Home MotoGP, dopo Jerez: Yamaha, crisi nera o “incidente di percorso”?

MotoGP, dopo Jerez: Yamaha, crisi nera o “incidente di percorso”?

Rossi e Vinales chiedono aiuto a Yamaha (e a Michelin) per la riscossa a Le Mans e al Mugello

Test MotoGP Jerez 2017 – Si fa presto, in questo motociclismo show-business e tecnologicamente iper sofisticato, a passare da dominatori a dominati. L’ultima dimostrazione in ordine di tempo viene dall’ultima gara MotoGP di Jerez dove le Yamaha, considerate per lungo tempo le moto più competitive e più “equilibrate” nella classe regina, si sono dimostrate fuori… binario, addirittura inguidabili, con il davanti “perso”, da mandare in tilt i suoi due piloti: Vinales, a denti stretti per contenere i danni, sesto in corsa (con gap di 25 secondi dal vincitore Pedrosa) e soprattutto Rossi, con i remi in barca, decimo a oltre mezzo minuto di distacco.

Un flop, quello delle moto ufficiali della Casa dei tre diapason, per nulla annunciato, dato che nei precedenti tre round dell’apertura stagionale Vinales e Rossi si erano dimostrati assai competitivi, con il giovane spagnolo trionfatore in Qatar e in Argentina e con l’inossidabile italiano sempre a macinar punti pesanti, tant’è che tutt’ora guida la classifica generale. Che succede? E’ una questione di gomme, di assetti o cos’altro? Insomma, è crisi vera, addirittura “nera” da tunnel, o solo un incidente di percorso?

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Tagliamo corto. Non siamo nel partito di chi dopo Jerez vede le Yamaha nel pantano, addirittura in zona “disastro”. Non solo perché non si passa in pochi giorni da lepri in fuga a lepri sfiancate ma perché i tempi di Jerez (in qualifica e in gara) dimostrano che non c’è stato (non c’è) nessuna rivoluzione tale da ribaltare così clamorosamente i livelli di competitività.

Se in gara Pedrosa e Marquez avessero girato con tempi più bassi di un secondo – o addirittura di due secondi! – scavando un solco incolmabile con gli avversari fermi sul loro passo allora sì, la situazione sarebbe allarmante per Yamaha e per le moto delle altre Case. In altre parole Honda ha trovato (pro tempore) la soluzione ai problemi “tecnici” che l’avevano precedentemente angustiata e un assetto “magico” per gli sbalzi di temperatura di Jerez (poi Pedrosa e Marquez ci hanno messo il loro “manico”) ma non ha spostato più in alto l’asticella, non tanto più in alto da mandare in tilt e ko gli avversari.

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Sono stati gli altri, Yamaha factory in testa, a girare “piano”, a perdere il bandolo della matassa, perdendo … l’anteriore, con gomma incapace di sostenere il salto di temperatura, 20 gradi di differenza dal warm-up della mattina (con Vinales al vertice…) alla gara del primo pomeriggio, con lo stesso Vinales … in barca, oltre a Rossi in… surplace. Dice Rossi:

“Abbiamo sempre avuto un problema con la velocità in accelerazione ed eravamo preoccupati per la durata delle medie perché per noi usare la dura era impossibile. Non posso parlare di degrado, abbiamo sempre avuto spinning, anche con la soft in qualifica e il degrado arriva dopo una decina di giri, non dall’inizio”. Incalza Vinales: “Il posteriore era ok, i problemi erano davanti. In gara dovevo staccare 30 metri prima del warm-up”. Nel caldo del pomeriggio col davanti così era impossibile. Difficile trovare una spiegazione, non capisco perché nelle ultime due gare le gomme funzionino bene nel warm-up e poi male in gara. Non sto accusando Michelin, lavorano bene, ma non riesco a capire”.

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Insomma, è assodato che con il monogomma Michelin è l’assetto della moto cha va adeguato alla gomma e non viceversa. Così è. Con una forbice di temperatura così ampia è peggio che trovare la quadra in condizioni di bagnato-umido-asciutto. La fantasticherie sulla “gommina” restano tali e alimentano l’inesauribile e inutile falò del gossip, pro fan. Caso mai dopo Jerez (ma non sarà l’ultima volta) si ripropone l’interrogativo sulla validità non tanto della Michelin ma sulla “monogomma”. Ma questo è un altro discorso.

Il limite – se così si può dire – è un altro: una volta i due piloti nello stesso Team (Casa) servivano anche per correre con due moto con soluzioni di assetto (e non solo) diverse l’una dall’altra cercando di “prenderci” almeno con una delle due. Ma allora c’era una decisione unica presa dal capo della squadra che doveva valere per entrambi i piloti in funzione dell’interesse esclusivo della Marca, non dei singoli corridori. Oggi ogni pilota pensa e impone le proprie scelte esclusivamente per le proprie esigenze tecnico-agonistiche e per i propri interessi. Ciò è legittimo ma poi può succedere quel che è accaduto a Jerez.

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La Yamaha ritroverà presto la bussola fornendo ai suoi piloti moto adeguate. Nel test del dopocorsa di lunedì a Jerez il nuovo telaio è stato bocciato da Rossi e anche da Vinales, (così come la nuova gomma anteriore). Ma questo non conferma il presunto stato di crisi della Casa di Iwata. Il nuovo telaio non è stato realizzato in una notte per invertire la situazione dopo la “crisi” di domenica ma è parte del progetto di evoluzione ben più complesso e articolato sempre con l’obiettivo di migliorare. Non sempre, però, le ciambelle vengono col buco e capita anche che invece di fare un passo avanti se ne fanno due indietro.

Nel bene e nel male, ogni gara fa storia a sé. E Jerez non fa eccezione. A Le Mans e soprattutto al Mugello, Rossi e Vinales torneranno ai loro .. posti di combattimento, con le armi affilate e il colpo in canna.

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