Home Romano Fenati: “2017 ? Zitto e pedalare sarà il mio motto”

Romano Fenati: “2017 ? Zitto e pedalare sarà il mio motto”

Intervista al giovane pilota Moto3: “La pressione? Da un lato ti carica ma dall’altro è pesante da gestire”

Ci sarebbero tanti discorsi da poter fare su un talento come Romano Fenati. Il giovane ragazzo italiano – classe ’96 – negli ultimi anni, è sempre stato in grado di dividere l’opinione pubblica. Amato o odiato, Romano lo puoi raccontare in mille modi. Lo puoi vedere come l’indisciplinato Fenati, separatosi dal team VR46 dopo un litigio, oppure lo puoi vedere come Romano il ragazzo rimasto silente, in disparte dopo il bailamme mediatico.

E’ evidentemente un sanguigno, uno di quelli che gli appassionati di una volta li reputano “veri”. Capisci che a lui piace correre. Il resto è contorno e che, francamente, di tutti quei riflettori ne avrebbe evidentemente fatto a meno.

In realtà la questione è molto più semplice: Romano Fenati lo puoi raccontare con le sue parole sì, ma partendo anche dai suoi numeri. Sette vittorie, quindici podi in Moto3. La sensazione è quella di un pilota che ha numeri esaltanti, ma che necessita di fiducia. Incondizionata. Un pò come tutte le prime punte.

Ed allora, la carta del team CBC – ex team Ongetta – potrebbe rivelarsi vincente in questa partita a poker dove Fenati punta a rilanciare il piatto.

Pronti via al ritorno in sella subito velocissimo. Il che non è una sorpresa, visto che non ci si dimentica come guidare. Ma come è stato il feeling con Honda? Immediato? Quanti margini ancora ci sono per te?

E’ come andare in bicicletta: una volta che impari come si va forte, non lo si dimentica più! Anche se c’è stato bisogno di alcuni giri iniziali per togliermi la ruggine di dosso …niente di più facile per uno che lavora, con suo nonno, in una ferramenta!
Il feeling, con la Honda, è stato istantaneo anche se era la prima volta che ne guidavo una. Ha un telaio fantastico ed è facile farci qualsiasi cosa. Cambia molto rispetto alla KTM, specie in frenata e nella gestione della potenza, ma penso che me la potrò cavare bene e che potremo migliorare ancora molto nei prossimi test. Purtroppo dovrò aspettare ancora, tutto l’inverno praticamente, per risalirci sopra!

fenati.jpgLe polemiche degli ultimi mesi non mi interessano. Quel che vorrei sapere è cosa ti hanno insegnato umanamente questi mesi lontano dalle gare. Su cosa ti sei concentrato? Ti sei focalizzato anche su altro oltre al mondo delle due ruote?

I mesi lontano dalle gare sono stati lunghi ma mi hanno riavvicinato alla mia terra. Il terremoto ci ha sconquassati anche dentro e vedere la mia famiglia vivere nella paura costante non è stato bello. Abbiamo dovuto farci forza, aiutarci e aiutare chi era più in difficoltà di noi… io, poi, sono molto protettivo nei riguardi della mia famiglia. Per il resto ho lavorato in ferramenta dal nonno ed ho continuato ad allenarmi in palestra, tenendo duro nell’attesa. A proposito… non pensavo di avere così tanti fan a sostenermi: grazie di cuore a tutti quelli che mi hanno scritto e mi sono stati vicini.

Che differenze ci sono tra KTM e Honda? Richiedono una guida differente in maniera radicale? A livello ciclistico? Ed il motore?

Sono due concetti diversi. La KTM attuale ha, probabilmente, più potenza ma la Honda ha un buon telaio, grazie al quale si può sfruttare tutto il suo potenziale in ogni metro della pista. Poi sta al capotecnico prepararle al meglio e al pilota capirne l’anima.

Il prossimo anno sarai con il team CBC Corse – che cambierà a breve nome – una compagine dove sembra sempre esserci un clima familiare quanto professionale. Come è stato l’approccio?

Nel Box, cosí come con tutto il Team si respira aria buona. Sono tutti positivi ed entusiasti. Crediamo tutti in quello che stiamo per fare insieme e la carica è di quelle giuste. Con il mio responsabile tecnico, Mirko Cecchini, fin dal primo incontro, c’è stata una bella intesa.

L’obiettivo per il 2017 sarà il titolo? O vuoi procedere passo dopo passo?

“Zitto e pedalare” sarà il mio motto. Gara per gara, senza obiettivi all’inizio campionato, ma a testa bassa, con umiltà e tanto lavoro.

Quanto può essere sfiancante un campionato del mondo, soprattutto quando ci si attende molto da un pilota? Il paragone mi viene con Rosberg che ha deciso di lasciare dopo aver conquistato il titolo. E’ davvero cosi mentalmente destabilizzante la ricerca del titolo iridato?

La pressione da un lato ti carica ma dall’altro è pesante da gestire. E’ un campionato del mondo, ci sono i migliori piloti e tutti sono li per vincere… il massimo sarebbe accontentare sempre le aspettative dei tifosi ma solo uno ci può riuscire. Non serve solo il talento, una moto perfetta, una buona squadra e una positività dentro, serve anche il collante tra tutte queste cose: un po’ di fortuna. Non resta che abbassare la visiera, gareggiare di gara in gara, pensando a dare il proprio massimo, magari divertendosi… come fa Valentino.

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