Home Ducati, nomine bollenti: i tedeschi con ramazza e bastone. Sotto tiro anche Del Torchio. Aveva ragione Rossi?

Ducati, nomine bollenti: i tedeschi con ramazza e bastone. Sotto tiro anche Del Torchio. Aveva ragione Rossi?

Ducati, nomine bollenti: i tedeschi con ramazza e bastone. Sotto tiro anche Del Torchio. Aveva ragione Rossi?

Tanto tuonò che piovve. Anzi, non è detto che il temporale abbattutosi su Borgo Panigale non si trasformi presto in uragano, spazzando via, oltre all’Ing. Filippo Preziosi anche i vertici aziendali, non escluso – in tempi più lunghi – l’AD Gabriele Del Torchio. All’indecisionismo e al camuffamento di questi due anni da parte della Ducati si contrappone quindi la chiara e tempestiva presa d’atto di un fallimento da parte della nuova proprietà con scelte importanti quanto necessarie.

Quindi i tedeschi del gruppo Audi hanno fatto seguire alle parole i fatti usando per la Casa di Borgo Panigale ramazza e… bastone. Si chiude un ciclo da dimenticare e se ne apre un altro sperando di ritrovare il bandolo della matassa. Come si sa, arriva da BMW sulla tolda di comando Ducati Corse Bernhard Gobmeler al posto di Preziosi spedito all’ReD per la produzione e rientra nelle corse – direttore progetto MotoGP – Paolo Ciabatti. Con le nuove nomine non vale neppure il “promoveatur ut amoveatur” usato di solito in politica perché togliere all’Ing Filippo Preziosi la direzione generale del reparto corse affidandogli la ricerca e sviluppo della produzione di serie significa, va ribadito, prendere atto del fallimento di questi ultimi due anni e individuare in Preziosi il responsabile primo di questa debacle.

Quindi, capro espiatorio o no, lui paga subito, e l’onda lunga dello tsunami può proseguire il suo corso arrivando alla fine a far saltare anche la poltrona dell’inossidabile amministratore delegato Gabriele Del Torchio. Tutti sanno quanto pesa e vale, non solo per l’immagine e per il mercato, il segmento racing della Ducati e tutti sanno che fu Del Torchio a imporre due anni fa la grande svolta con l’ingresso di Valentino Rossi (e la sua squadra personale composta non solo di tecnici) al posto di Stoner e con l’uscita da ufficiali dal WSBK.

Il fallimento del matrimonio del binomio italiano Rossi-Ducati è arcinoto, con il pilota pesarese tornato grazie a Dorna in Yamaha non senza aver “sputato” sul piatto su cui aveva lautamente mangiato e con la Casa bolognese che ha sempre subito le critiche e gli attacchi senza mai ribattere.

Non è vero che il benservito dato a Preziosi significa però che aveva ragione Rossi, il quale era stato ingaggiato con cifre da capogiro perché ritenuto in possesso della bacchetta magica: il “migliore” per capacità nello sviluppo tecnico e per capacità di guida.

Ripetiamo quanto più volte scritto: quella moto (quelle moto) non era vincente ma quel pilota non è stato all’altezza né per lo sviluppo tecnico e né come guida. A parte qualche raro sprazzo, troppo presto il nove volte campione del mondo ha tirato i remi in barca, dimostrando, quanto meno, di rimanere impigliato nella rete dei problemi Ducati. Questo non toglie nulla al valore dei 9 titoli iridati e alla classe dimostrata dal “dottore” in passato.

Ora Del Torchio, voltando pagina senza neppure un cenno di autocritica, pare cavarsela laconicamente e burocraticamente con un “siamo fiduciosi che la rinnovata organizzazione ed un’ancora più focalizzata strategia, contribuiranno a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissi…” come se in questi due anni fosse stato su Marte e non alla guida di una esperienza che di gara in gara, per due lunghissime stagioni, procedeva con il passo del gambero, fino a sprofondare.

Oggi la Ducati appare come l’esercito francese dopo la disfatta di Waterloo, ma all’epoca a Napoleone gli fu negata ogni dichiarazione difensiva e fu spedito dritto a Sant’Elena. Adesso pensiamo al futuro, con ottimismo. In bocca al lupo, Ducati! Idem per Rossi.

Foto © Getty Images

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