Home MotoGP: ma il “trenino” è vero show? La questione “gomma”

MotoGP: ma il “trenino” è vero show? La questione “gomma”

Marquez spaziale (osserva, studia e assale) sta dominando il mondiale facendo la differenza come manico…

La MotoGP, anche nel GP di Thailandia, continua a scaldare i cuori e a spellare le mani per lo spettacolo che offre in pista. Le gare sono assai combattute sul piano agonistico, addirittura con 8-10 piloti per oltre due terzi di gara nel fazzoletto di una manciata di decimi, più il rovente rush finale con le prodezze dei “big”. Ma è vero show? O meglio, che tipo di show è?

Nel motociclismo, i “trenini”, più che sinonimo di grandi corse, sono il segnale – per vari motivi – di “appiattimento”, di corse al risparmio. Chi si ricorda nel Motomondiale delle lotte con decine di piloti in fila nella 500 in sella alle Norton, nella 250 in sella alle Yamaha e poi alle Aprilia, nella 125 in sella alle Morbidelli, Mba ecc. La storia è lunga e non è questa la sede per raccontarla.

A Buriram il “ (o i trenini?) trenino” – per oltre la metà gara – è davvero imposto da una tattica di corsa conservativa che impone di non strafare per non finire in anticipo la gomma? Per questo motivo, in precedenti GP i piloti di testa hanno tenuto un ritmo modesto permettendo a chi li segue di non subire distacchi pesanti. In questo caso, sì, lo spettacolo è un po’ … “finto” perché i 2-3-4 piloti in sella alle moto più competitive potrebbero girare più forte, facendo il vuoto.

A Buriram, circuito (dove si gira poco più dell’ 1 e 30) non certo con le difficoltà tecniche e di guida di un Mugello, di un Jerez, di un Brno ecc., il problema si è sentito in misura minore. Non è vero, ad esempio, che i migliori hanno fatto segnare il loro miglior tempo nella battaglia finale. Marquez: miglior tempo il 16° (1’31.471); Dovizioso lo ha fatto addirittura al quarto giro (1’31.492); Vinales al 18° (1’31.602) e Rossi al quarto (1’31.500).

MotoGP: ma il “trenino” è vero show? La questione “gomma”

Tutti gli altri (Crutchlow è una eccezione) hanno compiuto il loro miglior giro attorno al 15esimo o giù di lì. In gara Marquez, come già scritto sopra, ha fatto il giro più veloce al 16° giro (1’31.471) mentre è suo il record della pista (1’30.031) ma fatto in Q1 ed è suo il secondo giro più veloce assoluto (1’30.088) fatto in qualifica.

Nei due decisivi giri finali i tre in testa si ostacolano a vicenda (1’32.183 Dovi; 1’32.087 Marquez; 1’32.254 Vinales) e addirittura Rossi al 25° è il più veloce (1’31.940), a dimostrazione che non è vero che l’asso pesarese non tiene alla distanza. Al 26esimo giro Marquez dà la stoccata finale, con un capolavoro tattico di raffinatezza e di potenza: (1’32.382) con Dovizioso (1’32.55) e Vinales 1’32.345 e Rossi oltre il muro del 33: 1’33.093 in evidente … rialzo.

Tutto relativo? Non proprio. Al di là del giro veloce (quello a babbo morto) c’è una impostazione di gara da parte dei protagonisti principali che tende a non esagerare per almeno la metà dei giri. Che poi dai due terzi di gara in poi, comunque i tempi sono sostanzialmente più alti, è dato dal fatto che le gomme sono usurate anche se per tanti giri si è andati col passo del trenino. Insomma, dire che di fatto la gara vera è negli ultimissimi giri non corrisponde al vero rispetto ai tempi sul giro ma è la verità rispetto alla “manetta” dei piloti davanti i quali solo nel finale tirano fuori “tutto” di se stessi e della moto.

In concreto, Marquez spaziale (osserva, studia e assale) sta dominando il mondiale facendo la differenza come manico (ha ragione Max Biaggi quando afferma che: “Marc ha la dote di far diventare facile quello che è quasi impossibile”). Dovizioso, tosto assai, è stato (anche oggi) il vero avversario dello spagnolo grazie anche a una Ducati super. Peccato per il forfait di Lorenzo, forse oggi l’unico – con la Luna diritta – ad avere la “sostanza” di Marc. Gli altri (pochi) ruotano in zona podio, ma con attacchi (fin qui) da … fuoco di paglia. Che in questa MotoGP show-business tutta elettronica e diavolerie varie ci sia una “questione” pneumatici lo sanno anche al Polo Nord. Si risolve? Dipende dagli interessi. Se il “business” gira così, la gomma va bene così, la MotoGP va bene così. O no?

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