Home MotoGP, Valentino Rossi: “Mi piace migliorare, fa parte del gioco”

MotoGP, Valentino Rossi: “Mi piace migliorare, fa parte del gioco”

Dopo il secondo posto nel Mondiale MotoGP 2014, il ‘Dottore’ valuta il suo stato di forma in vista della prossima stagione: “I miei rivali di oggi più forti che in passato”.

Valentino Rossi – Il 2015 sarà un anno molto importante per Valentino Rossi, un anno in cui – per l’ennesima volta – il pluri-iridato fuoriclasse di Yamaha Racing sarà chiamato per l’ennesima volta a dimostrare tutto il suo valore. Nel 2014, il ‘Dottore‘ ha conseguito il titolo platonico di vice-Campione del Mondo ‘portando a casa‘ 2 vittorie, altri 11 podi e una pole position (quest’ultima dopo un digiuno durato oltre 4 anni), e per il prossimo anno sarebbe quindi lecito aspettarsi un ulteriore miglioramento da parte sua, che a 36 anni suonati (li compirà a metà Febbraio) tornerà di nuovo a misurarsi con i giovani virgulti spagnoli che hanno dominato la scena nelle ultime stagioni.

Il 2014 in pratica ha certificato il pieno ritorno della competitività del campione di Tavullia, che dopo il deludente biennio in Ducati ed il balbettante primo anno da ‘figliol prodigo‘ in Yamaha sembra aver trovato quella velocità e quella continuità che avevano caratterizzato la prima parte della sua strepitosa carriera. In alcune recenti dichiarazioni rilanciate da Autosport.com, Valentino Rossi ha confermato che al momento, per certi versi, si sente nella forma migliore della sua quasi ventennale carriera:

“Per me, sì. E’ difficile da dire, ma quest’anno ho lavorato molto su ogni piccolo dettaglio. Tutto è cambiato. Innanzitutto, sono cambiati i miei rivali, che sono più giovani e molto più forti rispetto a [quelli che ho avuto in] passato. Ed io sono più vecchio, anche se mi sento al 100%.”

“Anche la moto è cambiata, così come le gomme ed i sistemi elettronici, che sono cambiati di molto. Ma in modo particolare, negli ultimi 10 anni, è cambiato molto il modo di guidare la moto. A me comunque piace cercare di migliorare, fa parte del gioco.”

Guarda le foto del round di Valencia della MotoGP 2014

A fine 2013, Rossi si era dato un termine di sei gare nella stagione 2014 per decidere se sarebbe valsa la pena di continuare a correre in MotoGP, ed il responso è stato tale da convincerlo a firmare un nuovo contratto biennale per restare in Yamaha fino al 2016. Il prossimo anno, lo stesso termine temporale dovrebbe essere sufficiente per capire se il ‘Dottore‘ sarà effettivamente uno dei pretendenti al titolo iridato della MotoGP. La base di partenza costituita dal rendimento 2014 è comunque incoraggiante:

“E’ stata una stagione molto buona, soprattutto perché sono riuscito a migliorare di molto la mia velocità ed i miei risultati rispetto allo scorso anno. Questo era un obiettivo molto importante per me, perché dovevo anche decidere se avrei continuato a correre oppure avrei smesso a fine stagione. E’ stato un anno in cui mi sono divertito molto, ho fatto diverse ottime gare e molte belle battaglie.”

Guarda le foto del round di Valencia della MotoGP 2014

Il principale cambiamento operato da Rossi tra 2013 e 2014 è probabilmente quello relativa al suo capo-meccanico, con il divorzio dal suo mentore di lunga data Jeremy Burgess in favore di Silvano Galbusera, prelevato dalla Superbike e autore di una buona annata al servizio del ‘Dottore‘. La separazione da Burgess non era stata crto priva di strascichi polemici, e a tal proposito Rossi ha comunque ribadito che, a suo giudizio, i metodi di lavoro dell’australiano non erano semplicemente più ‘adatti‘ alla MotoGP moderna:

“Per me fu una decisione molto difficile soprattutto per il nostro rapporto personale, perché siamo stati insieme per molto tempo. E’ stata una decisione coraggiosa ma io ero abbastanza sicuro, soprattutto perché il modo di lavorare in MotoGP adesso è diverso rispetto al passato. Ora tutto il team e tutti i tecnici parlano con il pilota, e poi passano molto tempo al computer analizzando tutti i dati, per modificare le impostazioni [della moto] sulla base alle sensazioni del pilota e di ciò che dice la telemetria. Per me, è questa è la grande differenza [tra Galbusera e Burgess].”

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