Home SBK, dominio Kawasaki. Rea verso il “tris” iridato. Ducati, addio sogni di gloria

SBK, dominio Kawasaki. Rea verso il “tris” iridato. Ducati, addio sogni di gloria

Rea-Kawasaki binomio con una marcia in più. Titolo già in tasca?

Mentre in F1 la “rossa” modenese sbanca il Casinò con una splendida doppietta a Montecarlo infiammando il mondiale, in Sbk la “rossa” bolognese esce dal doppio round di Donington con le orecchie basse riducendo al lumicino la sua corsa verso il titolo 2017. Il lampo “rosso” di Imola resta più come simbolo di una illusione già svanita che come il segnale di una riscossa annunciata ma subito naufragata. Non c’è storia, con le Kawasaki incontrastate dominatrici del massimo campionato delle derivate di serie in chiaroscuro, nella palude, in cerca di identità e di appeal, con tante Case a far numero e una sola che fa quel che vuole.

Così, il ritorno alla vittoria di Jonathan Rea in Gara 2 a Donington con una rimonta memorabile, un primo giro da leggenda e una corsa da incorniciare, chiude di fatto il mondiale Sbk 2017. Il campione del mondo in carica ha una marcia in più e passa dal titolo fin qui “ipotecato” al titolo virtualmente in… saccoccia.

Non è solo una questione di aritmetica – che pure c’è e pesa come un macigno con Rea (260 punti) davanti a Sykes (205), a Davies (185) e a Melandri (137) – ma la constatazione di una superiorità di un binomio nettamente più veloce e completo sul lotto degli avversari, nessuno escluso, pur in una articolata scala di valori.

Al sesto appuntamento iridato (sui 13 in programma), quindi dopo 12 round, questa è la situazione che – a meno di colpi di scena – difficilmente muterà nelle prossime sette gare (altri 14 round) consegnando al binomio Rea-Kawasaki la terza corona mondiale consecutiva. L’impegno profuso con qualità e costanza dalla Kawasaki paga e Rea ne è il degno portabandiera, il pilota giusto sulla moto giusta.

Se proprio si vuole rimanere ancorati all’ultima possibilità che l’epilogo di questo mondiale non sia davvero così scontato si può aspettare fino al prossimo appuntamento, quello del 17 e 18 giugno all’autodromo di Misano, sperando nel miracolo del bis di Imola per un nuovo trionfo Ducati. Già Ducati. La pur rimarchevole doppietta di Davies sul circuito del Santerno pare – come sopra scritto – solo un lontano ricordo e la forte differenza di competitività fra le “verdone” e le “rosse”, a danno delle moto di Borgo Panigale, nel week end inglese (e ovunque meno che a Imola) non lasciano spazio alle illusioni.

In cronaca c’è lo svolgimento di Gara 1 e di Gara 2, un assolo delle “verdi” giapponesi (sabato con la conferma di Sykes “Re” di Donington e domenica con la conferma di Rea “padrone” del mondiale) che solo per sfortuna – la brutta caduta di Jonathan causata dal cedimento della gomma posteriore – ha privato il campione del mondo di un bottino ancora più sostanzioso.

Ma anche Davies, si dirà, è caduto. Sì, ma in situazione ben diversa, per responsabilità del pilota, come sempre “impiccato” nel tentativo di sopperire con il suo manico (e la foga … anche eccessiva) al differente livello fra le moto. L’alternativa, per Chaz, è una sola: rischiare di meno accontentandosi dell’ultimo gradino del podio ma fuori gioco per la vittoria.

Altro discorso per Melandri, anche sfortunato in Gara 2 out per il salto della catena dopo le continue vibrazioni, ma protagonista di una corsa (di due corse) non certo all’altezza delle aspettative. Diciamo che a Marco è “andata bene”… così e che se così proseguirà nel corso della stagione difficilmente per lui questa nuova esperienza in Ducati proseguirà oltre.

In generale, solo apparentemente, la classifica rende la “reale” situazione della differenza dei valori in campo. E’ vero, nei primi dieci posti ci sono piloti di ben sei Marche differenti (Kawasaki primo e secondo posto con Rea e Sykes, Ducati terzo e quarto posto con Davies e Melandri e settimo con Fores, Yamaha quinto e sesto posto con Lowes e Wan Der Berger, MV Agusta ottavo posto con Camier, Bmw nono posto con Torres, Aprilia decimo posto con Laverty e poi Honda dodicesimo posto con Bradl.

Ma, oltre alla gran disparità di punteggio, c’è un abisso di competitività: Kawasaki domina e solo Ducati riesce, se non a impensierire i trionfatori, quanto meno a tenere aperta la speranza. E gli italiani? In Gara 2 il primo è Raffaele De Rosa, 10° con 51 secondi di distacco. In Gara 1, dopo Melandri (4° per grazia ricevuta) c’è Savadori 12° e De Rosa 15° con distacchi abissali.

Chiadiamo qui. A Donington, regno della SBK, domenica 17.000 presenti, 37 mila nel we: metà di quelli di Imola, più o meno. Punto.

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