La Vespa con il cannone: quando gli scooter andarono in guerra

La Vespa 150 TAP paracadutata e il Mitsubishi Silver Pigeon C-25 con Type 40 75mm. Ingenuity e limiti operativi in contesti reali.

La Vespa con il cannone: quando gli scooter andarono in guerra
M B
Marianna Bortevi
Pubblicato il 23 set 2025

Durante la Guerra Fredda, l’ingegno umano ha spesso sfidato la logica per rispondere a esigenze militari pressanti. Tra le soluzioni più sorprendenti emerse in questo periodo, spicca l’idea di trasformare comuni scooter in vere e proprie piattaforme d’artiglieria leggera. Quella che potrebbe sembrare una trovata bizzarra, fu invece una risposta concreta al problema della mobilità delle truppe leggere: una scelta che unisce audacia progettuale e un pizzico di follia ingegneristica.

Nel cuore di questa storia troviamo la leggendaria Vespa 150 TAP, protagonista assoluta dell’esperimento francese degli anni Cinquanta. Il Ministero della Difesa francese, consapevole della necessità di mezzi rapidi e versatili, incaricò Piaggio di sviluppare una versione militarizzata del celebre scooter. Così, dalla base del modello civile GS 150, nacque un veicolo unico: la Vespa venne dotata di un cannone americano senza rinculo M20 da 75mm, montato saldamente sul telaio. Questa trasformazione non fu solo un esercizio di stile: tra il 1956 e il 1959 furono prodotti circa 600 esemplari, progettati per essere lanciati con il paracadute insieme alle truppe aviotrasportate e fornire immediato supporto anticarro in zone di combattimento.

Ma la Vespa 150 TAP non rimase un caso isolato. Dall’altra parte del mondo, anche Taiwan si lasciò ispirare da questa ingegnosa soluzione. Grazie al supporto tecnico americano, l’isola mise a punto il proprio progetto, realizzando il Mitsubishi Silver Pigeon C-25 modificato. In questo caso, lo scooter giapponese fu adattato per ospitare il cannone senza rinculo Type 40 75mm, sviluppato localmente recuperando le canne dai cacciacarri M10. La modifica principale consisteva nell’inserimento di una robusta tubazione centrale sotto la sella, destinata ad accogliere l’arma e alcuni colpi di riserva, senza compromettere troppo la stabilità del mezzo.

Un momento cruciale di questa avventura tecnologica fu la dimostrazione pubblica del 14 dicembre 1950. In quell’occasione, i veicoli modificati – sia scooter che jeep armate in modo simile – sfilarono davanti a un pubblico curioso e a una platea di militari. L’obiettivo era chiaro: mostrare come un scooter militare potesse diventare la soluzione ideale per creare unità leggere, economiche e ad alta mobilità, capaci di sorprendere i mezzi corazzati nemici e ritirarsi rapidamente dopo l’attacco.

Tuttavia, la realtà del campo di battaglia si rivelò ben più complessa delle aspettative. Il cannone da 75mm, pur essendo potente, obbligava gli operatori ad avvicinarsi pericolosamente ai bersagli, esponendoli a rischi elevati. Inoltre, il rapido sviluppo delle corazze dei veicoli militari rese presto obsoleto questo calibro, riducendo l’efficacia operativa degli scooter armati. In particolare, a Taiwan si comprese rapidamente che i telai progettati per la mobilità urbana non erano adatti a sostenere il peso e il rinculo di armamenti pesanti, compromettendo sia la sicurezza sia la durata dei veicoli.

Dal punto di vista tecnico, però, l’operazione rappresentò una vera sfida per gli ingegneri. Installare un’arma da fuoco su uno scooter richiese profonde modifiche strutturali: era necessario garantire il bilanciamento del mezzo, gestire i contraccolpi generati dallo sparo e proteggere l’operatore da eventuali malfunzionamenti. Le soluzioni adottate testimoniano la straordinaria creatività dei progettisti, ma anche i limiti insormontabili di adattare un veicolo urbano a un contesto di guerra.

Oggi, questi mezzi sono diventati preziosi oggetti da collezione e simboli di un’epoca in cui la necessità stimolava l’invenzione. La Vespa 150 TAP è particolarmente ricercata dagli appassionati di storia militare, mentre i pochi esemplari sopravvissuti del Mitsubishi Silver Pigeon C-25 rappresentano una rara testimonianza della creatività applicata all’industria bellica. Questi veicoli non solo raccontano un capitolo affascinante dell’innovazione militare, ma ricordano anche quanto sia sottile il confine tra genialità e follia quando si cerca di risolvere problemi complessi con risorse limitate.

Ti potrebbe interessare: