SBK Misano, grande vittoria di Melandri (Ducati). Ma Rea ipoteca il titolo iridato
Grande Italia con Melandri-Ducati in trionfo nel 7° round Sbk
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Fa bene a tutti la bella e netta vittoria “in casa” di Marco Melandri sulla Rossa in Gara 2 a Misano nel settimo round iridato 2017. Un successo double face per la Casa di Borgo Panigale, da una parte galvanizzata dal nuovo trionfo (finalmente!) dopo tre anni del 34enne campione ravennate alla sua 20° vittoria in Sbk, dall’altra delusa perchè dopo il ko di Davies ieri in Gara1, toglie ogni speranza per il titolo 2017.
Con sei round ancora da disputare (di fatto altre 12 gare) tutto può accadere, anche perché l’illusione è l’ultima a morire, ma i numeri parlano da soli. Jonathan Rea, terzo ieri e secondo oggi, rafforza la sua leadership in classifica generale (296 punti) su Tom Sykes (246), Davies (185), Melandri (163), Lowes (141), Wan Der Mark (115).
Insomma, ben che vada, resta potenzialmente aperta una lotta in famiglia fra i due piloti della Kawasaki. Di fatto, a meno di sorprese, dopo Misano Rea ha ipotecato il titolo avviandosi verso la conquista della sua terza corona mondiale consecutiva.
Il ruolino di marcia del vessillifero della Verdona è impressionante: in 14 gare, solo una volta “out” (in Inghilterra e per il problema alla gomma posteriore), due volte primo in Australia, altre due vittorie in Thailandia, un primo e un secondo posto ad Aragon, ancora due primi posti in Germania, due secondi posti a Imola, un’altra vittoria in Inghilterra e infine il secondo e il terzo posto a Misano.
Risultati eclatanti, a dimostrazione di una netta superiorità di un binomio ancora più forte del 2016, con una moto mai veramente in crisi e con un pilota che ha davvero una marcia in più.
Nel complesso, per vari motivi, questa Sbk non presenta una griglia di campioni “straordinari” anche se non mancano piloti di gran livello, a cominciare da Davies, cui la malasorte e (anche) l’eccessiva irruenza toglie ogni chance per la lotta al titolo.
Più di una volta Rea ha giocato al gatto col topo smontando le velleità dei suoi (pochissimi) avversari e, anzi, illudendoli e inducendoli all’errore: rarissime le sbavature e ancor più rari gli sbagli tecnici e agonistici, determinato, veloce, lucidissimo, tatticamente superbo nel gestire gara, moto, gomme, sobrio in pista e fuori. Non fa “scena”, costruisce la sua corsa, punta al sodo, porta a casa podi, vittorie, punti d’oro. Doti non comuni, comunque qui fanno la differenza. E si vede. Quando non si vince, come qui in Gara 2 a Misano, ci si appella alla mancanza di “assetto ideale” e stavolta sono Rea e la Kawa, con garbo, a mettersi sulla “difensiva” (si fa per dire).
I campionati non si mischiano ma qui è doveroso, stavolta, fare una eccezione per la Ducati, reduce dalla trionfale doppietta al Mugello e in Catalunya con Andrea Dovizioso in MotoGP e, appunto, vittoriosa in Sbk nella Gara2 di Misano, ciliegina sulla torta che fa bene alla Casa bolognese e al motociclismo italiano e mondiale.
E’ l’avvio di un’era marcata Ducati sia in MotoGP che in Sbk? Non scherziamo! Gli avversari, in entrambi i campionati, sono già pronti per il riscatto. Fa bene oggi Melandri a gioire per una vittoria che lo ripaga di tante giornate amare ma corre troppo con la lingua quando già afferma: “Da desso possiamo giocarcela ogni volta”. Calma e gesso. Il futuro è tutto da conquistare e non pare che i valori in campo siano così mutati come la dichiarazione di Marco fa presagire.
Ogni gara fa storia a sé, con movimenti spesso illusori rispetto al recupero di questa o quella Casa, di questo o quel pilota cui però manca sempre qualcosa per dimostrare con i fatti, che il gap con chi guida il campionato oggi è colmato.
Abbiamo sopra parlato dei numeri con due Kawasaki davanti a tutti, poi due Ducati e a seguire due Yamaha. Le altre Case? MV Agusta (Camier) ottavo posto, Bmw (Torres) nono posto, Aprilia (Laverty) decimo, Honda (con il compianto Hayden) sedicesimo posto. Il quadro è chiaro. Speriamo che non sia cristallizzato per tanto tempo ancora.
Insomma, una Sbk con forte potenziale ma da troppo tempo sul crinale di una crisi che non esplode ma non si supera, come dimostrano le difficoltà dell’audience televisiva e le (scarsa) presenza di pubblico sugli spalti dei circuiti. Torneremo sull’argomento.Il resto in cronaca.
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