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MotoE 2019, la nuova categoria “carica” le batterie per il debutto mondiale

L’inedito campionato continentale ha l’obiettivo di promuovere e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle potenzialità di questi nuovi mezzi con propulsore elettrico ad emissioni “zero” utilizzando le corse anche per sperimentare nuove tecnologie utili alla produzione di serie.

Domani inizia il 2019, l’anno del debutto della Coppa del Mondo FIM Enel MotoE. In altre parole siamo alla vigilia della partenza della “quarta classe” del Motomondiale, una rivoluzione, con moto a propulsione elettrica fornite dalla factory modenese Energica.

Su cinque circuiti europei, in concomitanza delle tradizionali Moto3, Moto2, MotoGP, saranno presenti dodici Team con diciotto moto guidate anche da piloti noti, ex o ancora in attività, fra i quali Sete Gibernau, Bradley Smith, Randy De Puniet, Xavier Simeon, Nicola Terol, Maria Herrera, Lorenzo Savadori, Alex De Angelis, Niccolò Canepa, Matteo Casadei, Matteo Ferrari ecc.

Più volte, di recente, abbiamo analizzato le potenzialità e i limiti tecnico-agonistici della nuova categoria, per cui non ci ripetiamo. Per tutti, non solo per i diretti protagonisti, è una nuova sfida, in linea con le esigenze dell’impegno a tutto campo per ridurre l’inquinamento nel mondo, una sfida non certo priva di contraddizioni e di rischi per un segmento particolare qual è quello delle corse. Comunque, Dorna (con l’avallo della Fim) gioca senza ulteriori indugi la carta MotoE, con un occhio al futuro e, più realisticamente, con una mano al portafoglio, annusando il grande business.

MotoE 2019, la nuova categoria “carica” le batterie per il debutto mondiale

L’architrave dell’inedito campionato monomarca poggia, come noto, sull’intervento dell’ENI, la multinazionale dell’energia (un colosso mondiale con un fatturato di circa 75 miliardi di euro) che punta anche sulla MotoE racing per spingere l’avvio dell’era dell’elettrico, intesa – forse fin troppo ottimisticamente, almeno allo stato attuale – quale toccasana per risolvere i complessi problemi dell’inquinamento atmosferico attraverso la riduzione delle emissioni.

Realisticamente, l’elettrico potrà svilupparsi in tempi medio-lunghi nella mobilità urbana (mezzi privati e pubblici), non altrettanto nel settore delle moto stradali super sportive, tanto meno – inutile illudersi – nelle corse di velocità quali il Motomondiale.

Non torniamo sui “perché” più volte elencati e spiegati. Fatto sta che gli attuali complessi problemi tecnico-tecnologici (e di costi) non consentono nel breve-medio periodo uno sbocco positivo sul fronte racing. Di positivo, c’è, però, un aspetto importante da non sottovalutare, quello della curiosità che, almeno all’inizio, potrebbe attirare l’attenzione del pubblico sugli autodromi e davanti alla tv. Non è e non sarà una operazione facile o scontata. L’automobilismo ha fatto da apripista nella logica-furbata: “Se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna”.

La Formula E, nel 2019 alla sua quinta edizione, si svolge infatti su circuiti cittadini in grandi città (con pubblico generico ben disposto a seguire il richiamo degli eventi), anche perché le auto elettriche di serie avranno prevalentemente un uso urbano. Quanti biglietti venderebbe la Formula E, da sola, a Monza? Con gare autonome e su autodromi permanenti si tornerebbe a corse di nicchia, per addetti ai lavori, poco più: strumenti di marketing. Peggio ancora per le moto. L’inedito campionato di MotoE, infatti, si svolgerà su noti circuiti europei permanenti, con gare da effettuarsi la domenica mattina subito dopo quelle della Moto3 e prima della MotoGP.

La parte positiva è quella di poter sfruttare il potenziale (soprattutto organizzativo e di immagine) del Motomondiale. La parte negativa è quella di correre in autodromi con il grande pubblico di appassionati tecnicamente preparati e da sempre attratti dal motore a scoppio (l’unico che c’era…) di elevatissime prestazioni. Pubblico dal “palato fine”, che va in circuito (e sta davanti alla tv) in primis per partecipare all’evento MotoGP e che può subito valutare la differenza fra i due tipi di moto (e di piloti) e i due livelli di campionati.

MotoE 2019, la nuova categoria “carica” le batterie per il debutto mondiale

E’ un rischio per la nuova categoria che uscirà ridimensionata dal confronto, ad es. il gap dei tempi sul giro sarà abissale! Il rischio della gara di nicchia, in questo caso, non c’è, in quanto il grande pubblico presente sui circuiti paga il biglietto per assistere alle gare conosciute MotoGP, Moto2, Moto3 e quindi dall’autodromo …non scappa quando in pista scenderanno le silenziose MotoE.

Per la Tv è diverso: l’audience, passata la sbornia della novità, potrebbe riservare davvero brutte sorprese. Sulla MotoE ci sono giudizi contrastanti anche fra piloti o ex. Loris Capirossi è decisamente “pro”, con una dichiarazione da… spot pubblicitario, più che da tester: “Guidare queste moto offre sensazioni straordinarie: l’erogazione lineare e potente, la distribuzione dei pesi ideale, l’agibilità sorprendente. Credo davvero che possano rappresentare il futuro”. Valentino Rossi, all’opposto, boccia la categoria in arrivo: “Non mi piacciono le moto elettriche, e neanche le auto. Il Motorsport non ha niente a che vedere con l’elettrico”. Una stroncatura, quella del 9 volte campione del Mondo emblema della MotoGP che la dice lunga su come l’”ambiente” del motomondiale possa accogliere la rivoluzione tecnologica.

In effetti, il tam-tam degli addetti al lavoro e quello degli appassionati sui social non induce, almeno per adesso, all’ottimismo. Non era forse il caso di procedere per gradi, con un format diverso, magari sbarcando nel Motomondiale dopo una o due stagioni di… rodaggio? Presto si vedrà se i dubbi sono infondati o se si è fatto il passo più lungo della gamba.

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