Home Campioni senza “corona”: Loris Reggiani, dal manubrio al microfono tv

Campioni senza “corona”: Loris Reggiani, dal manubrio al microfono tv

Campioni senza “corona”: Loris Reggiani, dal manubrio al microfono tv


I giovani che si sono appassionati al motociclismo nell’era di Valentino Rossi hanno conosciuto il “signor” Loris Reggiani brillante commentatore televisivo, ma poco sanno di Loris in pista, un “signor pilota”, protagonista per 15 anni in tutte le cilindrate, al top mondiale specie nelle 125 e 250.

Forlivese, classe 1959, Reggiani – dopo il brillante esordio nel 1979 da juniores (spadroneggia l’effervescente trofeo Aspes Yuma con 100 partenti, batterie con la baionetta e finali con volatoni da Giro d’Italia) – fa vedere subito quanto vale debuttando nel mondiale 1980 con la bianco verde Minarelli bicilindrica 125 ufficiale e incassando quattro splendide vittorie. Non fu un fuoco di paglia, ma neppure il trampolino di lancio per una carriera certamente brillante e ricca di soddisfazioni ma – vuoi per coincidenze sfortunate e vuoi per incidenti – non sublimata dal titolo iridato.

Nel 1981 Loris sfiorò il titolo di campione del mondo della 125 – due trionfi ai GGPP di Jugoslavia e di San Marino – andato al suo caposquadra Angel Nieto, cioè l’Eddy Mercks delle ottavo di litro, quindi per il giovanissimo centauro italiano un secondo posto dal valore di un … primo. Ancora vice campione del Mondo nel 1992, stavolta nella 250 con l’Aprilia, dietro Luca Cadalora, poi terzo l’anno successivo dietro Harada e Capirossi.

Loris Reggiani
Loris Reggiani
Loris Reggiani
Loris Reggiani

Il palmares iridato non è certo avaro (173 GP disputati, 8 vinti di cui 5 in 250, 41 podi, 5 pole position, 8 giri veloci, nessuna vittoria nei 31 GP in 500), ma Loris, per la passione, la stoffa, la grinta, la capacità tecnica nella messa a punto del mezzo, duro nel corpo a corpo, molto efficace sul bagnato, staccatore da libidine, forse troppo esuberante e incline all’errore, membro della categoria dei corridori d’istinto e non di testa, di polso e non di ragionamento, di troppi giri infiammanti alla “va o la spacca”, di cadute spesso con conseguenze pesanti, avrebbe meritato di più.

“Chissenefrega!”, replica secco anche oggi Loris, – pilota, talent scout, manager, telecronista opinionista – persona dal sorriso sobrio e ricca d’umanità e d’inventiva, corridore di rara umiltà e simpatia, amato anche per la indomita volontà di non piegarsi mai alla guigne, che troppe volte gli ha messo i bastoni fra le ruote, in pista e fuori, sin da ragazzo, quando a soli 10 anni rimase senza i genitori.

Insomma, la sfortuna a Reggiani si è sempre presentata con conti salatissimi (addirittura nel 1986 finisce con una moto da cross senza freni sotto un furgone davanti la strada di casa con 13 fratture al bacino, anca spezzata, nervi del piede sinistro lesi ecc. con mesi e mesi d’ospedale), mentre la fortuna si è fatta viva raramente, spesso nel momento sbagliato.

Reggiani ha contribuito a rendere competitiva l’Aprilia 250, con un duro e prezioso lavoro nei test e in gara, ma sono stati altri ad avvantaggiarsene. Forte nella 125, fortissimo nella 250, competitivo anche nella 500, dove però, al debutto, già Lucchinelli e Uncini occupavano il posto degli italiani vincenti. Reggiani in pista ha dato tutto, ha regalato agli altri emozioni indimenticabili, trasmesse poi in tv. Il nome di Loris non c’è nel librone iridato, ma lui è contento lo stesso.

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