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Prima cavalcata dei monti Lepini

Su cortese invito del Presidente del MC Papillon gli amici Enduristi Anonimi hanno recensito la prima Motocavalcata dei Monti Lepini. Un evento che ha visto come ambientazione le belle campagne a sud della capitale in quel di Carpineto Romano. La zona dei monti Lepini, infatti, si può considerare senza alcuna riverenza “le valli Orobiche del



Su cortese invito del Presidente del MC Papillon gli amici Enduristi Anonimi hanno recensito la prima Motocavalcata dei Monti Lepini.
Un evento che ha visto come ambientazione le belle campagne a sud della capitale in quel di Carpineto Romano.
La zona dei monti Lepini, infatti, si può considerare senza alcuna riverenza “le valli Orobiche del Lazio“, caratterizzata da un appennino inusualmente scosceso e dal terreno misto pietra ed argilla, è quanto di più tecnico si possa offrire ai piloti presentatisi all’iscrizione.
Una vera avventura tutta da leggere…


Prima cavalcata dei monti Lepini

Le difficoltà sono subito tante e per tutti, la pioggia dei giorni precedenti, infatti, condizionerà pesantemente l’evento in termini di difficoltà dei passaggi.
Il giro, che consta in un anello di 50 chilometri da ripetere due volte, parte subito tostissimo con una mulattiera a salire lunghissima, fatta di sassi, palta viscida e gradoni di roccia in sequenza.

Prima cavalcata dei monti Lepini

Al contrario di quel che ci si aspetterebbe le difficoltà continue non hanno creato i grandi tappi che normalmente si formano durante queste manifestazioni.
Si viaggiava costantemente con rallentamenti da 4 o 5 piloti avanti a se e 2 o 3 dietro, gli altri erano lontani impegnati a superare i gradoni precedenti e sopraggiungevano molto scaglionati.

Prima cavalcata dei monti Lepini

Ad un certo punto le scene erano simili a quelle dello sbarco in Normandia del film “Salvate il soldato Ryan“.
Moto che scivolavano a destra, piloti che cappottavano a sinistra, sguardi spersi e spauriti di amatori del fuoristrada già sfiniti dallo sforzo.
Prima del collasso completo l’organizzazione intelligentemente ha fermato l’accesso alla “mulattiera della morte” dirottando i partecipanti verso un taglio di percorso.

A un tratto ci troviamo in una gola di raccordo tra due montagne dove il sentiero si fa esile ed il passaggio tra un gradone di roccia e l’altro si contorna di curve strettissime con di lato il baratro.
In tutto ciò l’aderenza resta prossima allo zero e si pennella la manopola del gas per non far scodare il proprio mezzo.
Questo tragitto sarà la rivincita dei supermono datati, le moto che, come la mia, fanno della trazione il loro punto di forza.
E’ così che ci ritroveremo io e alcuni simpatici piloti a condividere questa risalita senza troppe difficoltà la dove i due tempi e le specialistiche soffrono da bestie.
La circostanza che più renderà difficoltosa l’impresa sarà l’impossibilità di procedere senza soste per più di qualche metro.
Il terreno così scivoloso renderà quasi impossibile il superamento dei gradoni di slancio, per cui si è spesso costretti a scendere dalla sella per spingere, sollevare o farsi aiutare.
Finalmente anche questa difficile discesa finisce e si guadagnano delle divertenti e riposanti sterrate fatte di ciottoloni.



Per vedere altre foto e leggere la recensione integrale, visitate il sito degli EnduristiAnonimi.

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