Melandri, “obbedisco” solo una volta. Aprilia, “manico” debole?
Marco Melandri vince gara-2 di Magny Cours e non "obbedisce" agli ordini di scuderia dettati dall'Aprilia. Chi ha sbagliato?
La patata bollente degli “ordini di scuderia” è riesplosa ieri nel penultimo round iridato della SBK 2014 con la inevitabile coda di polemiche, “pro” e “contro”. Stavolta sul tavolo degli imputati c’è Marco Melandri, oppure l’Aprilia o entrambi, Casa e pilota.
Non torniamo sulla cronaca delle due gare, a tutti nota, ma sulla domanda centrale: ha fatto bene o male l’Aprilia in gara uno a “obbligare” Melandri a chiudere il gas per far vincere l’altro suo pilota in lotta per il titolo mondiale, Guintoli? Ha fatto bene o male in gara due Melandri a disobbedire allo stesso ordine del suo box vincendo la corsa e togliendo così al suo compagno di squadra punti pesanti per la classifica generale?
Un pilota corre sempre per vincere la corsa a cui prende parte, ma ogni pilota e ogni Casa e/o Team corrono soprattutto per raggiungere il più ambito degli obiettivi: vincere il titolo di Campione del Mondo.
Quando in una Casa e/o Team c’è una gerarchia stabilita e da tutti accettata anche contrattualmente con un primo e un secondo pilota (o se più si preferisce, con un capitano e un gregario), il problema non esiste. Il secondo pilota è al servizio del suo caposquadra e solo in caso di sua assenza o sua impossibilità a essere competitivo il “number two” può ambire (pro tempore) a diventare il “number one”.
In Aprilia, dall’inizio di stagione, i piloti avevano carta bianca per giocarsi liberamente le loro chances: vinca il migliore. E’ evidente che l’evolversi del campionato può determinare una situazione diversa, con un pilota più avanti dell’altro in classifica.
Solo in casi eccezionali, cioè quando c’è ancora nelle gare conclusive del campionato una possibilità reale per uno dei due piloti ufficiali (e pagati) di vincere il titolo mondiale (e nel contempo con l’altro pilota matematicamente fuori dalla lotta), la Casa ha il diritto/dovere di intervenire con ordini perentori, senza mortificare nessuno e senza che nessuno si senta mortificato.
E’ esattamente quello che è successo al Magny Cours: anzi quello che è successo solo in parte, con una “frittata” che non fa onore né a Marco Melandri, pilota ufficiale pagato e disobbediente (a metà), né all’Aprilia, Casa incapace di farsi obbedire.
Il fatto che queste storie degli ordini di scuderia, impartiti e accettati o impartiti e non eseguiti, siano spesso avvenute più o meno platealmente non toglie nulla alla gravità di quanto accaduto al Magny Cours.
I punti “tolti” ieri a Guintoli da Melandri possono essere decisivi per il titolo iridato. E per l’Aprilia – che è una Azienda industriale con esigenze da rispettare senza le quali non si corre – vincere o perdere il campionato del Mondo SBK non è la stessa cosa.
Comunque vada a finire resta un fatto: Aprilia ha in Melandri un pilota molto competitivo in pista ma non altrettanto affidabile nel rapporto con le esigenze del Team. Così facendo la stagione 2014 rischia di chiudersi rannuvolata e quella del 2015 di aprirsi nelle nebbie.
Il responsabile corse della Casa di Noale Romano Albesiano, dopo l’evidente disappunto che si leggeva sul viso alla fine di gara due, getta legittimamente acqua sul fuoco: “Il pilota non è un dipendente dell’Azienda”. Neppure Albesiano lo è? Chissà che ne pensa il “patron” Colaninno!
Buon per tutti se in Qatar i 12 punti di gap dopo il GP di Francia si volatizzino con il titolo a Guintoli e all’Aprilia. Altrimenti…