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SBK, quel “pasticciaccio” del nuovo format 2019

Il nuovo format della SBK 2019 non va né su nè giù, resta nel gozzo. E’ un guazzabuglio. Forse il colpo di grazia per affossare definitivamente la Superbike.

Eccolo, dunque, l’attesissimo innominato format SBK 2019. Un pacco dono pre natalizio che pare un … pesce d’aprile. La montagna ha partorito il topolino. Peggio. Con la SBK in crisi di identità – con il pubblico negli autodromi in calo e l’audience tv in caduta libera, nel disinteresse dei media, con i grandi sponsor ridotti al lumicino – ecco il colpo di “magia” dei “padroni” monopolisti della baracca iridata (gestiscono Motomondiale MotoGP, Coppa MOTOE, WSBK, CEV), il classico gioco da prestigiatori, capaci di tirar fuori un coniglio dal cilindro. Con un Mondiale delle derivate di serie (si fa per dire…) che nel 2019 schiera 18 piloti (questo sì che è un record… negativo!), di tutto c’è bisogno meno che di un mago, di un coniglio, di un cilindro.

Il nuovo format della SBK 2019 non va né su né giù, resta nel gozzo. E’ un guazzabuglio. Forse il colpo di grazia per affossare definitivamente la SBK. Una domanda s’impone su chi ha deciso il nuovo pacchetto: c’è incapacità o la scelta è il frutto di un disegno che punta a cancellare “questa” SBK a favore della MotoGP, gallina d’oro della Dorna? Perché la FIM acconsente supinamente, senza battere ciglio, accontentandosi del suo ruolo di soprammobile di finto-lusso? Perché Case e Team accettano di fare da comparse come belle statuine? Perché i piloti non alzano la loro voce rifiutando il bavaglio?

Evidentemente ci sono interessi in gioco dove a tutti sta bene così, o quasi, perché anche l’ultimo della giostra riceve una briciola, pur sempre più minuta. Dorna&C prima hanno negato la realtà della crisi del campionato poi, dopo mesi di pensamenti e ripensamenti, hanno tirato fuori dai loro cilindri il coniglio di cui sopra. Formalmente, a decidere, è stata la Superbike Commission (Gregorio Lavilla, direttore sportivo WSBK e presidente della commissione: di fatto l’uomo-Dorna; Takanao Tsubuchi, rappresentante della MSMA, l’associazione Case – senza la Bmw -; Paul Duparc FIM; presenti pure Charles Hennekam, coordinatore CTI FIM; Scott Smart, direttore tecnico FIM WSBK, Daniel Carrera, direttore esecutivo WSBK) nella riunione del … 30 novembre scorso a Madrid.

Solamente ieri, martedì 11 dicembre 2018 – 11 giorni dopo – è stato dato l’annuncio ufficiale, come si fosse tornati al Politburo del Cc del Pcus dell’era Breznev. Già ieri Motoblog ha illustrato per filo e per segno quel che accadrà nel week end del prossimo mondiale SBK. Non ci torniamo, quindi. In estrema sintesi il nuovo format prevede meno prove e una gara in più: tre turni di libere e qualifica unica, la domenica tre gare con la inedita “Sprint” che durerà 10 giri, una corsa di una decina di minuti poco più che assegnerà mini punti per il Mondiale (12 al vincitore, 9 al secondo, 7 al terzo ecc.) ma non avrà valore ai fini statistici, quindi non farà… storia.

Una garetta-sprint pagliacciata e non priva di rischi? Un week-end ingarbugliato dove non sarà facile capire quel che avviene e come: con solo due sessioni di prova invece delle tre del 2018, con la Superpole di una sola sessione per decidere la griglia dello start di Gara 1 e quella della sprint race della domenica mattina alle 11. La classifica della gara sprint definirà anche le prime tre file di Gara 3 mentre per le altre posizioni in griglia (dal decimo in giù) conteranno i tempi della Superpole. Chiaro? No. E non è uno scherzo.

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