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La Dorna “ha rotto” il giocattolo MotoGP

Approfondimento sulla decisione della Dorna di modificare i regolamenti MotoGP a partire dal 2013

Bene, anzi decisamente male. Le ultime dichiarazioni di Carmelo Ezpeleta sullo stato della MotoGP decretano il fallimento della Dorna, nella bonaccia e nella nebbia più fitta, con la classe regina del motociclismo e l’intero motomondiale messi al tappeto. Non riportiamo qui le parole del patron spagnolo pubblicate nel post precedente. Fatto sta che solo oggi, a fine 2011, si prende atto di una situazione insostenibile e si propongono soluzioni ancora peggiori.

Neppure un cenno di autocritica da parte di Ezpeleta, come se la crisi della MotoGP fosse piovuta adesso dal cielo, figlia di nessuno e non il frutto di scelte imposte dalla Dorna con la colpevole complicità della FIM. In pochi anni il motomondiale è stato smantellato nella sua struttura portante incentrato sulle diverse cilindrate e sulle moto prototipi, base portante per motivare le corse, i suoi investimenti e l’appeal commerciale e di spettacolo.

Tutto è stato sacrificato alla logica esasperata ed esasperante del business, innescando una perversa spirale di esasperazione dei costi per mantenere un castello di carta a vantaggio di pochi: Dorna, Fim, Tv, qualche Casa, qualche Team, qualche pilota. Avremo modo e tempo di entrare nello specifico. Ci limitiamo a una semplice considerazione: cercare di incrementare la griglia di partenza “livellando” con regole restrittive la competitività delle corse significa chiudere il motociclismo. La formula “monomarca” è utile per il vivaio, ma la gente va alle corse dei cavalli perché sono uno diverso dall’altro, non è interessata a quelle dei polli (in batteria).

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