Il lavoro dell’Apripista
In occasione del Metzeler Day mi sono trovato a fare da Apripista sul rinnovato circuito di Vallelunga. Lo scopo di questa figura – che sospetto non molto amata, ma utile – è quello di contenere gli animi dei partecipanti nei primi due giri del turno, tenendo un ritmo non troppo elevato in modo da consentire
In occasione del Metzeler Day mi sono trovato a fare da Apripista sul rinnovato circuito di Vallelunga.
Lo scopo di questa figura – che sospetto non molto amata, ma utile – è quello di contenere gli animi dei partecipanti nei primi due giri del turno, tenendo un ritmo non troppo elevato in modo da consentire a tutti di scaldare adeguatamente freni e gomme.
Terminati i due passaggi, in cui gli iscritti non possono per nessun motivo superare l’Apripista, costui si fa da parte lasciando completa libertà di aprire il gas.
Con questo sistema si ottiene una sensibile riduzione del numero medio di “caduti” all’interno del turno, limitando così anche il numero di bandiere rosse esposte che decretano un momentaneo o definitivo rientro ai box, e quindi la fine del divertimento per tutti.
In questo tipo di eventi, come anche nelle classiche giornate in pista o dove si possono provare i nuovi modelli di moto, non è raro vedere motociclisti che appena usciti dalla pit lane provano a girare subito come indiavolati, spesso spegnendo il cervello.
Il risultato è che normalmente questi personaggi si trovano ad avere a che fare con problemi di gomme fredde, dritti, perdite di aderenza e nel finale del turno, calo di concentrazione e stanchezza, pagando il pegno della “foga” dei primi giri con il rischio di cadute rovinose.
Inoltre in questi eventi aperti al pubblico è indispensabile considerare che nello stesso turno sono presenti motociclisti con esperienze diverse.
Si va dal neofita con moto targa e frecce, al pistaiolo semi-professionista con moto kittata.
In questo caso il principiante deve ricordarsi la regola di non farsi mai prendere dal panico e guidare rilassato, evitando il più possibile di frenare all’improvviso o cambiare direzione bruscamente.
Fondamentale è fare le proprie traiettorie e concentrarsi sulla guida, senza pruccuparsi di chi arriva da dietro.
Allo stesso modo però, i più bravi devono tenere conto che per un neofita vedersi tagliare la strada o superare in staccata, può provacare paura e quindi l’errore.
Purtroppo non è raro vedere principianti che si sdraiano perchè spaventati da qualcuno che li sorpassa senza il minimo rispetto.
Le cose cambiano durante i turni dei “Licenziati“, dove l’Apripista è abbastanza inutile in quanto capita che questi piloti siano più veloci di lui, ma soprattutto abbiano un’esperienza tale da sapersi ben gestire il turno.
Infine volevo dedicare qualche riga al Gsx-r 600 che ho utilizzato a Vallelunga.
Il Suzuki si è comportato benissimo, dimostrando una grande agilità e un equilibrio ciclistico pazzesco.
La guida è caricata sull’anteriore e questo, grazie anche all’ottimo lavoro delle Metzeler, permette di forzare la mano negli inserimenti di curva restando sempre molto efficaci e precisi nelle traiettorie scelte.
Il motore gira altissimo e solo in pista lo si può apprezzare veramente: restare costantemente nei piani alti del contagiri fà piacere sia al pilota che al propulsore, che scarica volentieri tutti i sui cavalli.
Il CBR 600 RR utilizzato al Pirelli Day di Misano si era messo in luce per la facilità con cui si riusciva ad andare subito forte.
Il GSX-R 600 è apparso invece leggermente meno intuitivo dell’Honda, ma più efficace quando si decide di guidare col coltello tra i denti.
Entrambi i modelli mi hanno comunque impressionato per la confidenza costante che riescono a trasmettere al pilota, segnale inequivocabile dell’altissimo livello tecnologico raggiunto dai 600 cc supersportivi di ultima generazione.