifica non ha cambiato la mia mentalità e nel round successivo, ad Austin, il mio obiettivo era quello di spingere per arrivare sul podio. Io e il team eravamo in pieno accordo nell’assumere questo approccio. Purtroppo sono caduto e alla fine non sono arrivato in zona punti, e poi ho fatto uno ‘zero’ anche la gara dopo a Jerez.”

“Certo non posso fare a meno di pensare che, senza quei due ‘zeri’, oggi sarei potuto essere almeno secondo nel Mondiale.”

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Ti senti pronto per il round del Mugello del prossimo weekend?

“Certo, anzi, non vedo l’ora di correre su quella che io considero una delle migliori piste del mondo. Al momento siamo solo a 12 punti dal secondo posto (in realtà 13, con Cal 8° a 46 punti e Vinales 2° a 59) e quindi daremo sicuramente il massimo per puntare al podio.”

Quindi pensi che la tua Honda sia in grado di lottare per i primissimi posti anche al Mugello?

“Sono davvero soddisfatto della moto, credo che Honda abbia fatto un ottimo lavoro. Siamo molto veloci in rettilineo e questo dovrebbe favorirci al Mugello, ma ogni pista è differente e molto dipende anche dai piloti. La nostra moto è comunque “molto vicina” alle specifiche delle Honda ufficiali e per questo credo sia sempre possibile vincere gare, ovunque.”

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Che genere ti posizione in classifica ti aspetti a fine anno? Intendo dire, dove vorresti essere a fine stagione per considerare la tua annata come “positiva”?

“Innanzitutto credo che, ora come ora, dovremmo iniziare a pensare un po’ di più alla nostra posizione in campionato. Come dicevo, se avessi fatto dei risultati “normali” a Jerez e Austin, senza quei due “zeri”, forse potevo essere ancora in testa alla classifica. Adesso sono 8° nel Mondiale, ma non lontano dal secondo posto, quindi penso di poter puntare alla Top 3 in campionato.”

Top 3? Non si può dire che non miri in alto…

“Beh, a dir la verità sarei già soddisfatto se dovessi finire nella Top 5, ma mi è già successo (nel 2013 con Yamaha Tech3, NdR), quindi mi sembra giusto puntare alla Top 3. E credo che sia un risultato possibile, sicuramente.”

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Quali piste ritieni più adatte a te e alla tua Honda per ottenere un grande risultato?

“Ce ne sono diverse. Come dicevo prima, già il Mugello è una pista dove possiamo fare un ottimo lavoro, poi c’è Barcellona, una pista sulla quale non ho ottenuto grandi risultati, ma sulla quale abbiamo fatto un ottimo test la scorsa settimana, quindi direi che anche quella è una pista dove possiamo mirare alla Top 5, con speranze di podio.”

“Ci sono poi altre piste su cui possiamo fare bene, che ho nel mirino, ma forse è meglio che non te le dico per non svelare i miei segreti (ride).”

“Per me, quest’anno, già finire nella Top 6 potrebbe non essere un buon risultato. E’ proprio per questo che ero molto arrabbiato dopo l’8° posto di Le Mans, nonostante la situazione particolare che abbiamo dovuto affrontare in quel weekend.”

“Fino ad ora abbiamo avuto due “cattive gare” su cinque, ad Austin e Jerez (dove aveva comunque firmato la pole, NdR), dobbiamo lasciarcele alle spalle al più presto perché ho altre piste nel mirino dove penso potremo puntare anche alla vittoria.”

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Al contrario, ci sono circuiti che per qualche motivo non gradisci e che quindi potrebbero indurti a guidare in modo più conservativo?

“Dico Austria, perché fino ad oggi non ho mai ottenuto un buon risultato su quella pista e non saprei neppure darti un perché. Io personalmente non mi trovo male su quella pista, mi piace in fondo, ma non ho mai finito una gara lì in una bella posizione.”

“Ad ogni modo, il punto è che la nostra moto è migliorata molto rispetto agli ultimi anni e quindi credo che per me sia possibile far bene anche in Austria.”

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Quali ritieni siano i più temibili piloti della MotoGP da affrontare in pista in un “corpo-a-corpo”?

“L’avversario più duro in una situazione del genere è Marquez, senza dubbio, perché mi sembra quello che più di tutti è sempre determinato nel combattere. Ma io non temo i piloti aggressivi, anzi, sono quelli con cui mi diverto di più a lottare, anche perché sai già cosa aspettarti da loro…”

“Tutti i piloti hanno le loro particolarità e i loro punti forti: sappiamo che Valentino (Rossi), ad esempio, è molto forte in staccata, e che lì quindi ti darà sempre del filo da torcere. E anche Petrucci adesso si sta affermando come uno degli “staccatori” più forti. D’altra parte, se ti trovi a lottare con Lorenzo o Maverick (Vinales), sai già che la battaglia con loro sarà meno ‘cruenta’ rispetto ad altri piloti.”

“Ci sono diversi tipi di situazione che si possono venire a creare in una gara e devi essere in grado di capirle e interpretarle al meglio mentre stai correndo.”

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Parliamo un po’ del futuro. Il tuo attuale contratto scadrà a fine 2019: credi ci siano possibilità per te di ricevere la chiamata dal team ufficiale Honda Repsol per il prossimo anno?

“Tutto può sempre succedere nella vita, ma in questo caso non dipende solo dal fatto di ricevere o meno la chiamata da HRC. In quel caso, ne dovrei comunque discutere con il mio staff e con Lucio (Cecchinello), ma il punto è che il team LCR sta facendo un gran lavoro per me, siamo al punto più alto di questi miei 4 anni con loro, e io sono già sicuro che questo non cambierà in futuro.”

“Il mio lavoro è quello di essere il più veloce possibile in pista, in ogni test, in ogni sessione e in ogni gara, e con questo team sto ottenendo grandi risultati da questo punto di vista, anche se non con la giusta continuità. Ma queste sono le gare. Io penso ad andar forte, poi vedremo cosa succederà.”

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Come ultima domanda ti chiedo chi erano i tuoi idoli da ragazzino, nel motociclismo ma anche in altri ambiti…

“Non ho mai avuto idoli.”

Diciamo “eroi” allora…

“Neppure eroi…”

Diciamo allora “persone che ammiravi” quando eri piccolo…

“Guarda, ti dico come la penso io riguardo a questo “lavoro”: c’è gente che guarda a noi, ai piloti, come a degli eroi, ma noi non lo siamo. Possiamo guidare una moto molto velocemente, ed io capisco e apprezzo i motivi che spingono la gente a considerarci come “eroi”, ma io, ad esempio, non potrei fare il tuo lavoro, così come molta gente non sarebbe in grado di fare il mio.”

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Well, non ne sarei così sicuro, sarebbe certamente più complicato per me fare il tuo…

“Esattamente. Quello che voglio dire è che i veri eroi di questo mondo sono quelli che salvano le vite dei bambini negli ospedali, i chirurghi che lavorano in zone di guerra, capisci? Quel genere di persone”.

“Il motociclismo, per quanto mi riguarda, è il miglior sport che esista, una delle cose più belle che si possano mai immaginare, ma ci sono tante altre cose che succedono nel mondo che sono ben più importanti delle corse.”

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“Quindi sì, ti posso dire che quando ero un ragazzino che guardava le gare in TV adoravo Mick Doohan e Valentino Rossi – ed è normale perché in quel periodo erano loro che vincevano alla grande – o che mi appassionavo a vedere le partite del Manchester United, ma poi sono cresciuto e mi sono reso conto di quella che è la realtà delle cose. “Eroi”, quindi, non è una parola che userei per descrivere noi piloti.”

Segui ancora il calcio e il Manchester United?

“Questa è una lunga storia, meglio che ce la teniamo per la prossima intervista.”

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