Home MotoGP, Marquez non perdona. Ma che Dovi! Yamaha in recupero

MotoGP, Marquez non perdona. Ma che Dovi! Yamaha in recupero

Il Dovi ce l’ha messa tutta nel batti e ribatti finale con l’alfiere della Honda cercando di far fruttare quel guizzo in più che la Ducati ha in accelerazione e sul dritto.

Batte ancora il cuore? Che corsa! MotoGP con un poker d’assi di “giganti”, tutti e quattro da podio. Ma bando alle emozioni. Perché alla fine vince uno solo. E questo, solo questo conta nelle corse. Soprattutto quando a passare primo sotto la bandiera a scacchi è Marc Marquez che invece di una corsa “in difesa” gestendo l’ampio margine in classifica iridata, si butta, baionetta in canna, sul battistrada Dovizioso, con il duo Yamaha, Vinales e Rossi, minacciosi alle spalle.

11 sorpassi fra l’italiano e lo spagnolo. Quello decisivo di Marquez sul Dovi – con ogni parte della moto appesa al cielo – è già nella storia. Decine di traversi in staccata. Accelerazioni a ruota persa. Esse a testa in giù. Il talento, la determinazione, l’orgoglio, il cuore gettati in pista. Invano. Perché Marquez aveva deciso altrimenti, prendersi tutto quel che c’è da prendere in un corpo a corpo senza complimenti, con un incrocio all’ultima curva da incorniciare, confermando ancora una volta di meritarsi con tutti gli onori quel settimo titolo mondiale sempre più in saccoccia.

Arte, arte pura. Dopo tutte le critiche, le autocritiche, le iper critiche al limite del karakiri, la Yamaha ha dimostrato, specie su un tracciato non particolarmente “ostico” come questo e soprattutto con i suoi piloti decisi a buttare il cuore in pista, che non è moto da rottamare. Sì, qui le gomme – come già anticipato in prova – hanno tenuto. Ma non è solo questione di gomme. In particolare merita il plauso Vinales, finalmente in palla come ai bei tempi andati, brutta partenza e grande recupero, un bronzo che vale molto di più anche perché ottenuto a spese del compagno di squadra Rossi.

Intendiamoci, Valentino esce da Buriram a testa alta, anche in testa per una decina di giri, autore di una corsa maiuscola, a dimostrazione di uno smalto e di una capacità di tenuta sostanzialmente inalterati. L’asso pesarese, al massimo, avrebbe potuto contrastare con maggior veemenza l’arrembante compagno di squadra rischiando però di mandare tutto “a carte quarantotto”, compresa la sua posizione in classifica generale.

Il quinto posto di Zarco conferma la buona giornata della M1 che si tiene tutti i precedenti problemi ma si può godere un risultato di squadra positivo, Dicevamo del tracciato, con poco “carattere”, poco selettivo – l’aveva già dimostrato precedentemente la Gara Moto3 – tant’è che la MotoGP pareva a tratti (fatte le debite proporzioni) la categoria minore: fin quasi alla fine ben 8-10 piloti hanno formato il “trenino” di testa! Peccato per Pedrosa, caduto quando stava per agganciarsi al poker di testa.

Ancora una prestazione scialba di Petrucci (nono), peggio ancora Iannone (11°) con il suo compagno Rins, sesto. Morbidelli 14° dietro ad A. Espargaro con l’Aprilia così così. Marquez allunga ancora (271 punti) e dietro non c’è più l’ombra di Rossi (passato terzo (172) ma quella del Dovi (194). Come volevasi dimostrare? Più o meno.

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