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Itinerari: 3000 km nel cuore dei Balcani

Ecco un itinerario ideale per due settimane di vacanze estive: si tratta del racconto di viaggio inviato a Motoblog da Roberto Gemma in risposta al post relativo alla rubrica “Itinerari” pubblicato all’inizio di dicembre. Quasi 3000 Km percorsi tra i paesaggi mozzafiato di Croazia, Bosnia e Montenegro seguendo rotte non prettamente turistiche alla scoperta di


Ecco un itinerario ideale per due settimane di vacanze estive: si tratta del racconto di viaggio inviato a Motoblog da Roberto Gemma in risposta al post relativo alla rubrica “Itinerari” pubblicato all’inizio di dicembre.

Quasi 3000 Km percorsi tra i paesaggi mozzafiato di Croazia, Bosnia e Montenegro seguendo rotte non prettamente turistiche alla scoperta di una natura spesso incontaminata, di città dalla storia antica o drammaticamente recente, di scorci di rara bellezza circondati da un mare sempre limpido e azzurro. A due passi da casa nostra ma ancora poco conosciuti dal turismo di massa, questi luoghi sono l’ideale per chi ama il mare e la natura, sempre da vivere su due ruote.

IL VIAGGIO IN CIFRE
15 giorni (dal 2 al 17 Agosto 2008); 6 persone su 3 moto; km percorsi: 2984; consumo medio: circa 19 km/l; prezzo della benzina: tra 1,1 fino a 1,3 €/l.

PREMESSA
Da tempo pensiamo ai Balcani come meta per un giro in moto di un paio di settimane, un po’ per il fascino che ha sempre esercitato questa zona sia dal punto di vista naturalistico che storico, un po’ per percorrere itinerari relativamente poco battuti e non troppo lontani, vista la scarsa disponibilità di ferie. Considerato che eravamo in estate e che per noi piemontesi i mesi precedenti non erano stati meteorologicamente entusiasmanti, qualche tappa al mare era d’obbligo, anche se sapevamo che ci sarebbe stata più ressa e che sarebbe quindi stato necessario cedere a qualche compromesso.

Abbiamo pertanto optato per la Dalmazia Croata, la Bosnia e il Montenegro.

Il gruppo era eterogeneo sia come moto che come provenienze: Gianpaolo ed Angela su Bandit 650S da Torino, Fabio e Tiziana su Transalp da Bari ed io e mia moglie Federica su Triumph Bonneville, anche noi da Torino. Tutte le versioni sono a carburatori ed a parte qualche piccolo inconveniente sono andate alla grande.

Le uniche prenotazioni, a parte il traghetto, sono state la prima notte a Spalato e 5 notti in Montenegro, anche se poi ci siamo resi conto che l’offerta di posti letto decorosi è di gran lunga superiore alla domanda, quindi si potrebbe tranquillamente partire all’avventura.

02/08 TORINO – ANCONA: 550 KM
Partiamo alle 11:00 e viaggiamo in autostrada a 110-130 km/h. Arriviamo al porto di Ancona verso le 18:00 con due sole soste in autogrill. Ci imbarchiamo puntualmente; moto sul traghetto: pochissime.

03/08 SPALATO – TROGIR – SPALATO: CIRCA 60 KM

Trogir
Vista di Mostar da Karad
Segni di guarra a Mostar

Arriviamo verso le 9:00 a Spalato, dove ci attende la signora che ci ha affittato l’appartamento. La scelta di prenotare la prima notte è principalmente dovuta al fatto che sapevamo di arrivare stanchi dal viaggio e da un anno di lavoro e non avevamo voglia di preoccuparci di trovare una sistemazione. In ogni caso al porto e presso il centro si trovano molte persone che propongono camere in affitto.
Scaricati i bagagli, facciamo subito un giro a piedi nel centro storico. Pensavamo che Spalato fosse una cittadina portuale bruttina, invece il centro storico è molto bello. La città vecchia è all’interno delle mura che cingevano il palazzo dell’imperatore Diocleziano ed è costituita da parecchi resti di età romana ben conservati, in particolare il mausoleo che è stato riadattato come cattedrale. La zona è tutta pedonale, anche perché le strade sono molto strette e, oltre ai numerosi resti romani, la zona all’interno delle mura è incantevole e conservata molto bene.

Nel pomeriggio facciamo un giro a Trogir, un paese a circa 20 km a nord di Spalato. Anche Trogir, che di fatto si trova su un’isola collegata alla terraferma da un ponte di 20 m, è un paesino di mare piccolo ma molto bello il cui centro storico pedonale è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Qui assaggiamo per la prima volta un piatto tipico della regione, il cevapi, ovvero delle specie di polpettine molto speziate che possono essere servite come panino oppure come piatto normale con aggiunta di una salsa rossa piccante e cipolle. Attenzione perchè nei Balcani abusano di cipolle ed aglio.

Visto il gran caldo, ci fermiamo un paio d’ore su una spiaggia con annesso bar; sulla strada che costeggia il mare a sud di Trogir ce ne sono diverse. A proposito di spiagge, in Croazia la costa è rocciosa o sassosa ed alcuni tratti balneabili sono stati cementificati per costruire delle piccole banchine; il mare però è stupendo e il panorama è simile alla Grecia, con tante isole che spuntano un po’ ovunque.

04/08 SPALATO – MOSTAR CIRCA: 180 KM

Città vecchia di Mostar
Nuovo ponte vecchio di Mostar

Verso le 10 partiamo da Spalato in direzione Mostar. La strada segue la costa per quasi 140 km prima di puntare verso l’interno, ed è simile all’Aurelia: una corsia per senso di marcia, la strada passa in mezzo a tutti i paesi, grandi e piccoli, ed è molto trafficata. Tutti viaggiano a ridosso della mezzeria impedendo alle moto, cariche di bagagli e lateralmente ingombranti, di sorpassare: bisogna fare uso di sgasate per farsi sentire e guadagnare qualche centimetro per passare.
Attraversiamo Makarska, cittadina da cui prende il nome tutto quel tratto di costa, molto bello ma anche frequentatissimo, motivo per cui non l’abbiamo inclusa fra le tappe del nostro viaggio.

Alla frontiera tra Croazia e Bosnia c’è poca coda e la poliziotta bosniaca alla dogana fa cenno di passare senza nemmeno guardare le carte d’identità: siamo in Bosnia!

L’asfalto si fa più rovinato, le case ai bordi della strada sono più rare, il paesaggio è più “selvaggio” e meno urbanizzato. Colpiscono subito le molte bandiere croate appese ai cartelloni stradali, che rivelano che la Bosnia è uno stato complesso.

Lungo la strada vedo che in direzione contraria arriva una camionetta nera dei carabinieri e per una volta sono contento di incontrarli; Li salutiamo col clacson: probabilmente sono del piccolo contingente italiano rimasto a Mostar.

Verso le 15 arriviamo a Mostar percorrendo la strada che era il fronte di guerra nel ‘93, e cominciamo a chiedere indicazioni per l’ufficio del turismo, girovagando in mezzo a molti palazzi che portano ancora evidenti le ferite provocate dall’artiglieria. All’ufficio del turismo prima cercano di piazzarci stanze di loro conoscenti a prezzi esagerati, ma alla fine ci trovano una sistemazione in una casa a 40 Euro a coppia.

La casa, una bella villetta sulla collina vicina al centro, si trova nella zona musulmana sulla riva est del fiume Neretva. La parte vecchia di Mostar è piccola ma molto caratteristica ed è completamente costruita in pietra: dalle strade alle case, compreso il famoso Nuovo Ponte Vecchio.
Prima di addentrarci nel centro, passiamo alla moschea di Karadžoz-bey che è visitabile anche all’interno, cosa che normalmente è vietata ad un non musulmano. Ne approfittiamo per salire sullo stretto ed alto minareto da cui si vede tutta la città e se ne apprezza la collocazione geografica, che la vede adagiata nella valle formata dalle alte montagne.

Una volta scesi ci perdiamo nelle viuzze della città vecchia fino ad arrivare al “nuovo” ponte vecchio. L’originale, edificato dai turchi nel 1500 circa, è stato distrutto dalle bombe durante la guerra tra croati e musulmani e ricostruito solo di recente, ricucendo uno strappo che sembrava difficile chiudere. Il fascino che emana è comunque notevole, anche perché il materiale è stato recuperato oppure ricostruito sulla base delle tecniche in uso all’epoca della prima edificazione. Da questo ponte si tuffano nelle acque fredde i ragazzi del posto ma, purtroppo, quando siamo passati avevano già terminato le attività.

Le stradine del centro sono piene di negozietti di artigianato che vendono in particolare oggetti di rame e metallo lavorati a mano, macabre penne o altri oggetti ricavati da proiettili, ogive e bossoli risalenti alla guerra di 13 anni fa.

05/08 MOSTAR – SARAJEVO: 140 KM

Arrivo a Sarajevo per il viale dei cecchini
Segni di guerra a Sarajevo
 Biblioteca incendiata di Sarajevo

Lungo la strada verso Sarajevo si vedono sempre più segnali del passaggio della guerra. Dopo qualche chilometro si entra in una stupenda gola creata dal fiume, che si costeggia per parecchi km. La strada ha un asfalto poco regolare e c’è molto traffico.
Notiamo che c’è parecchia polizia in giro, mediamente ogni 15-20 km incontriamo una pattuglia: bisogna fare molta attenzione. Veniamo anche fermati dopo un sorpasso in presenza di striscia continua. Ci rompono un po’ le scatole con pretese assurde ma alla fine ci fanno ripartire senza nulla pretendere. Altre volte mi è capitato di cavarmela con un piccolo esborso di denaro, ma in questo caso proprio non ho capito a cosa volessero mirare.

Dopo un percorso attraverso paesaggi stupendi e poco abitati, arriviamo a Sarajevo dal tristemente noto “viale dei cecchini”; la gente guida in maniera molto pericolosa e distratta: bisogna avere 1000 occhi. Dopo poco troviamo una specie di pensione in una zona tranquilla sulla montagna lato sud, a pochi minuti a piedi dal centro.

Il centro storico di Sarajevo, la Bascarsija, si può tranquillamente girare a piedi. Passiamo il pomeriggio e la sera a zonzo senza una vera meta: si può partire dalla famosa biblioteca, andata a fuoco durante la guerra insieme a 2 milioni di libri e documenti, per poi perdersi nel dedalo di viuzze che ricorda un bazar arabo, su cui si affacciano i negozi degli artigiani del rame, gli orafi, i negozi di souvenir e i locali dove si può mangiare e bere.

Si può passare dalla moschea del XVI secolo, alla madrassa (scuola coranica dove si può anche entrare), dalla cattedrale cattolica alla sinagoga per finire sul ponte dove nel 1914 è stato assassinato l’erede al trono dell’impero austro-ungarico, evento che ha scatenato l’inizio della prima guerra mondiale. C’è un sacco di gente in giro, molti giovani e la città appare viva e interessante ma anche molto complessa.

Il credo islamico è professato dagli slavi, del tutto simili a cristiani ed ortodossi, tanto che non si riesce mai a capire con chi si ha a che fare. La lingua del corano è quella dei Balcani quindi il tutto ha un sapore differente; l’impatto è accresciuto dal fatto che siamo praticamente nel cuore dell’Europa. Per strada sento i profumi della piazza di Marrakech e le preghiere del muezzin cinque volte al giorno ma la vista riconosce l’evidente impronta austroungarica: sembra di essere un po’ ubriachi.
Ci sediamo a bere del caffè turco e conosciamo delle profughe bosniache che stanno tornando dall’Australia a trovare amici e parenti. Sono molto simpatiche ed alla fine il discorso cade sulla guerra, anche se ci rendiamo conto che non è un argomento di cui fa piacere parlare: i fatti che raccontano sono ancora troppo vivi per essere un semplice ricordo.
Passiamo anche dalla fabbrica di birra più vecchia della città ed entriamo nel suo bar per farci una bevuta. L’edificio, colorato di rosso, è immenso e le attività lavorative sono frenetiche, soprattutto quelle per la preparazione delle spedizioni: la birra di Sarajevo è molto buona e leggera ed è facile berne parecchia.

Quartiere della Bascarsija
Ponte Princip a Sarajevo
Casa del tunnel sotto l'areoporto di Sarajevo

Il giorno dopo lo dedichiamo ai dintorni ed alla visita del museo del tunnel poco fuori città, vicino all’aeroporto. Durante la guerra, Sarajevo era completamente accerchiata dalle milizie serbe tranne che nella pista dell’aeroporto, controllato dall’ONU, che era stato dichiarato zona neutrale e non poteva quindi essere né attaccato dai serbi né attraversato dai bosniaci. Questi ultimi avevano così costruito un tunnel lungo 800 metri che passava sotto la pista e collegava Sarajevo al resto del territorio bosniaco ancora libero.

Trovarlo è stato difficile, non c’è nessuna indicazione e si deve passare nella Repubblica Serba, che non è la Serbia di Belgrado ma la parte amministrativa della Bosnia sotto il controllo dei Serbi di Bosnia. So che è un po’ complicato, ma questa regione ha vissuto l’orrore della guerra proprio a causa della presenza di numerose differenti etnie, o meglio di differenti religioni che sono diventate incompatibili, visto che l’etnia è la stessa, tutta di discendenza slava.
Una volta arrivati abbiamo visitato il piccolo museo e percorso i pochi metri ancora esistenti del tunnel. È impressionante, anche perché non parliamo di tempi remoti ma di pochi anni fa: vengono i brividi se si pensa che da questo passaggio alto 1,6 m sono passate migliaia di persone in cerca di viveri o altro.

Nel pomeriggio facciamo un giro fuori dal centro e per le colline attorno alla città, colpisce vedere come non esiste quasi palazzo che non sia stato danneggiato dalla guerra. Ceniamo in un ottimo ristorante in un’antica dimora ottomana proprio di fronte alla biblioteca, che consiglio vivamente.

07/08 SARAJEVO – OREBIC: 290 KM
Percorriamo la stessa strada dell’andata e, arrivati al mare, prendiamo in direzione sud verso Dubrovnik. Da questo punto la strada è perfetta da fare in moto, tutta curve con un paesaggio stupendo: a sinistra l’alta montagna della Dalmazia ed a destra il mare e tutte le isolette e penisole che caratterizzano la costa croata.

Una quarantina di km prima di Dubrovnik abbandoniamo la strada principale e svoltiamo sulla penisola di Peljesac (Sabbioncello) in direzione Orebic. La penisola del Sabbioncello è molto lunga (circa 70-80 km) e la strada verso Orebic è una goduria da affrontare in moto, tanto che invoglierebbe a fare più di una passeggiata. Arrivati a destinazione, ci sistemiamo in una pensione poco distante dal mare. Serata con un’ottima cena a base di pesce in un ristorante consigliato dalla Routard, dove spendiamo pochissimo.

08/08 ISOLA DI KORCULA: 100 KM

Strada di Sabioncello
Korcula città
Calette di Loviste (Sabioncello)

La mattina prendiamo il traghetto che porta a Korcula, un’isola abbastanza grande lunga circa 40 km, molto vicina alla penisola. La mattina, sulla punta est dell’isola, troviamo una caletta frequentata anche da naturalisti dove fare il bagno, poi visitiamo il paese di Korcula, molto bello ed antico, che vanta essere la città natale di Marco Polo, del quale si può visitare la casa.
Visto il caldo davvero infernale, preferiamo mangiare frutta acquistata al mercato e girare a zonzo per le vie strette ed ombreggiate del paese. Dopo pranzo ci dirigiamo verso la punta ovest dell’isola dove, vicino alla località di Vela Luka, si trovano delle spiagge poco affollate con ciottoli molto piccoli.

La strada attraversa zone disabitate e selvagge: occorre più o meno un’ora per arrivare, ma ne vale assolutamente la pena sia per il paesaggio sia per il tragitto, fatto di curve ampie e di un ottimo asfalto. Al ritorno dobbiamo fare una tirata e prendiamo al volo il traghetto delle 20, imbarcandoci poco prima che sollevino la rampa di salita.

09/08 SABBIONCELLO
Passiamo la giornata in totale tranquillità girando la punta nord-ovest della penisola verso la località di Lo viste e fermandoci su due spiagge a goderci un po’ di mare e sole. Al tramonto, prima di rientrare a Orebic, ci fermiamo su un molo in una zona molto bella pochi km a nord-ovest del paese per goderci ancora un po’ di mare e di fresco, visto che si è alzata una leggera e piacevole brezza.

10/08 OREBIC – DUBROVNIK: 110 KM

Città vecchia di Dubrovnik
 Mura di Dubrovnik

Facciamo colazione lungo la strada principale di Orebic, dove un australiano ci attacca bottone e chiede come mai degli italiani girano con moto che non sono Ducati; lui dice di avere una Ducati a casa. Non so che dirgli: ognuno ha scelto la moto sulla base di tanti aspetti ed effettivamente è difficile dare una risposta così chiudo il discorso, con un po’ di disappunto dell’australiano.
Lungo la strada verso Dubrovnik ci fermiamo a bere una birra a Ston, paesino all’inizio della penisola con una fortezza maestosa che permetteva di controllare l’ingresso alla penisola: Le enormi mura cingono sia la parte interna del paese che quella sul mare, scavalcando la montagna che separa i due paesi e dando l’impressione di essere una grande muraglia in miniatura.

Arriviamo a Dubrovnik verso le 14.00 e troviamo quasi subito un appartamento e, dopo una doccia, scendiamo a piedi verso la città vecchia lasciando riposare le moto per una mezza giornata.
La città vecchia è un piccolo gioiello, perfettamente conservato, con le sue viuzze che sembrano sbucate dal XVI secolo. È possibile fare il giro completo sulle mura della città: occorre all’incirca un’ora, ma la vista di cui si gode è impareggiabile.

Dopo avere passeggiato per il centro, per tirarci un po’ su il morale ci rimane il tempo per visitare il War Photo Museum, un museo composto da una esposizione temporanea a tema (al momento i bambini-soldato) e da una parte permanente che ospita una selezione di foto sulla guerra in ex Jugoslavia. Le foto del macello balcanico sono impressionanti e ci tengono bloccati più di un’ora: alla fine usciamo dal museo con facce tristi che non si addicono al posto. Almeno non ora. La sera ceniamo in un ottimo ristorante con i tavolini su una delle piazzette principali.

11/08 DUBROVNIK – TIVAT: 70 KM

Hergec Novi e imbocco del fiordo
Imponenti mura di Kotor
 Spiagga del Montenegro tra Budva e Tivat

Alle 11.00 partiamo da Dubrovnik in direzione Montenegro. Lungo la strada c’è pochissimo traffico ma, arrivati alla frontiera tra Croazia e Montenegro, troviamo una lunga coda di auto ferme sotto il sole che naturalmente superiamo per cercare di infilarci nuovamente poche auto prima della dogana. Qualche automobilista però si ribella e un’isterica signora inglese su un auto a noleggio con targa croata apre la portiera per non farci passare urlando che esiste una coda e che va rispettata. Potrebbe anche avere ragione ma questi attacchi di isteria sono fuori luogo anche perché trovo assurdo fare code in moto e stare a respirare i gas di scarico della auto. Comunque lasciamo passare i più esagitati aspettando qualche persona di buon cuore che ci faccia passare e ci infiliamo poche macchine dopo.

Dopo una tappa a Herceg Novi, la prima cittadina del Montenegro, a Kamenari prendiamo un piccolo traghetto per raggiungere Tivat dove abbiamo affittato la casa. Questa zona del Montenegro è caratterizzata da un enorme fiordo, che si insinua in modo spettacolare nell’entroterra e che può essere attraversato in due modi: prendendo un traghetto che in pochi minuti fa attraversare il piccolo tratto di mare, oppure percorrendo la strada che costeggia il mare (circa 60 km in più). Preferiamo prendere il traghetto e lasciare il giro del fiordo ad un altro giorno, quando saremo meno carichi di bagagli.

La casa è una villa molto bella ed i padroni ci accolgono benissimo. La sera ci dirigiamo verso Kotor, che è una delle due più note località della costa montenegrina (l’altra è Budva). La strada che collega le due città dall’interno del fiordo è strettissima, tanto che due macchine contemporaneamente passano, e affollata di locali: rischi quindi di trovati in mezzo camerieri che sbucano improvvisamente dalle cucine diretti verso i tavoli, bambini, bagnanti, corriere mezze scassate cariche di persone, cani ecc…

Riusciamo però ad arrivare indenni a Kotor, un paese medioevale fortificato posto in un’insenatura, ben visibile anche a distanza proprio grazie alla sua fortificazione, che si arrampica ad arco sulla montagna alle sue spalle e che, ben illuminata, di notte regala un impatto visivo notevole: un grande arco luminoso visibile anche da molto lontano. Solo per questo varrebbe la pena fare un giro in notturna sulle stradine interne al fiordo.
In seguito mi renderò conto che la fortificazione è molto più affascinante di notte che di giorno, in quanto alla luce del sole le mura si confondono con la roccia su cui sono costruite e si notano poco. La città è molto turistica ma non fastidiosa: se si arriva in moto non si fanno code e ci sono parcheggi riservati proprio vicino alle porte di ingresso alla città vecchia.

12/08 BUDVA E DINTORNI: CIRCA 80 KM
Inizialmente decidiamo di andare a Budva per le spiagge, segnalate da tutte le guide. Arrivati in zona ci rendiamo conto che questo litorale è molto lungo e sabbioso, ma anche che è un immenso caos di gente e ombrelloni uno attaccato all’altro: non esattamente quanto ci aspettavamo.

Decidiamo quindi di tornare indietro verso un promontorio che avevamo visto strada facendo tra Tivat e Budva, sperando di trovare qualcosa di meno affollato. Superato un assurdo posto di blocco in cui venivano controllati tutti i mezzi in transito provocando chilometri di coda, prendiamo la strada che costeggia la riva. Dopo un tragitto piuttosto lungo in zone abbastanza sperdute, vediamo una caletta molto bella ma anch’essa sovraffollata (la località si chiama Trsteno): sono però quasi due ore che giriamo in moto e decidiamo quindi di accontentarci.
Ci piazziamo sotto gli ombrelloni per godere il meritato riposo, anche se questo si rivelerà un compito arduo poichè, a parte il mare davvero stupendo, l’acqua è invasa da una marea di persone che giocano a palla in una bolgia tremenda, al ritmo della musica techno sparata a tutto volume dalle casse poste strategicamente su ognuno dei due lati della caletta, tanto che sembra di essere ad un “rave” di Ibiza.

Al calar del sole torniamo a Tivat passando per strade poco battute e incrociando animali di tutti i tipi: da capre a tartarughe allo stato brado. Andiamo a cena in un locale consigliato dalla famiglia di montenegrini che ci affitta la casa: “la Marina”, una casupola di legno a bordo mare che di giorno fa anche da stabilimento balneare. Siamo solo noi ed il cameriere, un tipo strano che mi ricorda il cameriere rumeno del film “Pane a Tulipani”.

13/08 CENTINJE, PARCO DI LOVCEN E KOTOR: CIRCA 250 KM A/R

Imbocco del fiordo e Tivat
Fiordo visto da sopra Kotor
Montenegro tra Kotor e Centinje

Decidiamo di andare fino alla vecchia capitale, Centinje, passando per le strade di montagna che sembrano quasi un monumento per i montenegrini; ben presto capiamo il perché: salendo si gode di un panorama sul fiordo sempre migliore e davvero mozzafiato. La carreggiata è abbastanza stretta quindi procediamo con tranquillità ma, in ogni caso, la vista che offre questa strada obbliga alla calma: sarebbe un peccato perdersi anche solo uno scorcio di questo fantastico panorama. Onestamente credo sia stata una delle gite più belle che ho mai fatto in vita mia.
Dopo un paio d’ore di moto e di curve arriviamo a Centinje che vale una visita non solo per la strada che abbiamo appena percorso: essendo la storica capitale del Montenegro, è infatti sede di molte ambasciate ora riconvertite ad altri usi, architettonicamente particolari perché riflettono il gusto del paese ospitato all’epoca (si parla di inizio novecento).

Noi in realtà ci fermiamo più che altro per ristorarci e passiamo più di un’ora al bar a bere birra e degustare qualche piatto locale: la zona è famosa per un formaggio di capra molto buono e per il prosciutto crudo. Prima di ripartire facciamo però un salto in quella che era l’ambasciata Italiana: una villa stile coloniale circondata da un vasto parco che ora è adibita a biblioteca.
Al ritorno passiamo dal parco del Lovcen dove c’è la montagna nera da cui prende il nome la nazione e da dove si può godere di un bellissimo panorama della costa e del fiordo da un’altezza di 1.900 m.

L’ingresso al parco è a pagamento e si può percorrere la bella strada che lo attraversa praticamente in solitudine. All’interno del parco ci sono possibilità di campeggiare (è tipico dei Balcani poter bivaccare ovunque) e l’atmosfera è davvero tranquilla. Percorriamo anche questa strada a bassa velocità ed arriviamo al punto più alto a 1.200 m; si potrebbe proseguire ancora ma bisogna farlo a piedi salendo molti gradini.

Noi ci fermiamo perché già da questa posizione la vista è davvero unica ed inoltre regna un silenzio che, deserto a parte, non avevo mai sentito: solo il fruscio del vento, che a questa altezza pensavo più forte, mentre invece è solo una leggera brezza. Neanche il rumore di animali. Ci tratteniamo a lungo per godere della vista e per fare le solite, immancabili, numerose foto. Smaltita la sbornia visiva scendiamo verso Kotor, dove facciamo un giro con il favore della luce.
Ceniamo in uno dei ristoranti che si trovano sulla costa interna al fiordo tra Tivat e Kotor.. Percorriamo la strada lentamente per scovare un posto che ci piace e ci fermiamo in uno dove si cena praticamente su un molo e la cucina è ovviamente dall’altra parte della strada. Per il dopocena andiamo a fare una passeggiata a Tivat che, però, non ha niente di interessante da vedere e potrebbe essere tranquillamente evitata.

14/08 FIORDO DI KOTOR: 110 KM; BUDVA: 60 KM

Guzzi a Centinje
Il fiordo visto dal parco Lovecen quota 1200
Colori del mediterraneo da Perast

I paesaggi visti dall’interno del fiordo sono molto belli così come la strada, che tra Tivat e Kotor è stretta ma molto caratteristica e piacevole da percorrere, mentre dopo Kotor diventa più larga, veloce e trafficata, lasciando meno tempo per godere del panorama: un peccato.

Ci fermiamo a vedere il paesino di Perast: molto bello, decisamente mediterraneo e medievale, è caratterizzato da costruzioni in pietra mentre sembra privo di case nuove. Di fronte al paese ci sono due piccole isolette costruite artificialmente pietra per pietra su cui sono state edificate due chiese, che è possibile visitare prendendo una barca. Vorremo vederle ma tergiversiamo e il tempo, come la voglia, passa: alla fine decidiamo di proseguire in moto verso Herceg Novi.

Qui facciamo un giro nel quartiere storico, molto bello anche se non ai livelli di Kotor: i paesaggi sono da fotografia e, come a Perast, l’atmosfera mediterranea è forte. Rientrati a Tivat con il traghetto ci facciamo l’ennesima abbuffata di pesce in un ristorante sulla spiaggia, consigliato dai padroni ci casa. Dopo cena andiamo a vedere Budva, definita la Dubrovnik del Montenegro.

Arrivati, oltre al traffico, ci rendiamo conto che Budva è la città più turistica della nazione: diciamo che è la loro Rimini/Portofino. Qui troviamo un sacco di vita e di locali e così tanta gente che non si riesce quasi a camminare tra le viuzze, i panfili ormeggiati sul lungomare e le Ferrari dei “mafiosi” locali. Assolutamente consigliato ai single…

15/08 SPIAGGIA DI ZANJIC: 80 KM
Su indicazione dalla famiglia di montenegrini ci rechiamo a Zanijc, sul promontorio all’ingresso del fiordo, e finalmente troviamo una spiaggia non troppo affollata: qui passiamo tutta la nostra ultima giornata di mare, visto che l’indomani dovremo ripartire per l’Italia. Il mare è come al solito pulitissimo e la giornata calda.

Per la serata di ferragosto la famiglia di montenegrini ci ha invitato a una cena a base di pesce alla griglia pescato da loro la notte prima. Dopo cena tirano fuori la chitarra e attaccano a cantare benissimo per tutta la sera; c’è anche un inglese che risiede all’isola di Man: parliamo del TT e veniamo ufficialmente invitati ad andare a vederlo, ospiti suoi. Alla fine ne esce una bellissima serata, grazie all’ospitalità di queste persone semplici e di cuore.

16/08 TIVAT – SPALATO: 290 KM
Il viaggio di ritorno è estenuante: fa caldo, c’è molto traffico e bisogna fare continuamente attenzione perchè siamo anche contro sole. All’arrivo a Spalato incontriamo una coppia di italiani con una Triumph Legend che ha fatto un giro simile al nostro ma più nell’entroterra. Mangiamo gli ultimi cevapi e ci imbarchiamo puntuali.

CONCLUSIONI E CONSIGLI

Perast
Tragitto Balcani complessiv
Tragitto Balcani Montenegro

Strade e paesaggi
La parte più interessante è stata soprattutto la Bosnia: Mostar e Sarajevo hanno lasciato molti segni. Siamo rimasti sorpresi dal Montenegro in quanto ci aspettavamo fosse meno turistico, mentre abbiamo trovato spiagge sovraffollate e prezzi alti; l’interno però è spettacolare e con la moto si riescono a godere paesaggi stupendi.

Il consiglio per il Montenegro è quello di non fermarsi nei posti canonici ma di cercare il più possibile strade poco battute o di spingersi verso l’interno. Sul promontorio all’ingresso del fiordo è possibile trovare molti posti dove fare il bagno in tranquillità, ma non aspettatevi di essere gli unici in spiaggia. Per la cena, fatevi consigliare dai locali oppure seguite una buona guida, che su questo non sbaglia mai.

Come natura e mare tutti e tre i paesi sono bellissimi: la Croazia ha davvero tanta costa ed il Montenegro paesaggi montani incredibili; i panorami sono ovunque da togliere il fiato.

Persone
Per quel che riguarda le persone, abbiamo notato che sono un po’ chiuse e di modi bruschi.

Costi: il cibo
Dal punto di vista economico la Bosnia è più conveniente (per una cena non si spende più di 15 Euro a testa), mentre in Croazia e Montenegro il costo dipende da quanto la zona è turistica (una cena può andare da 9 a 25 Euro a testa). Attenzione alla colazione: nei Balcani difficilmente troverete un posto dove poter gustare caffè e brioche; per chi non riesce a farne a meno e ad adeguarsi al salame locale, è necessario cercare una panetteria e acquistare preventivamente i cornetti da gustarle in un bar nelle vicinanze. Il caffè è buono ovunque.

Costi: dove dormire
Per gli appartamenti, tutti in ottime condizioni e puliti, abbiamo speso tra i 20 e i 25 Euro a persona. Ovunque si trovano cartelli con cui si propongono camere e appartamenti in affitto quindi, se avete tempo e voglia è meglio cercare casa in loco: costa meno ed ci si rendete conto di quello che viene offerto, perché il turista può sempre visitare i locali prima di confermare il soggiorno.

È un itinerario affascinante da tutti i punti di vista e mi sento di consigliarlo a tutti.

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