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BST HyperTEK, disegnata da Terblanche!

Arriva la prima moto elettrica partorita del rinomato designer sudafricano, allievo di Tamburini e già ‘padre’ della discussa Ducati 999

La sudafricana Blackstone Tek – meglio conosciuta con le iniziali BST – è un’azienda nota a livello internazionale principalmente per la produzione di ruote e cerchi in fibra di carbonio per tutto il settore dell’automotive, sia auto che moto, ma la sua ultima realizzazione si scosta decisamente da quello che è il suo riconosciuto core-business.

Quando il co-fondatore e boss Gary Turner si è messo in testa l’idea di creare una “sua” moto elettrica, infatti, le sue intenzioni erano quelle di dar vita a un modello dai contenuti tecnici sopraffini e dal look unico, in grado di spiccare nell’attuale giungla di offerte “zero-emission”, e per raggiungere tale obiettivo ha arruolato un ‘nome pesante’ nel mondo del design motociclistico: il connazionale Pierre Terblanche.

Il designer sudafricano, per chi non lo conoscesse, è stato uno degli “allievi prediletti” del Maestro Massimo Taburini e nel suo periodo in Ducati aveva generato la sportiva 999 (e 749), discussa erede del “capolavoro” 916, e delle primissime Hypermotard e Multistrada, per poi apporre la sua firma anche su modelli quali Royal Enfield Himalayan e la Confederate X132 Hellcat Speedster.

Il risultato di questa prestigiosa collaborazione è questa HyperTEK, un’elettrica dall’aspetto futuristico assemblata attorno a un monoscocca in fibra di carbonio monoblocco, realizzato ovviamente da BST, e spinto da un motore DHX Hawk raffreddato a liquido e accreditato di 105 CV di potenza e 120 Nm di coppia. Tale unità è alimentata da una batteria da 4,75 kWh, ricaricabile completamente in 30 minuti con l’apposito DC fast charger per raggiungere un’autonomia di 300 km.

Al momento non è chiaro se tale valore sia raggiungibile con il pacchetto batteria ausiliario che si riesce a vedere in qualche immagine, posto giusto sotto quello standard (ovvero il grande box grigio con minima alettatura estetica posto davanti al telaio) invece delle due piccole alette verdi con logo BST.

La BST HyperTEK ha un telaietto in alluminio e pesa 205 kg. Per le sospensioni si avvale di una forcella realizzata internamente da BST in una struttura in fibra di carbonio e di un forcellone monobraccio con “mono” integrato (soluzione che Terblanche aveva scelto anche per il concept Moto Guzzi V12 del 2009), in grado di garantire rispettivamente 130 e 140 mm di corsa, mentre il freno anteriore ha un disco singolo in alluminio da 330 mm.

Gli eleganti cerchi a 5 razze sdoppiate da 17″ sono in fibra e naturalmente griffati BST, mentre l’altezza della piccola sella sull’altrettanto spartano codino può essere regolata su tre valori: 790, 800 e 820 mm. Nella dotazione di serie figurano anche Wheelie Control, Traction Control, Cruise Control, Hill Stop, la frizione modulata elettronicamente e anche un generatore di sound per non farla essere troppo “silenziosa” nei contesti cittadini.

I più attenti avranno notato come la HyperTEK sia priva di strumentazione e i motivi di questa scelta sono presto detti: tutti i parametri di guida sono infatti leggibili sull’head-up display (HUD) interno al casco Cross X1 fornito a corredo del mezzo, che gestisce anche l’interfaccia per l’apposita app e mostra anche le immagini trasmesse dalla telecamera posteriore.

Secondo quanto già comunicato dal costruttore, la BST HyperTEK sarà assemblata a mano, in edizione limitata (ma la tiratura non è stata ancora ufficializzata) e avrà probabilmente un cartellino del prezzo piuttosto proibitivo ai più.

Sulla pagina web ufficiale della HyperTEK, Terblanche non ha esitato a definire la nuova nata come “il miglior lavoro che abbia mai fatto”: noi, con tutto il rispetto, non siamo molto d’accordo con lui su questo punto, e voi?

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