MotoGP 2018: Yamaha tra Rossi, Vinales e Zarco. Che strada scegliere?
Analizziamo la stagione 2017 dei piloti ufficiali e del sorprendente Rookie del team Tech3. Tutto da buttare?
La grande incompiuta del 2017, la Yamaha che con Vinales e Rossi era partita in questo inizio di stagione in maniera così dirompente, piano piano si è sgonfiata come un palloncino, con prestazioni a tratti davvero incomprensibili. Facile quindi la dietrologia che, sopratutto negli ultimi tempi, si è fatta avanti sostenuta dalla realtà evidente, quella di superficie che mostrava – alla bisogna – un risultato piuttosto che un altro. E’ un giochino classico su cui qualcuno si è divertito anche sopra.
Sillogismi alla mano, sarebbe stato un discorso coerente: la moto peggiora, dunque Vinales e Rossi vanno male con il perdurare dell’anno. Colpa del fantomatico nuovo telaio preteso da Rossi si dirà. Colpa di una strada di sviluppo che ha portato alla deriva. Colpa di Vinales che non è riuscito a tracciare una strada percorsa, non capendo quali siano i problemi, fidandosi di sensazioni altrui. E poi quel Zarco che con la 2016 andava tanto meglio nella parte finale di stagione e che, a Valencia, in sella alla M1 2017, ha affermato di trovarsi meglio, di poterla guidare meglio. Dunque per certi versi sconfessando i titolari Yamaha.
La questione sarebbe facile: i due piloti Yamaha sono diventati brocchi. Rossi e Vinales non sono in grado di sviluppare la moto 2017. Zarco sarà la panacea di tutti i mali. Tutto grazie ad una due giorni di test a Valencia. Quegli stessi test che un anno fa decretarono Lorenzo già velocissimo con la Ducati e Vinales una furia con la Yamaha.
Si ok a allora qual è la situazione? Noi non abbiamo risposte, ma si possono analizzare le situazioni a trecentosessanta gradi. Abbiamo voluto vedere la stagione, segnalandovi anche la scelta delle gomme in alcuni momenti e le temperature di aria e asfalto, oltre ad una infarinata sul tipo di pista. Attenzione, la scelta della gomma non è un qualcosa di assoluto, ma si lega a tanti fattori: la guida, la “resistenza”, il tracciato, la temperatura, lo sfruttamento della stessa con il pilota, le sospensioni e l’elettronica. Tutto questo per dire che la scelta della gomma è un elemento fondamentale ma non unico e assoluto.
Altrimenti si rischia di leggere le scelte dei piloti e trarre delle conclusioni assolute. Un esempio: Zarco è andato peggio in piste dove ha usato una Hard. La risposta verrebbe facile: “ed allora perchè l’ha usata? Non poteva usare una media o una soft?”. Ecco, così non è. E iniziamo questa disamina ricordando le parole di Dovizioso “una Hard non è più dura di una media o una soft tante volte con Michelin, ma lavora differentemente”.
Pronti? Via.
– Inverno 2016/ 2017: la Yamaha sviluppa l’YZR M1 2017. Maverick Vinales va forte durante i test di Sepang e successivamente anche a Losail. Valentino Rossi non riesce a capire la moto. Spiega come questa 2017 abbia dei margini di sviluppo superiori ma non si trova bene, non riesce a sfruttarla.
Si giunge alla prima gara: Vinales primo, Rossi terzo a Losail. Si corre con 22 gradi su di un asfalto persino umido in alcuni tratti e gomme intermedie. Zarco cade in terra dopo aver dato prova di se: primo nelle primissime fasi della corsa.
In Argentina storicamente c’è poco grip dato dallo sporco, dalla polvere, ma comunque la pista ha un asfalto con un forte grip. Vinales vince, Rossi chiude secondo. Gli ufficiali hanno montato una media all’anteriore ed al posteriore, mentre Zarco chiude con una media anteriore ed una dura posteriore, scelta forse poco azzeccata: tanto spin e quinto posto aiutato anche da alcune cadute davanti.
Ad Austin, Vinales cade nonostante fosse in lotta per il podio nelle primissime fasi. Torna ai box e riferisce di non sapere cosa sia accaduto. Rossi chiude secondo, Zarco quinto.
A Jerez de la Frontera inizia il primo calvario per la moto 2017. Una pista con un asfalto con non troppo grip a differenza di Austin, 41° sull’asfalto. Vinales chiude 6°, Rossi addirittura 10°. Sia Vinales che Rossi utilizzano una dura all’anteriore. Puntano ad una resistenza maggiore per concludere la gara, ma la conseguenza è evidente: niente grip, sopratutto al massimo angolo di piega, di conseguenza paradossalmente un consumo ancora peggiore. In condizioni del genere la 2017 entra in crisi mentre Johann Zarco chiude quarto lottando per il podio contro Lorenzo. Il francese riesce ad utilizzare una media all’anteriore, ed evidentemente è riuscito a trovare un equilibrio migliore in Spagna.
La situazione non sarà troppo differente a Barcellona dove tutti accusano problemi di grip. Proprio al Montmelò Vinales – decimo – va in crisi nera, con Rossi ottavo e Zarco quinto.Tutti e tre però utilizzano una doppia media. Attenzione però, perchè la struttura dell’anteriore è cambiata dopo le polemiche prima di Losail. Dovizioso, vincitore, racconterà come tutti abbiano dovuto gestire senza spingere. L’anteriore nuovo più duro come struttura ha portato a questa situazione in Spagna. 33° dell’aria, 54° sull’asfalto sono dati esplicativi.
Nel mezzo però sia Rossi che Vinales volano. Si trattano delle due gare in Francia e Italia. A Le Mans si corre in una pista da sempre favorevole alla Yamaha. Non fa caldo, 21° nell’aria, umidità al 50° e 37° sull’asfalto. Vinales batte un Rossi caduto dopo un duello per la vittoria. Zarco chiude secondo.
Al Mugello la prestazione di Rossi è influenzata dall’infortunio al costato subito in allenamento, mentre Vinales chiude in seconda posizione ad un secondo e due decimi da Dovizioso. Zarco è settimo, a 13 secondi. 42° sull’asfalto, 25° nell’aria.
Inoltre, dal Mugello in poi, viene introdotta la già citata nuova mescola anteriore più rigida nella sua struttura. Cosa significa? La risposta ce la riferì Maio Meregalli in un’intervista telefonica prima di Misano Adriatico (qui l’intervista completa)
Ancora non le abbiamo capito bene queste gomme. Ad inizio stagione non avevamo il minimo problema, avevamo il pacchetto migliore. Hanno poi modificato le carcasse, specialmente al posteriore ed hanno ammorbidito piano piano; noi questo aspetto lo abbiamo sofferto più di altri. Ora stiamo cercando di adattare la nostra moto alle gomme Michelin.
Le corse si susseguono: ad Assen, con pista bagnata, 25° sull’asfalto, Rossi vince, ma Vinales entra in crisi e cade. Lo stesso Zarco chiude 14esimo. E’ il fine settimana in cui viene introdotto un nuovo telaio per gli ufficiali dopo averle provate all’indomani di Barcellona. A Rossi piace, a Vinales mica tanto…
Al Sachsenring si corre con il fresco: 26° sull’asfalto, tanta umidità, 18° nell’aria. La Yamaha soffre la pista in generale. Rossi e Vinales con la ’17 chiudono appaiati in quarta e quinta piazza con Vinales. Stessa scelta per i due ufficiali: media B anteriore e posteriore. Zarco è autore di una delle gare peggiori dell’anno. Chiude nono a 21secondi con, anche in questo caso, come in Argentina, una scelta posteriore più dura. Quando il francese va su una mescola più dura, evidentemente non riesce a lavorare bene.
Per la cronaca, in maniera sorprendente, la miglior Yamaha è quella di Folger, con la M1 2016. E’ secondo il tedesco in casa, dopo aver quasi accarezzato la vittoria con una scelta identica agli ufficiali.
Si giunge a Brno. Vinales sembra appannato dopo questi nuovi telai introdotti. Rossi continua a correre tra alti e bassi. Zarco fa il suo da ottimo rookie. Sia Rossi e che sopratutto Vinales si trovano in piena lotta nel mondiale. Ancora la situazione non è realmente definita, anzi. C’è il ritorno di Marquez, e Dovizioso non molla la presa.
In Repubblica Ceca la gara è caratterizzata dal flag to flag. Vinales sfoggia una delle gare migliori: attacca e recupera posizioni su posizioni, meglio anche di Rossi. Maverick chiude terzo, Rossi quarto, Zarco 12esimo. Ci sono 24° sull’asfalto che si va ad asciugare sempre più con una temperatura dell’aria di 21°.
La Yamaha ha effettuato tanti cambiamenti dunque. Ma fino a questo momento pur non sembrando più la moto migliore, è in piena corsa per il titolo con il nuovo telaio. Si arriva però in Austria, e lo scenario cambia di nuovo.
Al Red Bull Ring si torna in crisi: ci sono 30° sull’asfalto, 23° nell’aria per una pista che consuma molto la gomma posteriore con curvoni in appoggio molto veloci che tendono quindi a scaldare la spalla della gomma. Dunque quelle che finora sembrano le discriminanti, ovvero l’eccessivo lavoro della gomma che tende ad usurarsi, principalmente per il troppo calore ed il poco grip dell’asfalto, tornano a presentarsi anche per la struttura ed il layout del circuito. Vinales chiude sesto davanti a Rossi, ma entrambi giungono dietro Zarco con la 2016.
Tutto chiaro? Mica tanto: a Silverstone, su una pista con lunghe curve in appoggio e di ritorno, 40° sull’asfalto e 25° dell’aria, la Yamaha sembra aver trovato la finestra di utilizzo. Rossi primo per tanti giri, chiude terzo sul podio dietro Vinales che chiude in scia a Dovizioso. Zarco con la 16 finisce sesto. Curioso che lo stesso Rossi, prima della gara, sembrava quasi rassegnato in termini di passo. Ed invece…
A Misano piove, dunque la questione non si pone. Vinales difetta con il bagnato, ma sull’asciutto conquista la pole position, dunque la moto è veloce. La pioggia si abbatterà anche a Motegi ed in maniera meno copiosa a Sepang, dove la Yamaha affonderà con la 17, con Zarco che a Sepang va decisamente meglio. Ecco forse proprio qui subentra la crisi totale con un Vinales che si abbatte completamente e punta il dito sullo sviluppo.
Nel mezzo c’è Aragon dove Rossi resiste con la gamba operata da poco, ma Vinales si prende la quarta posizione. La 2016? Nona con Zarco. 40 gradi sull’asfalto, 27 dell’aria. Qui la questione assume ulteriori connotati: il problema non è solo un telaio ma anche l’elettronica. A fine gara Rossi sottolinea anche come ad Iwata siano indietro da questo punto di vista. In una pista come Aragon, i problemi salgono a galla.
Non troppo dissimile la questione di Phillip Island nonostante la grande differenza data da una pista con grande scorrevolezza, vento, e poche frenate. Le prestazioni non sono dissimili, ma un tempo addirittura a Phillip Island la 500cc, la Superbike e la 250cc facevano tempi non dissimili. Proprio a Phillip Island, Jeremy Burgess osserva la moto e parla di un telaio fin troppo rigido che quindi non offre trasferimenti di carico.
Si arriva a Valencia. La 2017 viene completamente bocciata, sopratutto dopo le brutte gare della trasferta extra europea dove però a Motegi e Sepang le condizioni furono particolari. Vinales addirittura non riesce a passare le Q1, non riesce a far funzionare la moto. Sia lui che Rossi puntano durante il warm up alla 2016.
Ora dunque si parte ai test di Valencia, post gara. Il cerchio si chiude? Zarco, che in gara ha usato una doppia soft, prende la 2017 e riferisce di trovarsi perfettamente. Moto più stabile in frenata. “Posso indirizzarla dove voglio” riferisce dopo il time attack nonostante un tempo superiore rispetto a quanto fatto in qualifica con la 2016, oltretutto con una pista, al lunedì, gommata dal fine settimana di gara.
Valentino Rossi preferisce coerentemente ripartire come base dal telaio 2016. Maverick Vinales è ancora incerto, ma riferisce di avere sensazioni simili a quelle di Rossi.
Dunque dove si trova la verità? La Yamaha ha un inverno per capire la situazione. Non serve ora andare veloci. Serve capire il comportamento della moto. La Yamaha M1 2017 non è una moto che è andata peggiorando durante la stagione, ma una moto con una filosofia differente rispetto alla 2016 e che, a determinate temperature e con asfalti con poco grip, sopratutto dopo il cambio gomme, è andata in crisi in certi frangenti, sposandosi peggio di Ducati e Honda. Non è peggiorata, ma “è migliorata meno”.
Zarco, con la 2016, è stato autore di eccezionali exploit e dunque con la 2017 su una pista come Valencia dice di trovarsi meglio, ma ciò non significa andare meglio in maniera assoluta o essere in grado di indirizzare uno sviluppo univoco. Probabilmente Johann sarebbe in grado, e di sicuro la stagione che verrà potrebbe consacrarlo definitivamente ed aprirgli le porte del team ufficiale per il futuro. Johann piace: è veloce, diretto, chiaro. E’ stato un exploit eccellente quest’anno, tanto da divenire in breve tempo un riferimento per la classe regina. Ma il fatto che abbia detto che questa 2017 gli piaccia, non significa che gli potrà piacere sempre. Sta qui il punto.
Dunque il tifoso può attaccarsi al sensazionalismo della dichiarazione o vedere una prestazione come assoluta, ma una casa non può e deve permetterselo.
Fidarsi di una sensazione significherebbe commettere forse l’errore dello scorso anno quando, con Vinales velocissimo ad inizio stagione, si è pensato che la moto fosse la migliore. La MotoGP però non è una scienza assoluta. Rossi non ha mai amato la 2017 vero: nelle prime gare diceva di doverla capire mentre Vinales vinceva. Vinales al contempo volava sia con la 2016 che con la 2017. Ecco, forse l’errore è stato proprio quello di Iwata di non seguire una strada univoca e imperterrita.
Al primo grande momento di crisi si è capito di dover cambiare strada entrando in un vortice confusionario tra piloti, tecnici, gomme che ricorda il periodo iniziale della 800cc di Honda, quando la casa dell’Ala portava addirittura 5-6 telai in pista da provare. Una crisi che comunque, ha portato Vinales a lottare per il titolo per quasi tutta la stagione, con dei momenti di estrema crisi dati anche dalla sua poca sinergia con l’acqua. L’esempio di Misano Adriatico è evidente: pole al sabato con l’asciutto, crisi alla domenica.
Accusare, creare polemica ad arte, ora non serve a nulla se non a sollevare un polverone. Serve mettere un punto e capire la strada da seguire con calma e dedizione. In Yamaha questo lo sanno perfettamente, e non a caso a Valencia si è iniziato a sviluppare delle prove comparative. Le prime risposte su quale strada indirizzare arriveranno a Sepang?