MotoGP Test Sepang, the day after: Valentino sorride ma non canta vittoria
Valentino Rossi ha chiuso i test di Sepang con un sorprendente secondo tempo a meno di due decimi da Marquez. E’ presto per i trionfalismi, prevediamo una grande stagione…
Lassù in cima nella lista dei tempi finali di Sepang c’è già, tanto per riprendere il filo della stagione 2013, l’ex rookie Marc Marquez (1’59.533, record!), non a caso il campione del mondo in carica. Ma a soffiargli sul collo, stavolta, non sono i soliti avversari spagnoli Lorenzo (1’59.866) e Pedrosa (2’00.223), bensì Valentino Rossi (1’59.727), non a caso nove volte iridato.
Il giovane levriero spagnolo, tanto per chiarire subito come stanno le cose e come non avesse tempo di spiegarsi con le parole, fa parlare il cronometro, filando via davanti a tutti con una baldanza che sa di arroganza (visto il giro record e il passo), dominando con la sua Honda super queste prime tre giornate di test, una performance annunciata ma… nobilitata proprio dall’exploit del “vecchio” leone pesarese, deciso a non gettare la spugna, in cuor suo certo di fare quest’anno addirittura il miracolo dei miracoli: non solo sbarellare in corsa il tris d’assi spagnolo ma conquistare il titolo numero dieci.
Utopia o no, fatto sta che il Rossi dei test di Sepang ha dimostrato di essere tirato a lucido come non mai, preparatissimo, addirittura ricercando in modo maniacale un nuovo stile funzionale alle caratteristiche della sua M1. Rossi ha ripreso in mano tutte le carte del suo mazzo giocando da abile marpione qual è il primo asso, un tempone, psicologicamente significativo, una ventata d’aria buona per se stesso e per il Team, forse capace di chiudere definitivamente la lunga parentesi negativa dei due anni “no” con la Ducati e di un 2013 così così, pur con il lampo radioso di Assen.
La storia imboccata dalla MotoGP nel 2013 fa il suo corso, con la nuova era siglata Marc Marquez. Valentino può solo dimostrare ancora che nove titoli non sono una opinione, uscendo presto dal giro grande non come comprimario bastonato e con le ali mozzate ma come un protagonista capace ancora di vendere cara la propria pelle, un fuoriclasse con le medaglie lucide sulla giubba che aggiunge prestigio anche alle vittorie altrui. Il decimo titolo, poi, più che in pista, va cercato nel grembo degli dei.
Si dirà: ma tutto questo preambolo che valore ha se siamo ancora al primo test stagionale? Già, quale valore dare a queste prime prove ufficiali? Quanto contano questi tempi fatti segnare nei test di Sepang?
Certo, affermare che il mondiale 2014 è finito prima di cominciare è una stupidaggine. Nel motociclismo le ruote girano forte e niente è scontato. Ciò vale per tutti, compreso Marquez. Ma i test non sono una … vacanza. Nessuno si nasconde per pretattica. Anche a Sepang tutti hanno cercato il meglio. Chi ci è riuscito è già in (piccolo) vantaggio. Chi non ci è riuscito ha di che penare, per tentare il recupero.
Oggi i valori in campo nel mix pilota-moto sono quelli espressi della tabella dei tempi di Sepang. Come abbiamo scritto altre volte: non è inutile ripetersi sulla “parzialità” dei test ma anche sul loro valore e sulla loro attendibilità. Perché se gli obiettivi di queste prove sono la messa a punto ottimale dei mezzi e la ricerca del massimo feeling, tali obiettivi, se non supportati dai tempi (sul giro e sul passo) sono del tutto illusori.
In altre parole, a questi livelli, solo spremendo al massimo il pacchetto (moto-gomme-pilota) si può capire il limite e il potenziale a disposizione e solo il cronometro dimostra il reale livello di competitività raggiunto. Pilota, Casa e Team scendono sempre in pista per cercare il massimo e che chi fa il miglior tempo non sta certo peggio di chi insegue. Saranno i prossimi test e soprattutto sarà la prima corsa a decretare il primo verdetto.
E’ Marc l’uomo da battere. Sta a Rossi, oggi sorridente ma con i piedi per terra, dimostrare che l’armata spagnola Marquez-Lorenzo-Pedrosa non è invincibile.