Home MotoGP fra show e fiction: la “pirlata” di Jorge, i “fatti” di Valentino, la “graffiata” di Casey

MotoGP fra show e fiction: la “pirlata” di Jorge, i “fatti” di Valentino, la “graffiata” di Casey

Nelle corse di moto ci sta anche la “pirlata” e Jorge Lorenzo deve solamente prendersela con se stesso per lo svarione commesso oggi a Phillip Island. Il maiorchino, così, non solo ha privato la corsa di un sicuro protagonista, non solo ha “regalato” a Valentino Rossi un titolo che era (è?) ancora tutto da giocare,


Nelle corse di moto ci sta anche la “pirlata” e Jorge Lorenzo deve solamente prendersela con se stesso per lo svarione commesso oggi a Phillip Island.

Il maiorchino, così, non solo ha privato la corsa di un sicuro protagonista, non solo ha “regalato” a Valentino Rossi un titolo che era (è?) ancora tutto da giocare, ma soprattutto ha rimesso in discussione il proprio livello di maturità agonistica.

Intendiamoci, neppure questo ennesimo madornale errore può cancellare le qualità e il valore che Jorge ha dimostrato quest’anno. Ma in lui è mancata quella linearità (concentrazione, costanza?) che fa la differenza fra un campione che mette a segno esaltanti exploit ma anche disarmanti debacle e il vero fuoriclasse, quello che non commette distrazioni, sbaglia meno degli altri, porta a casa più punti, vince, colleziona titoli iridati.

Il motomondiale, in particolare quello odierno esasperatamente tecnologico e dominato dalla carambola degli interessi economici e dai riflettori dei media, non accetta i campioni “a metà”, cioè quello che vince ma non dà spettacolo o quello che fa show ma non ha palmares.

La giostra gira quando c’è uno come Valentino Rossi che “spinge”, straordinario show man, straordinario fuoriclasse: è il campione/spettacolo, appunto. Show prima, durante e dopo la corsa. Show reale, non bluff, perché poggia sui fatti, sui risultati.

Lorenzo, ottimo pilota, ha quindi molta strada da fare. Per adesso a Jorge tocca il magro compito di leccarsi le ferite. Il tempo per rifarsi ce l’ha. Ma i buoni propositi e le dichiarazioni di guerra non bastano più: ci vogliono i fatti.

Come quelli di Rossi. O di Casey Stoner, che dopo il triplice salto di Phillip Island, oltre i complimenti di Motoblog, meriterebbe le scuse di chi incautamente o per calcoli sballati voleva umiliarlo e cancellarlo. Il “canguro” vola alto e graffia forte. A Rossi gli è andata bene. Almeno quest’anno.

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